Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Le priorità del nuovo Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili

(Come riportato dal MIMS)

Giovannini: “Aver ricompreso l’Anas nel gruppo Ferrovie rappresenta un’opportunità importante, ma serve una maggiore integrazione”.

Dal nuovo nome per il ministero a cinque gruppi di lavoro per gestire il Recovery Plan, passando per l’assunzione di personale con competenze avanzate per risolvere alcuni dei problemi di più scottante attualità, a partire dal nodo Alitalia. Il neo ministro Enrico Giovannini, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, dettaglia le linee guida del suo lavoro in quello che dalla scorsa settimana si chiama Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.

Come precisa il titolare del dicastero “Il nuovo nome fotografa l’esigenza di rivedere il modo di pensare le infrastrutture e l’organizzazione del sistema dei trasporti, senza dimenticare che dobbiamo occuparci dell’edilizia, dunque delle città sostenibili. È un pensiero largo, un cambiamento di paradigma in linea con gli indirizzi europei che ci impongono un salto culturale importante”.

Ciò che emerge è la necessità di spingere in tempi rapidi verso la transizione ecologica avvalendosi di nuove professionalità. Su questo punto Giovannini è molto chiaro: “Il tema dei cambiamenti climatici, con il relativo adeguamento dei sistemi infrastrutturali e trasporto, avrà implicazioni cruciali.

Per questo sto creando una commissione guidata da Carlo Carraro, ex rettore a Venezia e membro del Board dell’Intergovernamental Panel on Climate Change. Dovrà aiutarci a capire come la sostenibilità impatta sulla pianificazione delle infrastrutture e dei sistemi di trasporto, nonché sui porti e le reti idriche. È un primo passo.

Nella struttura tecnica di missione del ministero, già molto qualificata, inseriremo nuove professionalità per affrontare aspetti specifici, come la digitalizzazione delle infrastrutture o l’adozione di un approccio di economia circolare nella costruzione di reti durevoli e resilienti. Con il Ministero dell’Economia e delle Finanze stiamo lavorando per assumere, grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, figure altamente specializzate come elemento trasformativo”. 

Il ricambio generazionale nella PA è infatti vista dal Ministro come una opportunità per cambiare le competenze e le procedure concorsuali. L’attenzione è puntata sul costituendo team riservato al Recovery Plan, attivo su cinque dimensioni.

Il primo gruppo si occuperà dei progetti e del confronto con la Commissione Ue, il secondo studierà le innovazioni normative necessarie per garantire l’attuazione rapida dei progetti, il terzo si focalizzerà sull’innovazione interna al ministero, per aumentarne efficienza e rapidità, il quarto sui sistemi informativi per assicurare lo scambio dei dati necessari per monitorare la realizzazione dei progetti approvati. Infine, sarà presente un team trasversale che lavorerà sull’impatto economico, sociale e ambientale del piano italiano il quale deve essere pronto entro aprile.

Per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), Giovannini dichiara che la parte infrastrutturale è stata già accolta dalla Commissione anche se verranno proposte modifiche, mentre sono finiti fuori alcuni dossier non elegibili quali la manutenzione delle strade o tutte le opere che non si possono completare tassativamente entro il 2026. Stimolato sul Ponte sullo Stretto, il neo ministro ha affermato che il PNRR “lascia fuori molte cose che non rispettano le linee guida indicate da Bruxelles. La realtà è che non bisogna caricare il Pnrr di ambizioni irrealistiche”. 

Nell’intervista si analizza anche il valore del Recovery Plan per le infrastrutture, pari a 48 miliardi e il futuro di Alitalia cui è al lavoro per risolvere una crisi che si protrae da tempo. Fiducioso Giovannini sull’Intesa Fs-Anas: “Si va avanti. Aver ricompreso l’Anas nel gruppo Ferrovie rappresenta un’opportunità importante, ma serve una maggiore integrazione. Possiamo ridurre le criticità del sistema.

In fatto di progettazione, il gruppo Ferrovie rappresenta un’eccellenza internazionale; Anas, appesantita da poco investimento in capitale umano, trarrà benefici dall’integrazione. L’altra parte, la scelta per la mobilità sostenibile richiede una integrazione piena delle diverse modalità di trasporto, sostenuta dalla digitalizzazione, anche in vista della futura guida autonoma tanto per fare un esempio”. 

Infine l’intervista si conclude con una riflessione sul caso Aspi che deve essere l’occasione per definire le regole e far sì che i gestori in futuro investano di più sulla sicurezza, sulla manutenzione e sull’innovazione. Giovannini coglie la volontà di Atlantia di chiudere il negoziato in fretta ma come evidenzia il ministro, “La tempistica è centrale. A parte tutto, un’intesa serve per sbloccare gli investimenti”.