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Confindustria boccia il Recovery plan italiano, “non conforme alle linee guida Ue”

(come riportato da AGI)

Gli industriali: “Mancano obiettivi chiari, target occupazione e riforma degli ammortizzatori sociali”. Patuanelli: “Dettagliati tutti gli step”

Coinvolgere le parti sociali nella governance, attuare le riforme strutturali, comprenderne gli effettivi impatti sul Pil e sull’occupazione, attuare politiche attive del lavoro, risolvere il problema delle misure attuative per le opere infrastrutturali. Sono le principali osservazioni fatte da Confindustria al governo, nell’incontro sul Recovery Plan. 

“Confindustria, prima ancora di entrare nel merito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in questo primo incontro con il Governo – si legge in una nota – ha posto quattro questioni prioritarie inerenti il metodo. A ispirarle è esclusivamente l’interesse nazionale affinché il Pnrr, un’occasione storica e irripetibile per il Paese, raggiunga la massima efficacia”. 

Secondo Confindustria, la governance “necessaria per una puntuale ed efficiente realizzazione del Piano, ad oggi non ancora delineata” dovrebbe prevedere “modalità di confronto strutturato e continuativo con le parti sociali e un loro coinvolgimento lungo tutto il processo di esecuzione dei progetti”. 

Confindustria – sottolinea – ha manifestato la piena disponibilità a continuare su questa metodologia di confronto al fine di rendere efficace e credibile il Pnrr nell’interesse del Paese”.

La prima osservazione è la mancata conformità con le linee guida indicate dalla Ue, aggiornate venerdi’ scorso a seguito della consultazione tra Commissione, Governi e Parlamento Europeo.

“Le linee guida prescrivono infatti, in maniera puntuale – fa notare Confindustria – che ogni riforma strutturale e linea di intervento delle 6 missioni strutturali venga declinata secondo una stima precisa degli obiettivi quantitativi che si intende ottenere rispetto alle risorse impegnate. Questo perchè la Commissione stessa possa verificarne l’attuazione, sia nell’arco della durata del Piano che negli step intermedi, scongiurando così il rischio di revoca dei fondi o, peggio ancora, la restituzione”. 

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza inoltre deve avere una stima chiara degli obiettivi sull’occupazione o “in assenza di un quadro generale di priorità, compatibilità e obiettivi, ogni valutazione rischia di ridursi ad una mera somma di richieste, in nome dei diversi interessi economici e sociali”.

Infine non è chiaro che tipo di riforma degli ammortizzatori sociali intende fare il governo e per le politiche attive la proposta è troppo centrata sui Centri pubblici per l’impiego.

Immediata la replica del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli: “All’interno del Piano nazionale ripresa e resilienza sono dettagliati tutti gli step, l’intensità, le annualità e la messa a terra degli investimenti”.

“L’execution – avrebbe aggiunto il ministro – sarà fondamentale, dobbiamo esserne ossessionati. Per questo è importante costruire una cabina di regia in grado di far marciare i progetti il più speditamente possibile, senza intoppi burocratici”.

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