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Ravenna, sfida tra big internazionali per i lavori da 235 milioni al porto

Photo credit: Adriaeco

L’Autorità ha già ricevuto una decina di manifestazioni di interesse per la gara d’appalto che scade il 14 febbraio

Natascia Ronchetti per Edilizia e Territorio ha scritto questo articolo relativo alla prossima gara per la scelta del general contractor cui dovranno essere affidate le opere di ricondizionamento del porto di Ravenna.

Parte la corsa internazionale per aggiudicarsi l’appalto dei lavori di ristrutturazione del porto di Ravenna, opera da 235 milioni di euro complessivi per consentire allo scalo di accogliere le grandi navi. Già una decina le manifestazioni di interesse a partecipare al bando di gara europeo (la cui scadenza è prevista il 14 febbraio) per l’individuazione del general contractor: provengono non solo dall’Italia ma anche dal resto dell’Europa e dalla Cina.

«Il nostro interesse è che ci sia una competizione vera tra player del settore di grande livello», dice il presidente dell’Autorità portuale di Ravenna Daniele Rossi. «Come previsto dal bando – prosegue – non valuteremo le offerte solo sulla base del prezzo: la qualità tecnica e la riduzione dei tempi di esecuzione dei lavori avranno un forte rilievo». Proprio i tempi sono strategici per una città che attende l’apertura dei cantieri da oltre dieci anni: non dovrebbero superare, secondo Rossi, i sei-sette anni, dei quali quattro per l’approfondimento dei fondali fino a 12,5 metri.

Si entra così nella fase pre-esecutiva di un intervento considerato non più rinviabile per la competitività di uno scalo che deve vedersela, nel solo Adriatico, con Trieste e Venezia e che continua a crescere nonostante sempre più spesso le navi debbano essere dirottate su altri scali per essere alleggerite prima di entrare nel canale romagnolo. Una fase che va di pari passo con il progetto di fare del porto l’hub di riferimento per il distretto delle piastrelle di Sassuolo, che oggi si rivolge a Ravenna per l’approvvigionamento dell’80% della materia prima (l’argilla), ma vira su La Spezia per le esportazioni del prodotto finito. La stessa Autorità portuale e Confindustria Modena hanno realizzato uno studio di fattibilità preliminare per verificare, prosegue Rossi, «la possibilità di avvicinare il cluster al nostro porto, attraverso un adeguamento del sistema ferroviario per le merci e una razionalizzazione dei costi di trasporto».

Per la realizzazione dell’opera, che dovrebbe creare circa 6-7 mila nuovi posti di lavoro secondo le stime dell’Autorità portuale, la tabella di marcia prevede l’assegnazione dell’appalto entro l’inizio dell’estate. I lavori dovrebbero iniziare in autunno – dopo i tre o quattro mesi necessari per la progettazione esecutiva – generando una pioggia di investimenti e occupazione. Anche perché alcune grandi realtà industriali hanno legato alla ristrutturazione del porto consistenti piani di sviluppo: tra questi il gruppo Marcegaglia (200 milioni di investimenti) e Versalis, in orbita Eni (130 milioni). Ora la vera sfida, secondo il sindaco di Ravenna Michele De Pascale, è quella di fare di Ravenna un protagonista dei container: «E con questo progetto – dice – siamo in grado di offrire servizi e competitività non solo alle imprese della bassa Padana ma anche a quelle del Centro Europa».

Dei 235 milioni previsti, 60 arrivano dal Cipe, altri 120 dal mutuo erogato dalla Bei, la banca europea degli investimenti, mentre i restanti sono costituiti da fondi europei e risorse della stessa Autorità Portuale. Oltre all’approfondimento dei fondali, l’intervento comprende l’adeguamento delle banchine e la realizzazione di nuove aree logistiche, su un’area di 200 ettari, con due stazioni ferroviarie per il trasporto merci e un raccordo con la tangenziale di Ravenna per il collegamento con la rete autostradale. Nel 2019 il porto romagnolo ha movimentato 27,5 milioni di tonnellate di merci, per un totale di 3.200 navi e 6.700 treni.