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Treno deragliato a Lodi, in che stato di salute è l’alta velocità in Italia?

(come riportato da Angela Gennaro – Open)

«Al di là delle parole di circostanza e delle lacrime, vogliamo sottolineare che è necessario cominciare a capire se la più grande azienda italiana e la più grande infrastruttura italiane sono sicure. Incidenti come questo, semplicemente, non possono accadere»

È il dicembre del 2005 quando viene inaugurata la prima linea dell’alta velocità Roma-Napoli. Quello di Lodi, il deragliamento all’alba di ieri del treno Milano-Salerno in cui hanno perso la vita due macchinisti e sono rimaste ferite 31 persone, è il primo incidente avvenuto sulla linea dell’alta velocità in 15 anni di attività in Italia. Non è però il primo incidente che coinvolge un treno “veloce”, tra casi di mal funzionamento dei sistemi di segnalamento e convogli spezzati.

Esattamente un mese fa la celebrazione del 15esimo anniversario dell’incidente di Crevalcore: il 7 gennaio 2005, alle 12.53, un interregionale da Verona e un convoglio merci con putrelle di acciaio proveniente da Roma si scontrarono frontalmente nei pressi della stazione di Bolognina, sulla Bologna-Verona a binario unico: 17 le vittime.

Due macchinisti in servizio, insieme a due agenti della polizia ferroviaria, una hostess e tre passeggeri sono le vittime dell’incidente del 12 gennaio del 1997: alle 13.26, il Pendolino ETR 460 n. 29, “Botticelli”, sulla tratta Milano-Roma, deraglia all’ingresso della stazione di Piacenza. Feriti 29 passeggeri. Illeso il senatore a vita ed ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che viaggiava a bordo del treno.

La sicurezza in Italia

«Le società coinvolte Trenitalia e RFI hanno già avviato una commissione d’inchiesta e danno la massima disponibilità agli organi competenti per collaborare», dice Gianfranco Battisti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato italiane, parlando con la stampa sul luogo dell’incidente ferroviario nel Lodigiano.

La procura di Lodi ha aperto un’indagine per disastro colposo contro ignoti. Il procuratore di Lodi Domenico Chiaro ha escluso «qualsiasi riferimento a un’attività volontaria. L’ipotesi attentato è destituita di ogni fondamento». Il treno, ha detto Chiaro, è «deragliato all’altezza di uno scambio che doveva essere posto in una certa posizione e così non era. Sapete che ci sono state attività di manutenzione in quel tratto», ha aggiunto il procuratore.

Il riferimento è a un deviatoio che sarebbe stato sostituito alla vigilia dell’incidente. «Stiamo cercando di capire quali attività sono state svolte e che tipo di nesso ci sia tra questa attività e il verificarsi del disastro. Questa è una delle ipotesi, le verificheremo tutte». Massima cautela da parte della procura, ma un dato è inequivocabile: «Lo scambio sembrerebbe avere una qualche connessione».

«La manutenzione viene fatta tutti i giorni», spiegano a Open da Fs. Sull’alta velocità, poi, «sarebbe folle non farla». In dieci anni commerciali di AV «abbiamo trasportato 350 milioni di persone e non è mai successo niente. Ntv ne ha trasportate altre 85 milioni. La sicurezza è in cima a tutte le nostre attività quotidiane, l’obiettivo primario: non potrebbe essere altrimenti».

Dal 2002 al 2019 «gli investimenti realizzati per la sicurezza ferroviaria da RFI sono raddoppiati: da 1.146 milioni di euro nel 2002 a 2.240 milioni di euro nel 2019», dice Fs in una nota diffusa in serata.

Lo stato di salute dell’infrastruttura

La manutenzione sulle linee dell’alta velocità «è sistematica e si basa su rilievi con mezzi diagnostici informatizzati», racconta a Open un’altra fonte sindacale. «Si tratta di infrastrutture di recente costruzione e attrezzate con sistemi speciali per il segnalamento della marcia treni»: in pratica non ci sono segnali a vista, ma le indicazioni per la marcia arrivano da sistemi elettronici veicolati sugli stessi binari verso i sistemi di bordo.

Quanto accaduto nel Lodigiano ha riportato alla mente un altro incidente, quello del 25 gennaio 2018 a Pioltello: il convoglio di Trenord da Cremona a Milano Porta Garibaldi era uscito dai binari a poca distanza dalla stazione di Pioltello, sbattendo contro un palo della luce e poi deragliando. Tre le passeggere uccise e decine i feriti tra i 350 pendolari a bordo.

Da quell’incidente sono emerse alcune problematiche «anche in relazione alla gestione dei mezzi di diagnostica, che hanno vari problemi di manutenzione e per lunghi periodi non sono stati disponibili, con ripercussioni sulle periodicità del controllo alle linee», dice ancora la fonte sindacale.

Alcune sigle sindacali sono molto critiche «in relazione alle massive politiche di privatizzazione e appalto, soprattutto nella manutenzione delle infrastrutture, dove oltre il 90% delle attività è svolto dalle imprese private, che detengono ormai la maggior capacità di intervento in mezzi d’opera, e dove vigono rapporti di lavoro basati sulla non sindacalizzazione delle maestranze e su orari di lavoro massacranti». Il tutto mentre contemporaneamente il settore manutenzione di RFI «in una quindicina di anni sarebbe stato decimato a livello occupazionale, professionale e strumentale».