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Per il crollo del ponte Morandi può essere invalidato l’incidente probatorio

I legali degli indagati sostengono che non hanno potuto partecipare con i consulenti tecnici ai precedenti atti irripetibili sulle perizie

Il 5 Marzo 2019 è una data “confine” tra il prima e il dopo nel processo sul crollo del ponte Morandi. In quella data è avvenuta l’estensione dell’incidente probatorio ad altri 48 indagati, ai quali è stato notificato l’avviso di garanzia. A novembre 2018 era iniziata la ricerca sui reperti dei monconi e parti del viadotto crollato.

“Un atto irripetibile – sottolinea l’avvocato Rinaldo Romanelli – al quale alcuni degli imputati non hanno potuto partecipare con i loro difensori e consulenti tecnici. È venuto meno un nostro diritto di difesa “. Una fase di non ritorno in caso di accoglimento da parte del collegio giudicante che manderebbe all’aria una parte del processo, di fatto annullando il primo incidente probatorio, oppure stralciando le posizioni di 48 imputati: tutti iscritti e indagati. I tempi del processo si allungheranno come avvenne per la strage di Avellino.

Sui 59 imputati del crollo del ponte Morandi è stata lanciata l’ultima frecciata dall’amministratore delegato di Autostrade. Roberto Tomasi il 28 giugno scorso: nove giorni prima dell’inizio del mega processo. Nell’interrogatorio reso al pm Cotugno a pagina 4 del verbale, si legge che “durante questa fase di ispezione abbiamo rilevato sulla rete autostradale 27mila difetti che non erano stati segnalati”. Pericoli dentro le gallerie.

Il numero uno di Aspi, interrogato come testimone e senza la presenza di un avvocato, si riferisce al monitoraggio fatto da Spea. E di questi difetti, “dai dati forniti dal direttore del Primo Tronco di Genova, ne sono stati rilevati oltre 6.000 di tipo S che comportavano la immediata chiusura delle gallerie interessate”. Tutte nel territorio genovese. Dall’inizio del mega processo (59 imputati, 170 testimoni, 400 parti civili) a Tomasi, diventato testimone “eccellente”, è stato chiesto se fosse al corrente delle condizioni del ponte prima del disastro. risposta: “Il quadro emerso dopo, sulle condizioni, è stato meno rassicurante di quello fornito da Spea”. Di fatto alleggerendo la posizione dei manager, dirigenti e tecnici di Aspi; e scaricando Spea.