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Urban Air Mobility la nuova frontiera della mobilità

(Come riportato in un comunicato di Le Strade dell’Informazione)

Non solo trasporto passeggeri ma anche servizi di emergenza, monitoraggio del traffico e delle infrastrutture, sicurezza pubblica e trasporto merci

Superare in scioltezza le code in città volando a bordo di un aerotaxi. Quella che fino a pochi anni fa sembrava pura fantasia potrebbe a breve tradursi in realtà.  

Stiamo parlando dell’Urban Air Mobility, un concetto che racchiude in sé molte altre possibilità che vanno al di là del semplice trasporto passeggeri come il supporto ai servizi di emergenza, il trasporto di sangue e organi, ma anche il monitoraggio del traffico o delle infrastrutture, della sicurezza pubblica e ovviamente il trasporto di merci.

Quest’ultima è la prima frontiera che è stata aperta con l’uso di droni per la consegna di pacchi, il cosiddetto “Urban Goods Delivery” (UGD). Su questo tema ne parla approfonditamente il magazine Economy Up in un articolo a firma di Roberto Artigiani. Si legge che il settore si sta attualmente sviluppando attorno a diverse direttrici per cui sono in fase di studio e test soluzioni a guida umana, ma anche tecnologie che permettono la guida pilotata a distanza sia a vista del pilota che fuori dal suo campo visivo mentre la guida autonoma sembra rappresentare ancora una sfida troppo grande.

In generale con UAM si intendono tutti quei mezzi di trasporto pensati per spostamenti aerei a cortissimo raggio (inferiore a 50 km) e a bassa quota (al di sotto dei 5.000 piedi / 1.500 metri da terra) in ambito urbano ed extra-urbano, ma spessissimo si sottintende anche l’implementazione di soluzioni innovative per la smart mobility che prevedano l’impiego di tecnologie silenziose, pulite e sicure. In alcune megalopoli quali Los Angeles, New York, Tokyo, San Paolo del Brasile o Città del Messico sono già attivi servizi di elitaxi sebbene ancora con tariffe elevate.

La decarbonizzazione dei trasporti cittadini, la democratizzazione dell’aria e lo sviluppo di tecnologie innovative sono solo alcune delle grandi sfide che questi nuovi mezzi di trasporto stanno affrontando, parte di un grande quadro che punta a rivoluzionare il modo in cui ci sposteremo entro i prossimi 10-20 anni. In questo scenario l’UAM si presenta come il prossimo salto generazionale: se un auto riesce a percorrere circa 20 km in 40 minuti uscendo da un centro urbano come Parigi, un aerotaxi nello stesso tempo promette di portare i suoi passeggeri fino a 150 km. 

Il mondo dell’industria è molto attivo, e sta sviluppando circa un’ottantina di diversi modelli, ma tutti ruotano attorno a tre diversi tipi di design dotati di caratteristiche analoghe, anche se diversi nell’equipaggiamento, nei costi e nell’autonomia. 

Gli aeromobili più piccoli mantengono basse velocità (90 km/h), piuttosto silenziosi, e hanno un raggio di autonomia di 40-50 km, poi ci sono quelli equipaggiati con ali che possono raggiungere i 300 km/h con un’autonomia di 300 km e infine ci sono quei modelli in cui rotori multipli convivono con un sistema propulsivo-alare tipico dei piccoli aerei.

Gli aeromobili a decollo e atterraggio verticale, si legge nell’articolo,  devono affrontare la stessa sfida dell’industria automobilistica: la batteria. In futuro sarà necessario trovare soluzioni che garantiscano maggiore autonomia e potenza, tempi di ricarica e peso inferiori, per cui si ipotizza che il salto possa avvenire con l’avvento delle batterie a stato solido. Altre opzioni, come quella rappresentata da motori ibridi, appare inadeguata in termini di rumorosità e inquinamento, mentre la propulsione a idrogeno col passare del tempo sembra sempre più una promessa che non sarà mantenuta.

Sul fronte della digitalizzazione serve poter fare affidamento su una connessione di Rete a bassissima latenza che possa consentire il costante monitoraggio in tempo reale del traffico in quota, delle condizioni meteo, della comunicazione con la terraferma e, perché no, anche servizi di intrattenimento per i passeggeri. In vista di possibili applicazioni di guida autonoma l’avvento del 5G rappresenta un passo essenziale senza il quale l’UAM non potrebbe prendere piede.  

Per quanto riguarda lo scenario in cui operano, è stato calcolato che nel 2019 ogni 24 ore c’erano circa 30.000 droni in volo in tutta l’Unione Europea, cifra che si prevede arriverà a 20.000 voli su una singola città entro il 2035, mentre sul fronte della sicurezza per i nuovi veicoli quasi certamente sarà applicato quanto già vale per l’aviazione civile attuale. I nuovi standard dovrebbero quindi uniformarsi alla “regola del 10-9” ossia viene considerato accettabile un incidente catastrofico una volta ogni miliardo di ore volate.

Sulla questione delle tariffe, attualmente un viaggio in taxi costa circa 0,50$ per miglio negli USA, mentre Uber stima che i primi voli in aerotaxi richiederanno dieci volte tanto. La prospettiva è di scendere fino ad arrivare a competere sulle stesse cifre, anche se la NASA ipotizza diminuzioni al massimo fino al 60%. E per fare ciò sarà l’industria dovrà trovare un modo per ridurre i costi operativi a livello di design del sistema stesso, strutturando una supply chain efficiente, tagliare le spese attraverso manutenzione preventiva, introdurre software per il pilotaggio assistito e puntare sui benefici di un’economia di scala per batterie e veicoli. L’uso di gemelli digitali potrebbe rivelarsi essenziale per abbassare il time-to-market, ma servirà anche l’adozione di sistemi di progettazione olistici. 

A livello mondiale anche l’industria automobilistica più avanzata guarda con un certo interesse alle prospettive della mobilità urbana aerea, mentre l’Europa è il continente che sta guidando il settore, grazie al maggior numero di imprese e startup. Per quanto riguarda l’Italia, la prima Conferenza Nazionale sulla Urban Air Mobility si è tenuta al Lingotto di Torino nel novembre 2019, durante Future Mobility Expoforum.

La scelta del capoluogo piemontese non è stata casuale visto che è stata la prima città in Italia ad aderire alla UAM. Poco dopo il ministro Paola Pisano (Innovazione Tecnologica e Digitalizzazione) e il presidente dell’Enac, Nicola Zaccheo, hanno firmato un protocollo per l’avvio del progetto di “Innovazione e Mobilità”. Lo scopo dichiarato è rafforzare il dinamismo, l’attrattività e la competitività delle città italiane, creando condizioni favorevoli per sperimentazioni e deregolamentazioni e al tempo stesso ad adeguare il quadro normativo.

In dettaglio uno degli obiettivi del protocollo è la costruzione della piattaforma digitale D-Flight, realizzata insieme a Enav, Leonardo e Telespazio, per fornire servizi per la registrazione, identificazione e gestione del traffico dei droni. Partendo dai primi centri di test nazionali a Torino, riguardo il monitoraggio a scopo di sicurezza urbana per grandi eventi o calamità naturali all’interno del Doralab (Turincod Torino-Parco Dora), e Napoli Grottaglie, dove si prova “su strada” il trasporto VLoS di campioni ematici tra ospedali e laboratori di analisi (progetto Philotea), diverse altre sperimentazioni sono state autorizzate e avviate. 

Sempre a Torino il Comune sta testando soluzioni BVLoS governate con link satellitare per monitorare infrastrutture critiche urbane, effettuare misurazioni di campi elettromagnetici ed effettuare attività di sorveglianza in aree critiche, mentre ancora all’interno del Doralab è in corso un progetto pilota di urban delivery.

In Lombardia, la sede Arpa regionale, in collaborazione con RPS Aerospace Milano, sta valutando il trasporto di campioni biologici con l’implementazione di tecnologie di volo autonomo ed IA. A Bologna la Ausl territoriale pensa a un servizio di trasferimento di materiale ematico tra ospedali minori e l’ospedale cittadino per superare gli ostacoli dati dall’orografia del territorio. Infine RFI è stata autorizzata a monitorare le linee elettriche ferroviarie tramite droni guidati da un pilota a distanza. 

Sempre in tema di mobilità aerea, a Fiumicino Aeroporti di Roma, lavora per la realizzazione del primo vertiporto in Europa già nel 2024: da qui partiranno e arriveranno i taxi aerei elettrici «VoloCity» della società tedesca Volocopter (nella quale Atlantia ha investito finora 50 milioni di euro) che dovrebbero collegare il centro della Capitale con il principale aeroporto italiano in 12-15 minuti con un costo iniziale di 140 euro a persona.

Tra le prime applicazioni al vaglio degli aerotaxi, si ipotizzano i giochi olimpici invernali del 2026 a Milano. Sea e Skyports stanno studiando un piano per sviluppare una rete di «vertiporti» da dove lanciare un servizio di navette taxi del futuro. Non saranno semplici elicotteri, come già accade negli Usa o in Brasile.

A spostare i clienti saranno gli «eVtol», la nuova frontiera della mobilità aerea: velivoli elettrici a metà tra un piccolo aereo e un elicottero, capaci di decollare e atterrare in verticale. Infine anche la società 2i Aeroporti — holding controllata dai fondi infrastrutturali F2i e Ardian e che gestisce uno dei maggiori network di scali d’Europa — scende in campo nell’ambito del trasporto urbano del futuro partecipando all’aumento di capitale di Skyports, «uno dei principali operatori nella progettazione e gestione di vertiporti e nei servizi di consegna e ispezione con droni».