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(come riportato da Marco Morino su Enti Locali & Edilizia)
Contenzioso con l’impresa appaltatrice per l’esecuzione dei lavori sul lato austriaco
Un contenzioso dal valore di centinaia di milioni di euro rischia di far slittare la fine dei lavori per il tunnel di base del Brennero, prevista per il 2028.
La controversia contrappone Bbt Se, la società pubblica italo-austriaca incaricata della costruzione della galleria ferroviaria e il consorzio di imprese Porr, vincitore dell’appalto da quasi un miliardo di euro per un tratto di circa 40 chilometri, sul versante austriaco del cantiere.
In una nota il presidente altoatesino Arno Kompatscher e quello del Tirolo Günther Platter definiscono «inaccettabili ulteriori ritardi» (già si parla di slittamento al 2030 e anche oltre per la conclusione della maxi galleria) e sperano in una rapida soluzione tra le parti.
Ed è
paradossale che tutto ciò accada mentre l’altro ieri le Confindustrie di Italia
e Germania (Bdi) abbiano firmato una dichiarazione congiunta proprio a Bolzano
in favore della rete transeuropea di trasporto Tent-T.
Riepiloghiamo i fatti. In base ad alcune ricostruzioni diffuse dai media tirolesi,
nei giorni scorsi a Vienna si sarebbe svolta una riunione del consiglio di
sorveglianza di Bbt Se. Sul tavolo l’ipotesi di scioglimento del contratto con
il raggruppamento di imprese che lavora alla tratta Pfons-Brennero, nel
distretto di Innsbruck. Se questo avvenisse, il termine dei lavori nel 2028
potrebbe non essere rispettato.
Il consorzio
guidato da Porr, una delle più grandi imprese di costruzioni austriache quotata
alla Borsa di Vienna, lavora al completamento di 37 chilometri del corpo
centrale del tunnel. I lavori erano iniziati nel tardo autunno 2018 e dovevano
essere portati a termine entro 74 mesi, per un costo complessivo di 966 milioni
di euro. I dissidi sono nati per un presunto errore nella realizzazione della
copertura esterna del tunnel.
Il gruppo Porr sostiene, però, che fossero errati i presupposti tecnici
presenti nel capitolato d’appalto. Pertanto il Ceo della Porr, Karl-Heinz
Strauss, ha scritto al consiglio di sorveglianza della società Bbt Se, in cui
sono rappresentati anche il ministero dei Trasporti austriaco nonché le
ferrovie austriache Oebb. Secondo Strauss la minaccia di rescindere il
contratto sarebbe «un passo grave e non giustificabile».
Il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, e il capitano del Land Tirolo, Günther Platter, sono subito scesi in campo: «Non è compito della politica – dicono i due presidenti – quello di immischiarsi nella gestione operativa dei lavori, ma una cosa è chiara: ogni ritardo pesa sulle spalle di chi, in Alto Adige e in Tirolo, vive lungo l’asse del Brennero, ed è già alle prese con un numero insostenibile di transiti.
Entrambe le
parti coinvolte, ovvero i committenti e la società Bbt Se, devono trovare al
più presto una soluzione, affinché i lavori possano proseguire in maniera
rapida ed efficiente, rispettando la tabella di marcia per quanto riguarda il
completamento di un’opera così importante per un territorio estremamente
sensibile».
Non è il primo inciampo nella realizzazione dell’opera ferroviaria
transfrontaliera. Qualche anno fa erano sorte delle tensioni tra
l’amministratore delegato italiano della società mista Bbt Se Raffaele Zurlo e
il collega austriaco Konrad Bergmeister, con la decisione delle Ferrovie,
nell’agosto 2019, di rimuovere i due amministratori nominando al loro posto
Gilberto Cardola e Martin Gradnitzer.
Dopo la fase più acuta del lockdown, i lavori sono ripresi a pieno regime nel tunnel di base del Brennero. Attualmente, sotto il valico alpino del Brennero, si sta costruendo quello che un giorno diverrà il collegamento ferroviario sotterraneo più lungo al mondo, da Innsbruck (Austria) a Fortezza (Bolzano).
Sia Austria che Italia partecipano equamente al finanziamento della galleria di base del Brennero, sostenute anche dall’Unione europea. I costi complessivi del nuovo tunnel ferroviario, lungo 64 chilometri, vengono valutati pari a circa 8,384 miliardi di euro.
Secondo quanto stabilito dall’accordo di Stato del 30 aprile 2004, il capitale sociale di Bbt Se è suddiviso al 50% tra Italia e Austria. Il 50% di parte italiana è detenuto integralmente da Tfb-Società di partecipazioni Spa, controllata a sua volta da Rete Ferroviaria Italiana (88,99%), dalla Provincia Autonoma di Bolzano (6,38%), dalla Provincia Autonoma di Trento (4,24%) e dalla Provincia di Verona (0,39%).