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Per crescere anche dopo Pnrr, le costruzioni dovranno avere regole stabili e risorse costanti

(come riportato da Edoardo Bianchi, Vicepresidente ANCE con delega ai lavori pubblici)

Pubblichiamo alcune riflessioni di Edoardo Bianchi Vicepresidente Ance con delega ai lavori pubblici, sul futuro delle costruzioni e sule infrastrutture in Italia dopo la spinta del Pnrr.

Alcuni accadimenti degli ultimi giorni ci fanno interrogare su quale futuro caratterizzerà il mercato delle costruzioni in generale e quello delle infrastrutture in particolare. È stato presentato uno studio da Italia Decide dal titolo “Tutti all’opera” che partendo da una analisi di quanto accaduto negli ultimi anni avanza delle proposte, per far in modo che gli impedimenti che non hanno consentito nei recenti 20 anni la apertura dei cantieri non abbiano a ripetersi in futuro.

Condividiamo gran parte della analisi sulle diverse cause, ma su un dato in particolare intendiamo soffermarci: se dopo il 2008 la crisi ha riguardato tutti i paesi europei, dal 2014 il settore edile ha visto una ripresa, anche significativa, di occupazione e generazione di valore aggiunto ciò non è avvenuto in Italia. Siamo l’unico paese, assieme alla Spagna, con un valore aggiunto generato dalle costruzioni inferiore al 2008.

I dati relativi alla crescita del Pil nel nostro paese, come testimoniato dai dati Eurostat ed Ocse, confermano una crescita degli ultimi 20 anni in termini decimali a differenza di quanto avvenuto negli altri paesi europei.

Anche dagli investimenti in costruzioni (dati Istat), raffrontando il dato 2000 con il 2019, emerge un desolante -35 per cento. Ricapitoliamo: gli ultimi 20 anni sono caratterizzati da ampie difficoltà nel far partire i cantieri dovute a problematiche sia economiche che normative. Non è questa la sede per indagare sulle cause che hanno ingessato il mercato delle costruzioni e di conseguenza il paese. Un settore allo stremo, mancanza di attrattività per nuova manodopera, un paese privo sia delle strategiche nuove opere di interconnessione sia delle più elementari opere di manutenzione e messa in sicurezza del territorio.

Tanto è vero quanto precede che recenti analisi identificano un deficit nel settore edile di oltre 260mila figure professionali direttamente legate al cantiere. Mentre la carenza di materiale, forse, nel breve potrà essere risolta quella afferente la manodopera richiede tempi di reclutamento e formazione molto più lunghi. È necessario dare stabilità ed appeal al settore. In un recente convegno sul Mezzogiorno – “Locomotiva sud, come il Mezzogiorno può trainare la ripresa italiana grazie al PNRR“, il Prof. Gustavo Piga ha evidenziato, tra l’altro, due dati particolarmente significativi.

Il primo è relativo alle stime Ocse sulla ripresa dal Covid al 2022; ebbene il mondo crescerà del 6,8% – gli Usa del 6,5% – l’area euro del 3,4% – l’Italia del 1,1 per cento. Nel secondo esortava a vigilare affinché i fondi europei non fossero sostitutivi ma aggiuntivi degli investimenti ordinari e non si determini un rallentamento di questi nel bilancio dello Stato.

Abbiamo appreso che in settimana verrà esaminato in Consiglio dei Ministri un nuovo Decreto Semplificazioni per rimuovere gli ostacoli che ancora oggi impediscono alle nuove opere del Pnrr di decollare. Se vi è la necessità di un nuovo intervento semplificatorio in un arco temporale così ristretto vuol dire che qualcosa non sta ancora funzionando. Ci domandiamo, come Ance, quali siano ad oggi i risultati prodotti dai circa 100 Commissari nominati negli ultimi mesi. Tra tutti gli interventi semplificatori, ad oggi, nessuno riguarda gli Accordi Quadro.

Ricordiamo che negli ultimi anni molte stazioni appaltanti hanno mandato in gara un ricco plateau di lavori per importi consistenti ed aventi durata pluriennale soprattutto nel campo della manutenzione. Ebbene molti bandi non sono stati aggiudicati e gran parte di quelli aggiudicati non sono mai diventati cantieri. Ricordando incidentalmente il rilevante onere fideiussorio che grava sugli aggiudicatari, perché non si aprono per l’intanto quei cantieri che non hanno bisogno di alcun provvedimento eccezionale?

L’Ordine dei Geologi ha denunciato che il 91% dei Comuni italiani è a rischio idrogeologico. Abbiamo un paese fragile che affronta il tema della manutenzione solo in presenza di un evento nefasto; non sarebbe opportuno, nel rispetto del do no significant harm, privilegiare la messa in sicurezza del nostro territorio?

Le imprese ed i professionisti potrebbero rispondere alla mancanza di progetti avviando una stagione di collaborazione fondata su nuove regole di ingaggio. Da più parti si evidenzia nella carenza di progetti la principale causa che affligge la partenza di molte opere edili. Vorremmo ricordare che nell’ultimo lustro gli amministratori delegati della più grande stazione appaltante operante nei settori ordinari hanno sistematicamente denunziato la carenza in organico di non meno di 500 tecnici, senza ricevere alcun riscontro concreto.

Viene continuamente proposto, per fortuna in maniera isolata, un modello di crescita cd. di Filiera dove sotto un mega general contractor vi sia una rete di imprese che opera, di fatto in regime di subappalto. Ben venga la scelta di chi vorrà aderire ad una simile impostazione ma non tutte le imprese (Ance) vedono nel proprio futuro un ruolo di subappaltatori; quale è il contesto di riferimento con cui queste imprese dovranno relazionarsi?

Tutte queste notizie, assieme a molte altre, stanno costituendo da tempo oggetto di attenzione ed elaborazione da parte delle imprese Ance, soprattutto per chi opera nel campo dei lavori pubblici, per comprendere quali opzioni è opportuno privilegiare per affrontare il mercato dei prossimi anni.

In questa analisi non possiamo non aderire alla analisi del Prof. Cottarelli di qualche settimana or sono dove evidenziava che occorre a regime un Pil in crescita del 2/3 % annuo e che solo nel primo trimestre 2022 potremmo essere tornati al livello pre covid (4° trimestre 2019). Nel 2023 (terminato l’effetto rimbalzo) dovremmo ritrovarci dove saremmo dovuti arrivare senza il covid; rimbalzare è facile ma tornare ad un tasso costante di crescita del Pil è la vera sfida.

Abbiamo verificato una diffusa volontà di crescita nel nostro settore continuando, per chi è riuscito a portare a termine l’attraversata del deserto degli ultimi 15 anni, ad investire nella propria azienda.

Il ritorno di Webuild all’interno del sistema Ance costituisce un risultato strepitoso perché, al netto di ricostruzioni grezze che creano suggestioni enfatiche, consente di perseguire metriche capaci di misurare la reale portata e professionalità del nostro sistema sventando e vanificando ogni tentativo di disintermediazione.

Per crescere, una volta raggiunta la sopravvivenza, chiediamo per il settore dei lavori pubblici solo regole stabili e flussi di risorse (anche pochi) ma continui. Per crescere occorre programmazione e per programmare occorre che il decisore pubblico dia al mercato il perimetro entro cui evolversi. Servono riforme profonde e strutturali perché le risorse passeranno ma le riforme resteranno, le riforme sono ancora più decisive delle risorse.

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