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In Marzo riprende lo scavo del tunnel sul lato Italiano della Torino-Lione

All’interno del tunnel della Maddalena, si torna a scavare sul fronte italiano della Torino-Lione. Dopo quattro accordi internazionali, revisioni del progetto e un dibattito politico riprendono   le attività all’interno del tunnel della Maddalena, in vista dell’avvio dei lavori tra due mesi.

Il raggruppamento di imprese italo-svizzero francese capitanato guidato da Webuild con Vinci Constructions France TP, CSC Entreprise de Constructions, Dodin Campenon Bernard, che si è aggiudicata i lavori per realizzare le nicchie di interscambio all’interno della galleria, ha avviato il cantiere a dicembre 2020.

Circa un centinaio di persone saranno impegnate a regime nelle attività sul lato italiano della Torino-Lione. Sono interventi necessari, spiega Maurizio Bufalini, Direttore generale aggiunto Italia di Telt, «per preparare la galleria, unico tunnel geogostico su territorio italiano, per i futuri scavi per il tunnel di base».

In Commissione alla Camera, il ministro delle infrastrutture Paola De Micheli, ha spostato in avanti di due anni il termine dei lavori e l’entrata in funzione dell’opera, dal 2030 al 2032. Il contratto di programma sottoscritto dalle Ferrovie dello Stato (al posto di Rfi), Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Telt. Il passaggio in Commissione, sia alla Camera che al Senato, è complesso.

I lavori in Italia

I lavori all’interno del tunnel della Maddalena serviranno, come spiega Bufalini, «ad attrezzare la galleria con 23 aree di interscambio per consentire il movimento di mezzi pesanti nelle due direzioni e ridurre i tempi di cantierizzazione del tunnel di base». Ma in Italia si contano almeno altri due fronti di lavori, la realizzazione dello svincolo sulla A32 (66,8 milioni), lavori che saranno eseguiti da Sitaf su gara in corso, accanto alla realizzazione di un nuovo autoporto a San Didero (sempre in capo a Sitaf, valore 40 milioni) per liberare l’area attualmente occupata a Susa, destinata a ospitare in futuro le opere all’aperto per lo sbocco del futuro tunnel di base. La decisione del Cipe di spostare la principale area di scavo da Susa a Chiomonte, «per ridurre l’esposizione e i rischi nel tempo» spiega Bufalini, ha portato alla scelta dell’area di Salbertrand come punto di arrivo del materiale di scavo. «In questi mesi – riassume Bufalini – abbiamo verificato una situazione complessa in questo sito, con aree contaminate che hanno bisogno di interventi specifici. In alcuni casi sarà Telt a intervenire rivalendosi successivamente, ma per evitare tempi lunghi abbiamo individuato una soluzione per fasi». Qui si realizzeranno gli impianti per la lavorazione dello smarino a partire dalla fabbrica di conci che utilizzerà il materiale di scavo per realizzare le coperture per la stessa galleria, come già accade in Francia. Mentre a Susa sarà necessario collocare i silos per lo stoccaggio del materiale dapprima destinati a Salbertrand. «Dobbiamo poter stoccare i materiali – aggiunge Bufalini – e lo faremo a Susa, con un deposito di stoccaggio temporaneo, fino a 250mila mq». Si tratta di una possibilità prevista nel progetto originario sebbene in una fase diversa dei lavori. Aggiustamenti necessari, dunque, che non richiederanno, secondo Telt, una variante di progetto, anche se l’ipotesi desta molte preoccupazioni sul territorio.