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Dopo la nomina dei commissari occorrono interventi anche sul credito e sui rincari dei materiali

Dal Decreto Sblocca cantieri dell’estate 2019 l’Italia aspettava la nomina dei commissari per riaprire i cantieri, per le grandi opere sono previsti 107 da qui al 2026. Sono tutte opere strategiche per l’ammodernamento sostenibile del Paese e di cui avevamo bisogno da anni. Il lotto medio dei lavori è di circa 550 milioni e ci sarà una sinergia tra risorse provenienti dal Recovery e risorse interne, con le prime che fungeranno da traino per le seconde. Importante anche permettere ai cantieri in corso di poter operare con regolarità.

Nelle prime fasi i compiti dei Commissari saranno vincolati alla scelta delle opere, alle disponibilità che avremo dal Recovery. Ance auspica che il dosaggio tra risorse aggiuntive e risorse sostitutive privilegi sempre gli investimenti, perché solo così potrà ripartire il Pil e ridurre drasticamente il debito pubblico. Altra speranza che le opere sia suddivise tra più operatori specializzati per un equilibrato sviluppo del Paese come è avvenuto in occasione della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale.

Nelle schede che costituiranno il Pnrr, Ance ritiene essenziale che siano contemplate anche opere di messa in sicurezza e manutenzione del territorio, conformemente a quanto con chiarezza ha  rappresentato il ministro Giovannini nella audizione in Parlamento di metà marzo. Opere ordinarie strategiche di salvaguardia del patrimonio esistente che il Pnrr deve contemplare e rendere operative con il coinvolgimento dei territori, che con una minore complessità progettuale potranno più facilmente raggiungere l’obiettivo temporale.

Ci sono alcuni temi, già portati alla attenzione del Governo, in primo luogo serve una risposta al problema dell’aumento, a volte ingiustificato dei prezzi, che ha già determinato e determinerà sempre più nelle prossime settimane, un probabile blocco delle forniture. E’ necessario un provvedimento che fornisca una risposta, alla recente impennata dei prezzi. Le imprese sono afflitte dal «credit crunch» e, senza chiedere prestiti, vorrebbero avere la disponibilità delle proprie risorse che una regolamentazione dello “split payment” gli nega.

Sarebbe un controsenso preoccuparsi di far partire nuovi cantieri e non consentire a quelli in corso di avanzare con regolarità. Dobbiamo ricostruire un Paese e una società interpretando lo stesso spirito con cui i nostri Padri hanno, nella seconda metà del secolo scorso, fatto rinascere l’Italia.

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