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“La svolta verso la mobilità elettrica nasconde montagne di carbone bruciato per produrla”

“C’è una piramide di progetti da realizzare per consentire all’Italia di ripartire, di essere competitiva sui mercati internazionali, e in cima a questa piramide c’è una pietra senza la quale si rischia di ritrovarci in un nuovo medioevo: una pietra miliare rappresentata dalla realizzazione di una nuova e moderna rete di infrastrutture.

Nuovi cantieri che connettano strade, ferrovie, porti e che a differenza di quanto qualcuno vorrebbe far credere non viaggiano in direzione opposta alla sostenibilità ambientale ma, in realtà, la sostengono.

Perché la tutela dell’ambiente passa attraverso lo sviluppo sostenibile che significa proprio modernizzazione delle infrastrutture e non dalla loro paralisi, perché tagliare l’inquinamento significa impedire che milioni di mezzi stiano fermi in cosa a bruciare carburante. Perché la transizione ecologica non si fa con i divieti ideologici che servono solo a raggiungere un obiettivo: uccidere il Paese”.

Alessandra Gallone, senatrice e responsabile nazionale sui temi ambientali, ospite di un incontro elettorale organizzato dalla Fai (Federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo per fare una radiografia della mobilità attuale e di quella che potrebbe essere disegnata dal nuovo Governo uscito dalle urne dopo il 25 settembre, non ha cercato “strade secondarie” per arrivare al punto e rispondere alla domanda, rivolta dal mondo dell’autotrasporto ma non solo, di avere collegamenti migliori, più rapidi, più sicuri: ha imboccato la strada principale “che passa obbligatoriamente attraverso la progettazione e l’apertura di cantieri, attraverso la realizzazione di opere che il Paese attende ormai da troppo tempo” ha affermato, condannando senza attenuanti soluzioni facili quanto false “come quella del tutto elettrico, alimentato con montagne di batterie al litio costruite dai cinesi bruciando montagne di carbone.

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