Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Per il futuro della Roma-Latina, la Sis chiama il Mit in giudizio per il rinvio del Pf 2011

La costruzione dell’autostrada Roma-Latina deve avviarsi a conclusione. Il presidente di Unindustria Lazio Angelo Camilli, intervistato dal Sole 24 Ore, afferma che le priorità di infrastrutture del territorio della regione Lazio, sono in primo piano vincolate alla Roma-Latina.

A fine gennaio, il Ministero delle Infrastrutture dovrà chiarire come procedere per realizzare l’infrastruttura a pedaggio, spiegandolo in un tribunale, come deciso dal Consiglio di Stato (Sezione V), con l’ordinanza del 4 dicembre scorso, su ricorso del Consorzio SIS contro Autostrade del Lazio, nella battaglia legale da nove anni in atto per la gara da cui è scaturito il maxi-contenzioso tra i due gruppi Sis e WeBuild.

Ora il Mit ha deciso di indire una nuova gara, SIS e WeBuild spingeranno i committenti, Autostrade del Lazio e Mit, a dare seguito alla vecchia gara sospesa per contendersi in Tribunale l’assegnazione dell’appalto.

Il Consiglio di Stato aveva messo la parola fine al contenzioso sulla gara lanciata nel 2011 con la sentenza “tombale” n.5374/2018 (citata dall’ordinanza del 4 dicembre); e l’anno successivo – con la sentenza n.8696/2019.

La nuova proposta di realizzazione dell’opera, presentata da Paola De Micheli e dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, prevede una nuova gara per il tracciato autostradale, lo stralcio della Cisterna-Valmontone e di alcuni interventi di viabilità secondaria all’Anas.

Il problema è che il Mit non avrebbe ancora formalizzato “l’abbandono” della vecchia gara, e non avrebbe neanche chiarito nel dettaglio come intende procedere in futuro. Così i giudici pensano che «sia opportuno l’intervento nel presente giudizio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai sensi degli artt. 51 e 28, comma 3, cod. proc. amm., per un verso chiarire la sua posizione rispetto all’infrastruttura autostradale oggetto del presente giudizio di ottemperanza in seguito all’annullamento dell’originaria procedura di affidamento; e per altro verso rendere allo stesso opponibile la decisione finale del presente giudizio».

Un’opera di cui si parla da almeno vent’anni e che – come ricorda la stessa ordinanza di Palazzo Spada – dovrebbe essere realizzata anche con risorse provenienti dal Recovery Plan.