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Ponte Genova, periti: con controlli e manutenzione non sarebbe crollato

(Come riportato in una nota di TGCOM24)

I periti, spiegando lʼinadeguatezza della manutenzione effettuata nel corso degli anni, sottolineano come siano state “trascurate le indicazioni dello stesso ingegner Morandi.

A poco più di venti mesi dal crollo del viadotto Morandi, il 14 agosto 2018, Genova ha un nuovo ponte. La struttura, lunga 1.067 metri, unisce finalmente le due “sponde” della valle sul Polcevera. 

La data “vera” dell’inizio della ricostruzione è il 14 dicembre 2018, giorno in cui il sindaco di Genova Marco Bucci assegnò i lavori per la demolizione di ciò che restava del Morandi. Da lì è iniziato un percorso, fatto di lavoro e speranze incessanti, terminato il 28 aprile 2020 con il varo del nuovo viadotto progettato gratuitamente dall’architetto Renzo Piano.

Oltre alla corrosione del tirante della pila 9, a determinare il crollo del Ponte Morandi sono stati anche i mancati controlli e manutenzioni che “se fossero stati eseguiti correttamente, con elevata probabilità avrebbero impedito il verificarsi dell’evento”. Lo scrivono i periti del gip. “La mancanza – proseguono – e/o l’inadeguatezza dei controlli e delle conseguenti azioni correttive costituiscono gli anelli deboli del sistema”.

La relazione di circa 500 pagine sul disastro avvenuto il 14 agosto 2018, che causò la morte di 43 persone, è stata redatta nell’ambito del secondo incidente probatorio, quello che deve stabilire le cause del crollo. La procura aveva formulato 40 quesiti a cui i super esperti hanno risposto.

“Crollo per corrosione tirante, no cause esterne” Secondo quanto riportato nella relazione, la causa scatenante del crollo del ponte è stato “il fenomeno di corrosione a cui è stata soggetta la parte superiore del tirante Sud- lato Genova della pila 9”, mentre non “non sono stati individuati fattori indipendenti dallo stato di manutenzione e conservazione del ponte che possano avere concorso a determinare il crollo”.

“Dal 1993 nessun intervento su pila 9” Nello specifico i periti hanno rilevato dal 1993, data dell’ultimo intervento di manutenzione, “non sono stati eseguiti interventi che potessero arrestare il processo di degrado in atto e/o di riparazione dei difetti presenti nelle estremità dei tiranti che, sulla sommità del tirante Sud-lato Genova della pila 9 erano particolarmente gravi”. “Il tirante Sud-lato Genova della pila 9 ha mostrato un’evidente e gravissima forma di corrosione nella zona di attacco con l’antenna. La corrosione dei cavi primari ha avuto luogo in zone di cavità e mancata iniezione formatesi nella costruzione del ponte”.  

“Ignorate le indicazioni dello stesso Morandi” I periti, spiegando l’inadeguatezza della manutenzione effettuata nel corso degli anni, sottolineano come siano state “trascurate le indicazioni dello stesso ingegner Morandi con particolare riferimento al degrado degli acciai” dei tiranti. “Il progettista aveva posto attenzione al rischio di corrosione dei cavi.

Tali raccomandazioni erano particolarmente importanti e rilevanti tenuto conto della straordinarietà dell’opera. Inoltre, dalle prime verifiche, a breve distanza temporale dall’inaugurazione, sia tecnici del gestore sia lo stesso Morandi avevano evidenziato un già diffuso stato di ammaloramento e proposto modifiche di intervento”. 

Tra le cause del crollo anche “carenze progettuali e difetti di costruzione” Secondo i periti del gip le “carenze progettuali”, le “mancanze di specifiche tecniche adeguate sulle guaine dei cavi e sulle modalità di iniezione”, i “difetti costruttivi in fase di realizzazione” sono altre cause che hanno determinato il crollo del ponte Morandi.

Ci sono “carenze di controlli in fase di costruzione da parte della direzione dei lavori e della commissione di collaudo”, si legge ancora nella relazione.