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Il coordinamento degli Appalti avverrà da una cabina di regia di Palazzo Chigi e banca dati all’Anac

Nel mese di Maggio il Presidente Draghi attraverso il Decreto legge Semplificazioni adeguerà la struttura per il coordinamento prevista dal codice.

L’Anac scriverà le regole per unire le banche dati della PA per grandi opere e appalti. Obiettivo sarà la digitalizzazione spinta del sistema degli appalti che la stessa Anac e Bankitalia considerano l’unico possibile metodo per ridurre i tempi delle procedure e adempimenti a carico delle imprese, per rendere snello tutto l’apparato amministrativo.

Un decreto legge unico che arriverà in Consiglio dei Ministri verso la metà di Maggio, insieme anche a un decreto Cingolani per le semplificazioni ambientali. Il rapporto fra i due decreti, non è ancora definito, ma dovrebbe prevalere il decreto omnibus su cui i ministeri di riferimento sono la Pubblica amministrazione e le Infrastrutture. Poi la «fase due», con la riforma a regime del codice degli appalti.

Il coordinamento sarà di Palazzo Chigi che dimostra di volere tenere un ruolo centrale durante lo svolgimento del Pnrr in tutto il processo di semplificazione legislativa e di monitoraggio delle procedure, utilizzando la cabina di regia prevista dall’articolo 212 del codice appalti. Questa è anche la rassicurazione che sarà trasmessa a Bruxelles.

L’insistenza del governo sulla digitalizzazione è confermata da un’altra norma allo studio: l’assegnazione di un «punteggio premiale per l’uso nella progettazione dei metodi e strumenti elettronici specifici». È il Bim il tassello fondamentale per digitalizzare la progettazione e tutto il percorso a valle dell’opera. Nelle bozze che circolano è evidente che il governo intende ripartire dal Dl 76/2020, il decreto semplificazioni del luglio 2020, per tenere aperta la corsia emergenziale che lì era stata aperta.

C’è poi tutto il capitolo fondamentale della velocizzazione delle procedure a monte delle gare. C’è la velocizzazione dei contratti di programma di Rfi e Anas. Si lavora all’ipotesi di una conferenza di servizi unica centralizzata per i progetti del Pnrr. Ma il punto centrale resta la riforma del procedimento di valutazione di impatto ambientale.

Oltre a tagliare i tempi ordinari da 310 a 170 giorni si rafforza l’idea di costituire una nuova commissione speciale, con commissari che lavorino a tempo pieno. Su questa posizione ormai sembra schierato lo stesso ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a condizione che la commissione resti ben radicata nel suo ministero.