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L’Italia resta al 18esimo posto nella classifica dell’attrattività, Germania in testa

Photo credit: Il Giornale d’Italia

(come riportato da Nicoletta Picchio su Il Sole 24 Ore)

Apertura, innovazione, efficienza, dotazione, sostenibilità: in base a questi parametri l’Italia è ferma al 18esimo posto nella classifica internazionale dell’attrattività

A guardare le macro aree l’Europa perde terreno e crescono invece i paesi asiatici e del Golfo arabo. Osservando i singoli paesi è la Germania quello che attrae di più, confermandosi in vetta alla classifica anche quest’anno, dopo averla raggiunta nel 2019.

È il risultato dell’analisi del Global Attractiveness Index, che confronta 144 paesi, prendendo in considerazione una serie di parametri (apertura, innovazione, efficienza, dotazione, sostenibilità).

Fermi al 18esimo posto, come nel 2019

L’Italia resta al diciottesimo posto, ma ha una riduzione del punteggio in negativo (60,36 da 61,15 del GAI 2019). Al secondo posto ci sono gli Usa, al terzo Singapore, seguito dal Giappone e poi dal Regno Unito. Tra i grandi paesi noi siamo in coda.

È quanto emerge dalla quinta edizione del progetto di ricerca GAI 2020, realizzato da The European House Ambrosetti con Aviva Assicurazioni Italia, Philip Morris Italia e Toyota Materiale Handling Italia, presentato al Workshop Ambrosetti di Cernobbio.

Servono riforme fiscali e più efficienza

Il nostro paese è indietro: per recuperare terreno sarebbero utili riforme fiscali, semplificazioni e maggiore equità. Le criticità maggiori restano nel segmento efficienza.

Il total tax rate, per esempio, secondo gli ultimi dati Eurostat, passa dal 53,1% al 59,1%, posizionando il nostro paese al 129° posto, in calo. Resta confermato il nodo della produttività totale dei fattori: siamo 65°, mentre l’anno scorso eravamo al 47° posto.

Il paese comunque mostra ampi margini di miglioramento per sostenibilità, tutela dei cittadini in difficoltà ed educazione. Serve una riforma fiscale, che punti ad una maggiore equità e semplificazione, il rilancio del Mezzogiorno, puntando su infrastrutture materiali e immateriali.

Sviluppare l’economia verde e circolare

Occorre una strategia di medio-lungo periodo per sviluppare l’economia verde e circolare. In una fase di reshoring, cioè di rientro delle imprese, per l’Italia sarà fondamentale cogliere questa occasione.