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Giovannini: “Il Recovery non cambia, pronte nuovo misure per aiutare le imprese”

(come riportato in una nota del MIMS)

Intervista del Ministro Enrico Giovannini rilasciata a La Stampa

Si riporta il testo dell’intervista che il Ministro Enrico Giovannini ha rilasciato a La Stampa dal titolo: “Il Recovery non cambia, pronte nuovo misure per aiutare le imprese” di Luca Monticelli.

Noi abbiamo bisogno di accelerare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, non di rallentarlo». Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili continua a pensare che a livello europeo il Recovery plan possa essere rivisto, ma non cerca alibi: «L’Italia deve correre». E annuncia nuove misure per le imprese colpite dai rincari dei materiali.

Ministro, lei aveva ipotizzato un aggiustamento del Pnrr facendo riferimento all’articolo 21 della disciplina europea. Il governo deve cambiare le tempistiche?

«Ho fatto riferimento a quella possibilità prima dello scoppio della guerra in Ucraina, lo ricordo perché è evidente che il conflitto ha acuito una serie di problematiche alle catene di fornitura, ai prezzi delle materie prime e dell’energia. Ancor di più oggi, quelle circostanze eccezionali potenzialmente ci sono. Ma la decisione va eventualmente presa per l’intera Unione, non solo per l’Italia».

Il suo ministero è in linea con gli impegni, però altri dicasteri non lo sono e gli enti locali, soprattutto al sud, sono in ritardo con i bandi.

«Noi dobbiamo rispettare gli impegni che abbiamo preso, in primo luogo sulle riforme. Non c’è un motivo per rivedere il Piano nel suo complesso».

Quante risorse che riguardano il suo ministero saranno oggetto dei bandi quest’anno?

«Stimiamo che gli enti attuatori, quindi Rfi, le autorità portuali e tutti gli altri soggetti facciano bandi per almeno 9 miliardi. Intendiamo avviare un dialogo con le stazioni appaltanti e i soggetti attuatori per capire se le tempistiche indicate da loro sono congruenti con le esigenze di rilancio dell’economia nel breve termine. Magari, un bando che stimola la produzione nazionale potrebbe essere anticipato. Invece, la mancanza di alcune materie prime – ad esempio i chip – potrebbe suggerire di rinviare di qualche mese alcune gare – come quelle per i nuovi autobus – ma solo se questo fosse compatibile con il rispetto degli impegni europei».

L’inflazione è in aumento e ha raggiunto il 6,7%. Ci sarà un decreto sull’adeguamento dei prezzi dei materiali per aiutare le aziende coinvolte nei progetti del Recovery?

«Certo, ma vorrei ricordare che siamo intervenuti già tre volte sulla materia. A settembre abbiamo riattivato il meccanismo di revisione prezzi che era già stato usato nel 2008-2009. Poi abbiamo potenziato il fondo destinato a compensare l’incremento del costo dei materiali. Nell’ultimo decreto abbiamo aumentato quel fondo di 320 milioni, visto che le variazioni dei prezzi del secondo semestre 2021 sono molto forti. Stiamo ragionando con l’Ance su meccanismi che assicurino alle aziende liquidità e certezza nel riconoscimento degli aumenti anche nel 2022 per evitare che vadano deserte le gare del Pnrr».

Perchè è saltata la misura che elimina le penalità per le imprese che fermano i cantieri a causa dei rincari?

«Perchè è una norma che già esiste. Il Codice degli appalti consente che in presenza di condizioni che rendono impossibile la realizzazione di una prestazione, l’appaltatore possa chiedere di rinegoziare i termini».

E’ arrivato il via libera della Corte dei conti alla cessione di Autostrade al consorzio guidato da Cassa depositi e prestiti. Quando ci sarà l’ultimo passaggio?

«Ieri Atlantia e Aspi hanno detto che sono state soddisfatte tutte le condizioni previste per confermare l’accordo. Il 31 marzo era la data in cui si dovevano sciogliere tutti i nodi ed effettivamente sono stati sciolti».

Il trasferimento di Autostrade costa allo Stato 8 miliardi, un’operazione che ha indignato l’associazione delle vittime del Ponte Morandi che chiedeva il ritiro della concessione alla famiglia Benetton. Cosa si sente di dire?

«Il crollo del Ponte Morandi è stato un dramma per l’intero Paese, ci vuole massimo rispetto nei confronti dei parenti delle vittime e di chi è stato direttamente colpito da quell’evento. Il governo Conte 2 aveva deciso di non andare alla revoca e di intraprendere un percorso diverso; noi abbiamo completato quel percorso.

Tutti gli atti sono stati riconosciuti come legittimi dalle autorità competenti e quindi si chiude questa dolorosissima pagina: noi vigileremo attentamente perché Aspi realizzi gli investimenti che si è impegnata a fare e che i nuovi termini dell’accordo con lo Stato, più favorevole per la collettività, siano pienamente rispettati».