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Nei cantieri per la posa delle reti di banda larga alle imprese mancano 13.000 addetti

Mancano escavatoristi, autisti, operai, tecnici e capisquadra. L’ipotesi al vaglio della rete di imprese aderenti a Anie è trovare personale nei paesi extra Ue

Con i fondi del Pnrr, che prevedono 5,5 miliardi di investimenti ora è giunto il momento di iniziare le opere. Alle imprese manca il personale operativo: escavatoristi, operai generici, autisti e caposquadra per iniziare le opere civili di scavo e posa della fibra ottica.

Un’operazione complessa perché occorrono, secondo una stima Anie 19.600 persone. Mancano circa 13.000 addetti, è partita anche un’operazione di riqualificazione di lavoratori già presenti sulle opere civili.

Il mercato del lavoro italiano non è allineato alle competenze, la mancanza di lavoratori, i tempi piuttosto lunghi per formare le persone non attive o senza competenze, la concorrenza dovuta alla partenza di numerosi cantieri che vanno da quelli del 110% a quelli delle grandi infrastrutture, i salari e la tempistica da rispettare, le opere previste nel Pnrr devono infatti essere pronte entro il 2026.

Luigi Piergiovanni, presidente del Gruppo System Integrator Tlc di Anie, coinvolge nella corsa contro il tempo delle società per trovare le persone, il ministero dello Sviluppo Economico e il ministero del Lavoro a cui dice chiaramente: «C’è un forte gap nelle risorse umane sul cammino della banda larga».

Il sottosegretario dello Sviluppo economico, Anna Ascani, riconosce che oggi «per cablare il Paese abbiamo bisogno di professionalità che non ci sono» e proprio per questo «stiamo lavorando con il Ministero del Lavoro per accelerare il reclutamento delle competenze. Con il Ministero e con le regioni ci stiamo lavorando, perché c’è bisogno di formazione professionale».

Anie ha spiega sia le opere, sia i fabbisogni di risorse umane che di macchine. «Nella prima fase si tratta prevalentemente di opere civili, di scavo, movimentazione terra, copertura, che chiederanno 8.250 persone. Queste opere rappresentano il 42% del totale e sono quelle che ci preoccupano maggiormente», continua Piergiovanni. Per diverse ragioni. Innanzitutto, «parliamo di un lavoro che si fa in squadra: ogni team è formato da quattro persone, escavatorista, operaio generico, autista e caposquadra. Basta che ne manchi anche una soltanto che la squadra è a zero».

Le società per risolvere le difficoltà di personale specializzato hanno una rosa di proposte che, come ci spiega Piergiovanni, prevedono diverse cose: «Accordi bilaterali con paesi extra Ue dove ricercare la manodopera che manca, la possibilità di rivedere la logica dei flussi per i contratti tlc e metalmeccanici, con finanziamenti a fondo perduto per l’accoglienza, la formazione e la messa al lavoro di risorse non formate e non produttive, ristori per i rincari della filiera, finanziamenti a fondo perduto per i mezzi e per la formazione delle persone, strumenti per ridurre l’impegno del capitale circolante, la possibilità di eseguire inserimenti di personale legati alle tempistiche del Pnrr in modo da gestire correttamente l’outplacement».

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