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L’onda del Piano Draghi: ecco i titoli per cavalcarla

(come riportato da Luigi dell’Olio su La Repubblica)

Se i maxi temi della strategia per utilizzare i 222 miliardi sono la digitalizzazione e l’energia, le aziende che ne trarranno slancio sono varie dalle costruzioni alle banche, le scelte di alcuni gestori

I quesiti sui quali si interrogano in questi giorni analisti e investitori sono principalmente due: se Bruxelles darà il via libera senza modifiche in senso restrittivo al piano presentato nei giorni scorsi dal governo di Mario Draghi e quanto l’Italia sarà capace di realizzare tutti gli interventi indicati su carta. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), con una potenza di fuoco di 222 miliardi di euro, promette di avere un impatto importante sull’economia italiana, e di conseguenza sui conti di numerose imprese.

Parte dei benefici attesi è già scontata dopo i rialzi delle ultime settimane, ma la convinzione diffusa è che vi sia ancora ampio spazio di crescita, a fronte di un rapporto tra prezzi di Borsa e utili attesi che per il Ftse Mib è poco sopra quota 18, contro il 26 del Dax tedesco e il 32 del Cac 40 francese. Inoltre Piazza Affari è distante di oltre il 40% dai record del giugno 2007, a differenza dei principali listini occidentali, reduci da nuovi massimi storici nelle scorse settimane.

Transazione e digitalizazione

Certo ci sono fattori di debolezza strutturale per il listino milanese, dal peso preponderante dei titoli finanziari, che non si sono ancora ripresi dalla crisi degli anni passati, al rischio Italia che continua a essere percepito da molti investitori, ma resta il fatto che è in corso un’attenta selezione dei settori e dei titoli più interessanti, a caccia di opportunità.

Transizione energetica e digitalizzazione sono le due voci principali del piano, con fondi rispettivamente per 68,6 e 40,2 miliardi che fanno gola non solo alle utility e alle aziende di information technology, ma anche alle realtà industriali che hanno messo a punto soluzioni capaci di efficientare i consumi e accrescere la produttività. A questo proposito Andrea Rossetti, responsabile equity di Tendercapital, cita Carel Industries, che sviluppa, produce e distribuisce componenti elettronici e meccanici per grandi impianti di condizionamento e refrigerazione.

«In particolare l’azienda è ben posizionata sia nel settore residenziale con le pompe di calore, sia nel segmento del food retail, con soluzioni per il parco refrigeratori capaci di favorire il passaggio dai sistemi tradizionali a quelli naturali», sottolinea.

Un altro titolo indicato da Rossetti è Snam, attiva nelle reti e nella distribuzione del gas: «Dal business plan al 2024 emerge l’immagine di un’azienda con un profilo di rischio contenuto, orientata a una crescita moderata nel tempo. La transizione energetica potrebbe avere un impatto importante ai suoi conti, in particolare spingendo trasporto e stoccaggio dell’idrogeno, settore nel quale Snam potrebbe diventare leader di mercato».

A questo proposito, il piano presentato dal governo italiano fissa come obiettivo la produzione e il trasporto di un milione di tonnellate di idrogeno verde – prodotto cioè dall’acqua attraverso fonti energetiche rinnovabili, senza emissioni inquinanti nell’ambiente – entro il 2025.

A oggi, ha spiegato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, in Italia sono carenti sia l’energia rinnovabile per produrlo, sia le infrastrutture di stoccaggio e distribuzione. Una considerazione che se da una parte indica come i risultati indicati nel Pnrr non saranno facili da raggiungere, dall’altra apre potenzialità di business per le aziende che possono facilitare la transizione.

Da Inwit a Prysmian

Infine Tendercapital vede buone prospettive per Inwit, attiva nelle infrastrutture per le telecomunicazioni, titolo segnalato anche da Salvatore Bruno, senior portfolio manager di Generali Investments Partners.

Le torri svolgeranno un ruolo cruciale per la diffusione del 5G, la nuova generazione di tecnologie per la comunicazione che consentirà di connettere non soltanto i cellulari, ma tutti i dispositivi intelligenti – come le auto e gli elettrodomestici – che rivoluzioneranno a breve le nostre vite. Bruno avverte che Inwit non è a sconto, ma dal Pnrr potrà ottenere un’ulteriore spinta alla crescita.

L’esperto del Leone condivide l’ottimismo su Snam («per il ruolo che può avere nei piani di sviluppo dell’idrogeno su cui punta l’Europa») e vede due titoli su tutti nel comparto energia: Erg, per il buon posizionamento nel campo delle rinnovabili, ed Enel, «in prima linea per la de-carbonizzazione e per il potenziamento e digitalizzazione della rete. Il titolo non è caro», aggiunge, «a fronte di buone prospettive di crescita».

Bruno segnala poi Prysmian, «per l’esposizione al tema della digitalizzazione, a fronte di una valutazione del titolo piuttosto contenuta e della crescente attenzione alla sostenibilità». Infine spazio alle grandi banche, «che si stanno proponendo come finanziatori per la fase attuativa», e a Salcef, attiva nelle infrastrutture ferroviarie.

Quest’ultima piace anche a Filippo Lanza, gestore del fondo HI Numen Credit Fund di Hedge Invest, insieme a WeBuild, (ex Salini Impregilo, ndr), che opera nel comparto delle infrastrutture per la mobilità. Una scelta che spiega così: «Il Pnrr destinerà 24,8 miliardi di euro al settore ferroviario con l’obiettivo di estendere le reti dell’alta velocità e dell’alta capacità, una somma ingente se si considera che le quattro principali aziende del settore quotate a Piazza Affari capitalizzano 5 miliardi».

Lanza conferma la view positiva sui finanziari, e in particolare su Unicredit, «che scambia su multipli molto bassi, 7,8 volte gli utili attesi, rispetto a 9-10 delle altre banche italiane». La convinzione del gestore è che, una volta superata l’emergenza pandemica, l’istituto da poco passato sotto la guida di Salvatore Bruno sarà in grado di produrre utili fino a 3 miliardi di euro all’anno (1,3 miliardi l’utile sottostante del 2020, al netto di svalutazioni per 5 miliardi).

«Sulla società grava l’incertezza relativa alle possibili operazioni di aggregazione e al piano industriale del nuovo ceo, due fattori che a nostro avviso potrebbero in realtà riservare sorprese positive», aggiunge. Infine Lanza ricorda che il piano avrà un impatto importante anche sui settori del green e della trasformazione digitale, ma sottolinea che «i titoli di questi comparti hanno già valutazione elevate, con pochi spazi di ulteriore rivalutazione».