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Giovannini: “Cantieri, adesso tocca a ferrovie, comuni e regioni. Ma servono semplificazioni”

(come riportato in una nota del MIMS)

Si riporta il testo dell’intervista che il Ministro Enrico Giovannini ha rilasciato a Il Corriere della Sera dal titolo: Giovannini: “Cantieri, adesso tocca a ferrovie, comuni e regioni. Ma servono semplificazioni”.

Ministro, il premier Mario Draghi ha convocato per la seconda volta in pochi giorni il consiglio dei ministri, anche per fare il punto sul Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. C’è bisogno di serrare i ranghi?

«No — risponde il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini — sono già serrati. Il precedente punto era stato fatto a dicembre, quando abbiamo verificato che erano stati raggiunti i 51 obiettivi previsti nel 2021. Ora, nel 2022, Si è aperta una nuova fase, perché tante iniziative avviate dai ministeri devono tradursi in bandi e azioni parzialmente decentrate».

Che significa questo passaggio di fase?

«Dopo la fase uno, più procedurale, la fase due è più concentrata sull’avvio degli investimenti, il che richiede anche un monitoraggio diverso, più rivolto alle stazioni appaltanti. Ad esempio, per il mio ministero, entro lo scorso dicembre abbiamo distribuito il 98% dei 61,4 miliardi di nostra competenza alle stazioni appaltanti. Ora spetta ai soggetti attuatori, bandire una serie di appalti, cioè a Rete ferroviaria italiana per i progetti ferroviari, ai comuni per quelli di riqualificazione urbana, alle autorità portuali per la modernizzazione dei porti, alle Regioni per l’acquisto di autobus e treni per i pendolari».

E lo faranno?

«Molte lo stanno già facendo, altre lo faranno a breve. Per questo abbiamo creato un monitoraggio dettagliato e costante rispetto al cronoprogramma concordato con la commissione europea».

Il suo ministero è uno dei più impegnati nell’attuazione del Pnrr. Quali sono i principali investimenti previsti per il 2022?

«Abbiamo un obiettivo importante per la rete ferroviaria: aggiudicare entro l’anno sei appalti per la Napoli-Bari e 4 per la Palermo-Catania. Il Pnrr considera superato lo step con almeno due appalti, ma contiamo di aggiudicarli tutti. I progetti di fattibilità tecnico-economica sono stati validati o in corso di validazione da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici e poi Rfi potrà emanare i bandi».

Tuttavia, sono emersi dei problemi in questi primi mesi di attuazione del Piano?

«Ci sono dei ritardi legati ad autorizzazioni Via, le valutazioni di impatto ambientale, ma sono recuperabili. Da ottobre, infatti, la commissione ordinaria per queste autorizzazioni non segue più il criterio cronologico di presentazione delle richieste ma quello della priorità delle opere. Inoltre, è stata creata una commissione nazionale Via ad hoc per le opere del Pnrr, anche questa presso il ministero della Transizione ecologica, potenziando organici e strutture rispetto alla commissione ordinaria. questo nuovo organismo è pero partito solo qualche settimana fa, con un certo ritardo, ma non tale da mettere a rischio gli impegni del 2022».

Circa 70 dei 191,5 miliardi di euro del Pnrr dovranno essere gestiti da Regioni ed Enti locali. Saranno in grado di farlo? Negli ultimi anni l’Italia ha speso mediamente 6 miliardi l’anno per investimenti con risorse europee e adesso bisognerebbe arrivare a una cinquantina.

«Capisco lo scetticismo ma c’è una differenza fondamentale rispetto al passato. Prima, a causa delle restrizioni al bilancio pubblico, non si poteva spendere molto. E le risorse europee venivano assegnate prima di elaborare i progetti e quindi potevano rimanere anche inutilizzate. Col Pnrr, invece, ogni investimento ha dietro un progetto, o nuovo o uno di quelli che erano rimasti nel cassetto per mancanza di fondi. C’è stata una selezione attenta e sono state stabilite scadenze precise».

Ora però si tratta di fare i lavori. Forse c’è un aspetto che finora è stato trascurato: il fatto cioè che a compromettere il raggiungimento degli obiettivi potrebbe essere la carenza di lavoratori nel settore delle costruzioni che per anni si era attestato su volumi di attività molto inferiori. Un po’ come è accaduto con lo scoppio della pandemia che ha fatto risaltare la carenza di personale sanitario.

«Sì, questo è vero e non riguarda solo gli operai, ma anche gli ingegneri. Bisogna agire su diversi fronti: offrire lavori dignitosi e di qualità a disoccupati e persone in cerca di lavoro; orientare verso il settore dei lavori pubblici il sistema della formazione; formare chi già opera nella pubblica amministrazione. Un aspetto, quest’ultimo, molto importante perché abbiamo bisogno non solo di nuovi progetti, ma anche di un nuovo modo di progettare nel senso della sostenibilità e quindi di capitale umano qualificato».

Che cosa è emerso dalla ricognizione fatta dal consiglio dei ministri?

«Che, complessivamente, siamo in linea con gli obiettivi, ma che si farà una ricognizione per valutare nuovi interventi normativi volti a semplificare e velocizzare ulteriormente le procedure».

Il problema dell’aumento dei prezzi denunciato dai costruttori che chiedono un aumento dei prezziari a base d’asta verrà risolto?

«Con il decreto Sostegni ter abbiamo preso alcune misure ed è stata avviata l’interlocuzione con la Conferenza delle Regioni e con l’Istat per la definizione dei nuovi prezziari e gli indici di adeguamento dei prezzi. In più, le stazioni appaltanti stanno facendo nuove valutazioni sui prezzi da porre a base d’asta per le gare di quest’anno. Ovviamente, se ci fossero ulteriori aumenti, affronteremo il problema così da portare a termine il Pnrr nei tempi previsti».