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Giovannini: “La manutenzione delle infrastrutture sarà non conservativa, ma evolutiva e rivoluzionaria”

(Come riportato in una nota de “Le strade dell’Informazione”)

Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, è intervenuto alla prima edizione dell’Automotive Business Summit de Il Sole 24 Ore. 

Nel suo intervento ha tracciato gli scenari futuri dei trasporti nel nostro Paese: “Non possiamo aspettare per capire quale sarà il futuro della mobilità perché saremmo in ritardo rispetto agli altri Paesi europei e del resto del mondo.

Dobbiamo procedere, ed è quello che facciamo nel Pnrr, non solo a sperimentazioni, ma indicare con chiarezza la direzione verso cui vogliamo andare per consentire anche alla filiera industriale e dei servizi di attrezzarsi. Da un punto di vista tecnologico deve essere una mobilità che contribuisca alla riduzione del 55% entro il 2030 delle emissioni e alla decarbonizzazione entro il 2050. Sappiamo come accadrà? Purtroppo ancora no.

Sappiamo che ci sono tecnologie disponibili – pensiamo naturalmente alle auto elettriche, ma poi bisogna produrre energia elettrica in modo coerente con gli obiettivi e in modo che le energie rinnovabili coprano l’intero fabbisogno – ma ci sono casi in cui non sappiamo ancora quale sarà la tecnologia prevalente”. 

Grande attenzione è stata posta verso i cambiamenti nella mobilità urbana. “Abbiamo scelto di incentivare e di spingere le imprese e le istituzioni pubbliche, soprattutto nei grandi Comuni, a creare la figura del Mobility Manager, – evidenzia Giovannini -perché i cambiamenti nell’assetto organizzativo del lavoro della nostra società avranno riflessi sulla mobilità. I Mobility Manager dei Comuni avranno a questo punto molti più soggetti delle imprese e delle istituzioni con cui dialogare, magari per spalmare nel corso della settimana l’uso dello Smart Working e così abbassare la pressione sui nostri sistemi esistenti di traffico”.

Tra le architravi dello sviluppo vi è senza ombra di dubbio la manutenzione delle infrastrutture. “Nei prossimi anni, sottolinea Giovannini – dobbiamo dedicare risorse molto consistenti per assicurare che le infrastrutture esistenti restino in efficienza. Sarà una manutenzione non conservativa, ma evolutiva e rivoluzionaria, perché deve tener conto dei nuovi criteri, per esempio sugli asfalti e altri materiali, per la sostenibilità ambientale.

C’è poi la digitalizzazione che è una grande opportunità, ma anche un dovere per riuscire a fare la cosiddetta manutenzione predittiva, che vuol dire anticipare i problemi, non inseguirli. Nel Pnrr ci sono investimenti molto rilevanti in questa direzione di trasformazione delle nostre autostrade”.

Il comparto dell’automotive, tema portante dell’incontro, è tra i segmenti produttivi fondamentali per l’Italia. “L’automobile – afferma Giovannini – è, e resterà, uno strumento di mobilità centrale per molti anni, ma ci sono alcuni ‘ma’.

Oramai la domanda anche da parte degli adulti e delle persone con autovetture sta spostandosi verso mezzi più ecologici, elettrici, ibridi. I produttori stanno investendo in questa direzione, ma sappiamo che i giovani hanno un approccio molto diverso. Solo uno su otto oggi considera” l’auto “come la considerava la nostra generazione. E’ un elemento culturale molto rilevante, dovuto non solo alla pandemia, ma si tratta di un cambiamento che è in linea con la sensibilità ecologica delle nuove generazioni, più forte di quella della popolazione più anziana”.

Infine il ministro ha concluso il suo intervento, soffermandosi sul potenziamento delle ferrovie e dei porti: “I 62 miliardi che il Pnrr destina alla mobilità sostenibile li spenderemo con tre logiche fondamentali: la cura del ferro, con uno spostamento forte verso il trasporto non solo di persone ma anche di merci sulle ferrovie cambiando i mezzi di locomozione, non solo gli autobus: ci sono oltre 8 miliardi per investimenti nella trasformazione delle flotte, nella creazione di nuovi sistemi di trasporto pubblico locale di massa quindi per esempio metropolitane.

Abbiamo anche investimenti sui porti, che devono trasformarsi, per esempio verso l’elettrificazione delle banchine, cosi’ da consentire alle navi di spegnere i motori quando sono nel porto, e anche la trasformazione dei nostri porti in green ports, strutture in grado di accogliere le nuove navi che saranno con sistemi di propulsione diversa”.