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Il comparto delle auto connesse vale 2 miliardi di euro

(Come riportato da “Le Strade Dell’Informazione”)

Nel 2021 il settore registra una crescita del +8%

Il mondo dell’automotive corre sempre più in chiave tecnologica. Secondo quanto evidenziato da un articolo a firma di Lucio Torri su L’Economia, il supplemento del Corriere della Sera, nel 2021 il settore delle auto connesse ha raggiunto un valore di 1,92 miliardi di euro, in crescita dell’8% rispetto al 2020.

Una performance ottenuta grazie al giro di affari garantito dalle soluzioni per l’auto digitale, che valgono 1,28 miliardi di euro (+9% in un anno). Mentre il valore dei sistemi avanzati di assistenza alla guida già integrati nei nuovi modelli (Adas), come la frenata automatica d’emergenza o il mantenimento del veicolo in corsia, è stato di 640 milioni di euro, in crescita del 7%.

Secondo i dati dell’ultimo rapporto annuale dell’Osservatorio Connected Car Mobility della School of Management del Politecnico di Milano, alla fine del 2021 sulle strade italiane circolavano 18,4 milioni di auto connesse, cioè quasi un veicolo su due del parco circolante ( il 47%), 1,1 milioni di veicoli in più rispetto al 2020.

Lo studio mette in luce come le soluzioni più diffuse nell’ambito dei servizi di connettività dell’auto siano sempre i box Gps-Gprs, le scatole nere utilizzate ormai da molti anni perla localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative.

Le auto attrezzate con questi dispositivi erano a fine 2021 il 54% del totale in circolazione, in crescita del 4% mentre quelle connesse tramite bluetooth erano invece il 27%. In base a quanto riportato dall’articolo, a trainare il settore oggi, però, è il fenomeno delle auto nativamente collegate alla rete web tramite sim, un sistema basato sulla presenza di un modem nella vettura, tra l’altro ricco di potenzialità perché si presta all’abilitazione di nuovi prodotti anche dopo l’acquisto del veicolo: il numero di questi sistemi lo scorso anno è aumentato del 10%, raggiungendo il 19% del totale.

Le automobili diventano dunque più tecnologiche, di conseguenza le aziende sono in grado di raccogliere quantità sempre maggiori di dati dai veicoli: un patrimonio conoscitivo fondamentale per mettere a punto nuovi servizi. L’offerta di soluzioni per l’auto intelligente ha infatti raggiunto nel 2021 un valore di 400 milioni di euro con un incremento del 18% rispetto al 2020.

Già oggi, il 52% degli italiani in possesso di auto «intelligenti» dispone di servizi associati alla connettività. Per esempio, l’assistenza stradale in caso di guasto del veicolo (17%), l’invio di soccorsi in caso di sinistro (15%), la manutenzione predittiva per prevenire i guasti (14%) e la possibilità di attivare un call center dedicato in caso di bisogno (13%).

Inoltre il 75% di chi ha intenzione di acquistare prossimamente un’auto connessa dice di essere disposto a pagare un prezzo aggiuntivo per poter usufruire di queste e di nuove soluzioni ancora in fase di sviluppo. È infatti questo il territorio dove si giocherà in futuro la competizione tra i costruttori dell’auto, in prima linea negli investimenti per lo sviluppo dei servizi aggiuntivi a pagamento.

In maniera analoga a quanto avviene nel mondo della telefonia e degli smàrtphone. «Anche nel mondo dell’automotive e della mobilità sta prendendo sempre più piede la cosiddetta “servitizzazione”, cioè il passaggio da un modello di business fondato solo sulla vendita di un prodotto a uno dove la fornitura di servizi per creare maggior valore per il cliente riveste un ruolo centrale — commenta Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Connected Car Mobility—Aziende, pubbliche amministrazioni e cittadini sono sempre più interessati alla gestione da remoto delle auto e al veicoli connessi, per poter attivare funzioni avanzate.

Investire nell’evoluzione tecnologica, dunque, è imprescindibile oggi per le aziende. Un passo necessario per guidare la crescita futura e continuare a essere competitive, in uno scenario caratterizzato da fattori critici come la crisi dei chip, le difficoltà di approvvigionamento dei componenti e il rincaro delle materie prime e dell’energia.

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