Le prospettive del trasporto nelle nostre città nell’ultimo Innovation Trend Report di Intesa Sanpaolo Innovation Center
Con l’esperienza del lockdown, messi alla prova dal Coronavirus, abbiamo imparato che si può lavorare e studiare da casa, fare acquisti online, discutere in videoconferenza, ma non abbiamo dimenticato che muoversi, incontrarsi, conoscere sono attività irrinunciabili.
Però dobbiamo imparare a farlo in maniera sostenibile perché tra poco più di 30 anni il mondo sarà popolato da 10 miliardi di persone e ben 7 miliardi abiteranno in agglomerati urbani. Con i sistemi organizzativi attuali, sarebbe il collasso.
A ricordarcelo è l’Innovation Trend Report sulla Smart Mobility a cura di Intesa Sanpaolo Innovation Center. Redatto dalla struttura di Intesa Sanpaolo Innovation Center dedicata alla rilevazione e analisi dei trend di innovazione tecnologica e industriale, dei comportamenti di consumo e dei macro-cambiamenti ambientali sociali e culturali, il Report ci ricorda come l’unica via d’uscita per mantenere il sistema in equilibrio passa dalla tecnologia, che ci può aiutare a cambiare profondamente l’organizzazione dei centri urbani, e quindi la nostra vita.
È una sfida che non possiamo permetterci di perdere. Per questo il futuro ci vedrà sempre più impegnati nello sviluppo delle smart city e quindi della smart mobility, che delle città intelligenti è uno dei pilastri.
I centri urbani avranno nuovi mezzi di trasporto, ma cambierà anche il modo in cui ci sposteremo. Come? Il Report individua quattro caratteristiche della smart mobility: dovrà essere elettrica, connessa, autonoma e condivisa.
Con alcune di esse stiamo già iniziando a familiarizzare, con altre ci vorrà un po’ più di tempo. La mobilità elettrica a zero emissioni è già una realtà. La sua diffusione non solo libererà le nostre città da inquinamento atmosferico e acustico, ma consentirà di spostare consistenti flussi di traffico nel sottosuolo, liberando spazio in superficie.
Anche la condivisione è ormai entrata nella nostra vita quotidiana, con auto, moto, biciclette e monopattini in sharing, grazie a semplici app sul nostro cellulare. C’è più da lavorare invece sugli altri due fronti, che tra l’altro sono strettamente correlati.
L’auto a guida autonoma sta seguendo un percorso non sempre facile che ancora non sappiamo esattamente a cosa porterà, ma in ogni caso è evidente che la circolazione di un consistente numero di auto senza guidatore sarà possibile soltanto in presenza di sistemi di controllo strettamente e costantemente connessi tra loro.
Per questo il report, dopo aver analizzato verticalmente le quattro direttrici di sviluppo della mobilità del futuro, le integra in una visione d’insieme dei fenomeni in atto, evidenziando le sinergie che rendono ciascuna dimensione non solo fenomeno a sé stante ma anche fattore abilitante nella crescita delle altre dimensioni.
A Torino dall’inizio dell’anno si è discusso di queste tematiche in modo molto concreto, grazie a un confronto con le più interessanti startup di tutto il mondo impegnate proprio in progetti di Smart Mobility.
Quattro startup del primo programma europeo di accelerazione Techstars hanno avviato i loro progetti con la città grazie alla collaborazione tra Intesa Sanpaolo Innovation Center e Torino City Lab, il capoluogo piemontese con la sua infrastruttura ‘smart road’, è insomma un’area test per la realizzazione dei progetti che riguarderanno gli spostamenti del futuro.
Come ha commentato Maurizio Montagnese, presidente di Intesa Sanpaolo Innovation Center “Iniziative come questa sono tasselli essenziali di quello che significa ‘fare ecosistema’”
Il tempo ci dirà se e come questi problemi verranno risolti. L’Innovation Trend Report sulla Smart Mobility prova a delineare lo scenario in cui ci muoveremo, ancora una volta mettendoci di fronte a numeri angoscianti: 1,4 miliardi di veicoli in circolazione nel mondo; auto private inutilizzate per il 95% del tempo; 254 ore all’anno bloccati nel traffico per gli abitanti di Roma, mentre nelle città italiane i veicoli circolano con una media di appena 1,3 passeggeri.
C’è molto poco di smart in tutto questo e alcune grandi città stanno già facendo passi concreti per essere meno “stupide”: da Londra, con il progetto Smarter London Together, al programma Smart Mobility Amsterdam in Olanda, fino a Toronto, Dubai, Singapore. Anche l’Italia si dà da fare, con Torino in testa.