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Renzi: “Su Atlantia decidiamo con Pd e 5S. Entrino i fondi italiani”

Photo credit: La Repubblica

Annalisa Cuzzocrea ha intervistato, per il giornale La Repubblica, il leader di Italia Viva Matteo Renzi su cosa si potrebbe decidere il Governo sulla revoca della concessione a Autostrade per l’Italia.

Come si fa, se non siete mai d’accordo su nulla?
“Su questo ha ragione lei. Propongo di chiudersi in una stanza e buttare la chiave senza uscirne finché non c’è una soluzione. Serve soprattutto sul tema infrastrutture, dove leggo di posizioni ideologiche e di contrasti insanabili”.

Parla di Autostrade?
“Si. Ma anche banda larga. Il lockdown purtroppo ha mostrato quanto siano decisive le infrastrutture materiali e digitali. Sono due anni che discutiamo di proposte irrealizzabili e intanto sprechiamo tempo coi cantieri fermi. Lancio un appello a Pd e Cinque stelle: è tempo di decidere”.

Ha cambiato idea sulla revoca?
“Tutt’altro. La revoca è follia. Ma siamo al muro contro muro. Se continuiamo così, Autostrade vincerà tra due anni il ricorso, ma nel frattempo fallirà. Le autostrade passeranno in mano straniera e migliaia di lavoratori italiani saranno licenziati. D’altro lato I grillini non mollano. E così perdiamo tutti. Trasformiamo allora questo caos in opportunità”.

È d’accordo con l’ingresso dello Stato in Autostrade, che è controllata da Atlantia?
“Stiamo parlando di una società quotata, quindi occorre grande prudenza. Certo, un passo indietro dei Benetton e un passo in avanti dei fondi istituzionali italiani potrebbero essere la svolta. Ma dovrebbe avvenire su Atlantia, non su Autostrade. Cioè sul grande progetto, non solo sulla controllata. Va cancellato quell’articolo del Milleproroghe che impedisce alla società, qualunque sia la proprietà, di finanziarsi sul mercato. È una condanna a morte. E il conto lo pagano i lavoratori, non i Benetton”.

Non difende più i Benetton?
“Trovo assurdo il tono di chi ha osannato per decenni quella famiglia e adesso li tratta da criminali. Ho un ricordo del signor Gilberto come di un galantuomo e lo conserverò per sempre. Detto questo, ai Benetton è stato concesso troppo dal governo Berlusconi nel 2008.

Quella concessione era uno scandalo. Ma se vuoi cambiare gli accordi serve una grande capacità tecnica di mediazione. Io sogno un grande progetto su Atlantia, in modo che lo Stato ci guadagni, non ci perda. Se i grillini escono dal loro guscio ideologico, veniamo loro incontro. Ma chiudiamola in 10 giorni altrimenti l’incertezza ci penalizzerà agli occhi degli investitori internazionali. In Atlantia ci sono fondi di Singapore, cinesi, tedeschi, anglosassoni. Non possiamo essere provinciali”.

Cosa potreste fare invece sul digitale, se vi accordaste?
“Tim, Enel e Cdp devono smettere di litigare, avviare lo scorporo della rete e unire le forze dando vita a un gigantesco asset strategico per il Paese. La banda larga non è un giocattolino per nerd come ci dicevano quando abbiamo lanciato il piano: ci è voluto il virus per mostrare quanto sia importante. Starace, Palermo e Gubitosi possono far nascere un’operazione impressionante: li stimo, stavolta ci siamo davvero.

Dobbiamo usare la crisi del post Covid per fare entrare l’Italia nel futuro. In autunno arriverà una crisi occupazionale senza precedenti: facciamo almeno partire i cantieri delle infrastrutture fisiche e digitali. Sa perché molti negozi non hanno ancora riaperto? Perché non ci credono più. Non mancano i soldi, l’amuchina o i guanti: manca la convinzione di farcela. Bisogna restituire fiducia e posti di lavoro, altro che polemiche su Salvini”.