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Giovannini: “(Dl Semplificazioni) Spinta alla crescita. Le tutele? Nessuna riduzione”

(come riportato dal MIMS)

Intervista del Ministro Giovannini rilasciata a Il Corriere della Sera

Si riporta il testo dell’intervista che il Ministro Enrico Giovannini ha fatto con Il Corriere della Sera, dal titolo: «Spinta alla crescita. Le tutele? Nessuna riduzione» di Enrico Marro.

Ministro, il decreto Semplificazioni è stato approvato, ma è stato un parto difficile. Le Regioni, prima del Consiglio dei ministri hanno minacciato il ricorso alla Consulta, accusando il governo di centralismo. Come avete risolto?

«Il decreto — risponde il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini rappresenta una sintesi molto avanzata di istanze diverse risolte in accordo con le Regioni e con i sindacati. Nessun centralismo dello Stato. Il Pnrr verrà attuato da tanti soggetti e, visti i tempi estremamente stretti per realizzarlo, è normale che, qualora ci fosse inerzia, non solo delle Regioni o dei Comuni ma di tutte le amministrazioni coinvolte, possano scattare i poteri sostitutivi del governo. E tutto nel pieno rispetto dell’ordinamento costituzionale».

Per realizzare il piano ci vorranno anche molte assunzioni, che arriveranno con un decreto la prossima settimana. Lei quante ne ha chieste per il suo ministero?

«Preferisco non darle indicazioni numeriche, ma ha toccato un punto importante. Senza investire in risorse umane i ministeri e gli altri enti non riuscirebbero a realizzare il Piano. È un passaggio culturale fondamentale: dopo che per anni si è detto che nella Pa si doveva tagliare, ci si è resi conto che per fare grandi investimenti le professionalità sono cruciali».

Ma se finora per fare le grandi opere ci abbiamo messo 15 anni, perché ora dovremmo credere che riusciremo a completarle in 5 come richiede il Pnrr?

«Primo, perché nel Piano abbiamo messo opere che riteniamo realizzabili in un quinquennio. Secondo, perché il decreto, per la prima volta, affronta tutte le fasi del processo, non solo l’appalto. C’è una maggiore qualità dei bandi, la velocizzazione delle procedure per la valutazione di impatto ambientale (Via), della tutela del paesaggio e della sicurezza delle opere, tutti elementi cruciali e imprescindibili. Poi si amplia il ruolo del dibattito pubblico: i cittadini potranno discutere sulle opere e presso il nostro ministero c’è una commissione che guiderà questo processo. Terzo, perché la governance sarà efficace, attivando, se necessario, poteri sostitutivi e commissariamenti. Quarto, procedure di gara più rapide e di maggiore qualità».

Nessun rischio che per far presto si chiuda un occhio sul resto?

«Assolutamente no. Anzi. Pensi all’importanza di realizzare una banca dati unica presso l’Anac, che consentirà alla stazione appaltante di verificare le caratteristiche dell’impresa rispetto alla legalità e al rispetto dei diritti dei lavoratori. Oppure al rafforzamento delle norme di controllo sul subappalto».

Intanto, il tetto sale al 50% e poi da novembre non c’è più: subappalti liberi.

«Sui subappalti abbiamo raggiunto un compromesso, anche nel confronto con i sindacati, tra l’esigenza di rispettare la sentenza della Corte europea di giustizia, che ha bocciato tetti unici e fissati per legge, e la necessità di garantire la qualità dei lavori e la sicurezza dei lavoratori. Ecco allora la responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore, nonché il ricorso alle prefetture e all’Autorità anticorruzione per valutare le imprese. Inoltre, viene reso vincolante il rispetto dei contratti nazionali di lavoro anche per i subappaltatori. A regime saranno le stazioni appaltanti a decidere che tipo e quanta componente di subappalto prevedere, in funzione della tipologia dí gara e di lavori».

La clausola che prevede l’assunzione di giovani e donne non potrebbe rivelarsi un fattore di rigidità?

«No, piuttosto si tratta di un passo avanti notevole rispetto al passato. Ci sono norme incentivanti e altre più stringenti. La componente femminile e giovanile nelle assunzioni per le imprese che realizzeranno le opere del Pnrr è cruciale per renderlo coerente con lo spirito del Next Generation Eu e realizzare una crescita inclusiva proprio ora che i dati sulla fiducia delle imprese, non solo delle costruzioni, così come quelli sulla fiducia dei consumatori, tornata ai livelli precedenti la pandemia, preannunciano una forte ripresa».

Il decreto dà una spinta all’appalto integrato. Perché?

«L’appalto integrato è previsto come una possibilità di accelerare le gare sulla base del progetto di fattibilità tecnico-economica. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici definirà i contenuti minimi, anche qualitativi e innovativi, del progetto: un cambiamento in linea col cambio di nome del ministero, perché i progetti dovranno rispettare i criteri di sostenibilità. Insomma, il decreto non guarda, come in passato, solo alla velocizzazione, ma anche alla qualità e all’innovazione».