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Dal Pnrr una spinta alla diffusione dell’idrogeno

(Come riportato in una nota di Le Strade dell’Informazione)

Le proposte emerse all’Hydrogen Forum per decarbonizzare i settori industriali più inquinanti

Una grande opportunità per il comparto. Grazie al Recovery Plan, che ha previsto poco più di 3 miliardi anche per decarbonizzare i cosiddetti settori più inquinanti, l’Italia può accelerare il percorso di potenziamento dell’idrogeno, ma servono regole puntuali e un deciso snellimento degli iter burocratici in modo da agevolare gli operatori.

È questo il messaggio promosso dalla seconda edizione dell’Hydrogen Forum del Sole 24 Ore secondo quanto riportato in un ampio articolo dello stesso quotidiano. L’evento è stato organizzato con il supporto diA2A, Ansaldo Energia, Edison, Fs, Fnm, Iren, Italgas, Maire Tecnimont e Snam, in qualità di main sponsor, e di Cesi e Rina come official partner.

II confronto a più voci, si legge, ha quindi preso le mosse dagli effetti della guerra in Ucraina che, insieme al forte aumento del prezzo del gas, ha ulteriormente rafforzato, come ha evidenziato Laura Villani, managing director e partner per il settore energy di Boston Consulting Group, «la necessità di una transizione rapida verso l’energia pulita» spingendo l’Europa a landare il programma RePowerEu «proprio per aumentare la 3.200 diversificazione delle fonti e accelerare la transizione».

In quel programma Bruxelles ha così ribadito il ruolo centrale dell’idrogeno e, più in generale, di tutti i green gas, a cominciare dal biometano, che, ha ricordato ieri Paolo Gallo, numero uno di Italgas e già presidente per due mandati anche di Gd4S (l’associazione europea dei distributori di gas) «dovrà toccare, da qui al 2030, l’asticella dei 35 miliardi di metri cubi» e che, ha aggiunto il ceo, avrà bisogno, come l’idrogeno, «di un’infrastruttura gas non solo per il trasporto ma anche per la distribuzione in grado di gestire l’immissione di gas diversi».

Insomma, le infrastrutture, lo ha detto anche Cosma Panzacchi, executive vicepresident Business Unit Idrogeno di Snam, prima azienda in Europa nel 2019 a sperimentare l’immissione di idrogeno nella sua rete, «avranno un ruolo chiave nel quadro della politica energetica europea» con l’idrogeno divenuto oggi anche «uno strumento per migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti».

I piani europei possono dunque lanciare un important assist all’Italia ma per poter fare il salto, ha rimarcato con forza Pierroberto Folgiero, ceo e managing director di Maire Tecnimont, che ha lanciato nella penisola il suo modello di distretto circolare verde per riconvertire in chiave green in particolare raffinerie e siti produttivi hard to abate «serve una regolamentazione chiara sia in termini di fondi che di percorsi autorizzativi disponibili».

Solo agendo anche su queste leve, dunque, l’Italia potrà essere più competitiva, come ha rilevato anche Giovanni Brianza, Ad Servizi Energetid di Edison. «Vediamo nell’idrogeno un importante mercato in fase di crescita e stiamo sviluppando numerosi progetti integrati lungo tutta la catena del valore perla produzione e l’utilizzo di idrogeno verde a beneficio di tutti gli usi finali, dalla generazione elettrica, all’industria e mobilità sostenibile».

Proprio su quest’ultimo versante si è mossa anche Fnm, che con Stefano Erba, responsabile pianificazione strategica e sviluppo del gruppo, ha illustrato l’H2ise0 Hydrogen Valley, un progetto realizzato congiuntamente dall’azienda lombarda, FerrovieNord e Trenord. «L’obiettivo – ha detto Erba – è decarbonizzare i servizi di trasporto pubblico e a favorire la transizione verso un sistema di trasporti più sostenibile».

Le aziende, dunque, sono già schierate tutte in prima linea, ma servirà, come detto, un quadro di supporto fatto di regole chiare e di processi autorizzativi snelli perché, come ha spiegato anche Gianluca Marini, executive vice presidente Consulting division di Cesi, «siamo ancora all’interno di un quadro regolatorio che è lentissimo e poco integrabile dagli operatori».  

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