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Possibile revisione del Pnrr per il forte aumento dei prezzi delle materie prime e ritardi dei progetti

Pare ipotizzabile una modifica al Pnrr. Attualmente secondo le posizioni ufficiali di Palazzo Chigi e Mef, non c’è ancora una nuova linea di modifica e di confronto con la commissione Ue, dove ci sono altre priorità. Porre ora la questione non servirebbe ad accelerare le riforme e i progetti in corso.

Il 25 gennaio, il ministro del Mims Giovannini aveva detto: «Il 2022 è un anno cruciale anche per una possibile revisione dei Piani di ripresa presentati dai vari Paesi, alla luce di eventi eccezionali, uno dei quali è il forte aumento dei prezzi delle materie prime». Bruxelles aveva fatto riferimento a procedure già previste dal regolamento Ue 2021/241, quindi prevedendo eventuali piccoli ritocchi.

Per questo non è più una questione di procedure di Bruxelles. È cambiato completamente il quadro economico e politico cui il Pnrr si riferisce e che oggi dipende in gran parte da variabili: la guerra in Ucraina, la crisi energetica, i costi delle materie prime, la crescita che si è fermata. Per non parlare delle variabili interne al Piano: la lievitazione dei costi, il ritardo che alcuni progetti cominciano a segnare, l’incapacità delle amministrazioni locali che soprattutto al Sud Italia stanno emergendo.

Il cambio di scenario causato dalla guerra e la necessità di interventi per il contrasto al cambiamento climatico e della politica energetica impongono una modifica del Pnrr. Modifica e adeguamento che è stato rilanciato dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi che ha detto. «Il Pnrr dovrebbe essere modificato, riscritto e allungato nella sua estensione temporanea: servirebbe a tutta la Ue».

È necessario ripensare le scadenze del Pnrr e avere il coraggio di guardare la realtà. Per un impianto confezionato rigidamente dalla Ue che appartiene a un’epoca totalmente diversa da quella venutasi a creare negli ultimi mesi.

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