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Recovery plan, basta con le opere da libro dei sogni: priorità alla manutenzione del Paese

Photo credit: Quotidiani Verticali Web

(come riportato da Edoardo Bianchi su Enti Locali & Edilizia)

Per realizzare opere pubbliche servono regole certe e risorse stabili su cui contare; in argomento sviluppiamo, oggi, alcune riflessioni e proponiamo alcuni suggerimenti.

Il punto di partenza devono essere i recenti contenuti espressi da Gentiloni allorché ha fatto chiarezza sulle regole di ingaggio per lo utilizzo del Recovery Plan.
A fronte di un possibile tiraggio per il nostro Paese di circa 209 miliardi di euro circa un terzo (70 miliardi) potrebbero riguardare i lavori pubblici.

Attualmente sono stati presentati oltre 550 progetti, che riguardano tutto lo scibile umano, con un tiraggio di oltre 600 miliardi di euro, ogni amministrazione ha svuotato i cassetti cercando di ottenere quante più risorse possibili senza che venisse salvaguardata alcuna visione di un progetto Paese.

Ci sono anche progetti sanitari per circa 34 miliardi di euro e, dopo la attivazione del Sure (27 miliardi di euro), risulta non più rimandabile una definitiva decisione sull’utilizzo del Mes.

Come Ance siamo fortemente preoccupati perché non vediamo un quadro organico delle opere da realizzare che generino crescita ma soprattutto temiamo che per logiche di piccolo respiro si continui a privilegiare la spesa in conto esercizio invece che quella in conto capitale. Vengono prospettati programmi e piani collegati sempre a scadenze che in realtà sono legate a calendari in continua evoluzione e che rimandano sempre ad impegni rigorosamente futuri.

Dal termine del lockdown sono trascorsi oltre 5 mesi senza alcun provvedimento concreto per fare ripartire il Paese, solo annunci e promesse.

Abbiamo assistito a pratiche sostanzialmente dilatorie con cadenza pressoché mensile dapprima con il Colao, dappoi con gli Stati Generali, per arrivare al Piano Italia Veloce, al Piano Nazionale delle Riforme e da ultimo alle Linee guida del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.

Assistiamo ad una mera elencazione di impegni con obiettivi giusti senza che sia chiaro quale sia il percorso per raggiungerli e soprattutto di quali strumenti intendiamo servirci.
I tempi di impiego delle risorse così come sottolineati da Gentiloni non sono assolutamente compatibili con la enorme mole di opere buttate lì sul tavolo con una logica distributiva.

Tra tutte quelle che servono al paese dobbiamo dare la priorità alle opere che sono cantierabili nei prossimi mesi; la gran parte delle previsioni del “Piano Italia veloce” sono di difficile attuazione mancano, come si diceva, progetti avanzati e tutte le liste di opere che quotidianamente vengono pubblicate sono un bellissimo libro dei sogni completamente disarticolato dalla realtà.

Senza rincorrere opere e progettazioni non in linea con i tempi del Recovery, come Ance sosteniamo con forza che la prioritaria opera strategica che serve al nostro Paese è la messa in sicurezza del territorio con un piano pluriennale di manutenzione ordinaria e straordinaria.

Le infrastrutture del Paese sono talmente degradate che la questione afferente la “messa in sicurezza” ha acquisito una centralità assoluta.

L’intero patrimonio pubblico, per mancanza di manutenzione, è al collasso; la viabilità stradale, i viadotti, le gallerie, le scuole, gli ospedali, le università, le condutture idriche, il sistema fognante, i corsi d’acqua, gli edifici pubblici, le caserme, gli impianti sportivi e così via necessitano di attenzione e risorse dopo anni di abbandono.

In questa ottica la manutenzione acquisisce, accanto al connotato originario di mezzo di mantenimento in vita e sistemazione dell’esistente, il ruolo di vera e propria “infrastruttura strategica” in quanto volta a riqualificare nel profondo lo stato del patrimonio pubblico.

Sono gli enti locali, attraverso il Piano Italia presentato da Ance, che devono dare attuazione a questo programma tenuto conto che intervenire su opere già realizzate, anche in termini di analisi costi/benefici, comporta vantaggi sia in termini di tempo necessario per ottenere le varie autorizzazioni sia perché la attuale disciplina dei lavori pubblici un percorso agevolato per mandare in gara i lavori di manutenzione.

Accanto ad opere in avanzato stato di progettazione – quali diverse tratte metropolitane e ferroviarie, centrali per l’ammodernamento del Paese – servono programmi di manutenzione dell’esistente.

Si avvicina a grandi passi la redazione della legge di stabilità 2021 e mai come in questa occasione diventa vitale avere una visione strategica, per lo meno, di breve/medio periodo che tenga contemporaneamente assieme, quanto ai riferimenti finanziari, la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef, il Fondo di Coesione e Sviluppo 2021/2027, il Recovery Fund 2021/2026, il SURE 2021/22 ed eventualmente il MES.

Da una parte le risorse disponibili e dalla altra le opere da realizzare, senza voli pindarici completamente astratti dalla realtà.

Ora basta, non possiamo perdere altro tempo. Servono scelte nette che privilegino il progresso del Paese tutelando, contemporaneamente, la fruibilità e messa in sicurezza dell’esistente.