Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

La «caccia alle buche» dei cittadini milanesi: i pericoli in strada e sui marciapiedi

(come riportato da Stefano Landi sul Corriere della Sera)

Nonostante gli investimenti del Comune le segnalazioni in Rete sono in aumento. Su Facebook il gruppo che raccoglie le foto: «Liquidato meno di un infortunio su tre»

Oggi è saltato il parabrezza. E il fatto che sia considerata una buona notizia spiega bene la rassegnazione di chi si muove su due ruote lungo le strade di Milano.

Perché nonostante il mese e mezzo di grande secco (esclusa la spolverata d’acqua di ieri) e nonostante l’impegno della giunta in carica di arginare la questione, quello delle buche resta uno dei disagi più fastidiosi per chi si sposta in città. Dalla coppa dell’olio alle fratture ossee, in mezzo c’è un problema irrisolto, che a tratti sembra irrisolvibile.

Partire dalla fine: il Comune quest’anno ha stanziato 49 milioni di euro per la manutenzione di strade, sottopassi e sovrappassi. Erano 22,4 nel 2019 e 13,2 nel 2018. Se si esclude il restyling pre Expo, per certe cifre bisogna tornare indietro ai tempi della giunta Albertini, 15 anni fa. Segno che il problema è percepito ad ogni latitudine e che la sensibilità sul tema è sempre maggiore. Ma gli incidenti nel quotidiano restano.

Recentemente l’assessore alla Mobilità Granelli ha parlato di 4.300 emergenze risolte dopo le piogge torrenziali del mese di novembre; dal 4 novembre alla scorsa settimana eseguiti oltre 13.119 mila interventi di riparazione. Ogni giorno arrivano segnalazioni ed esce una squadra. Ma le riparazioni a volte non durano, perché la toppa può essere peggio del buco.

«I soldi stanziati in questo bilancio verranno usati fra un paio d’anni, stando ai tempi di bandi di gara — attacca l’assessore di Forza Italia Fabrizio De Pasquale —. Un meccanismo irrigidito da appalti, si potrebbe pensare a un global service come avviene per il verde. E poi si usano materiali di scarso livello: il grafene sarebbe molto più resistente dell’asfalto tradizionale».

Per contratto, le buche che possono causare pericolo per l’incolumità delle persone andrebbero riparate entro 90 minuti dalla segnalazione. Quelle meno pericolose entro 36 ore. Questo spesso non avviene, anche perché quelli che una volta si chiamavano «stradini», oggi eletti al ruolo di «street manager» sono 18, due per ogni municipio. Pochi, soprattutto nei casi di emergenze, dovendo coprire una rete di oltre 4 mila chilometri, tra strade e marciapiedi. Ultimamente una serie di inciampi burocratici per esempio ha creato gravi disagi alle strade dei municipi 6, 7 e 8.

L’ultimo slalom di ieri tra Darsena, corso Magenta, via Carducci, via Foppa, Visconti di Modrone, corso Colombo, viale Papiniano. Ma motociclisti, ciclisti e pedoni sanno che il catalogo si aggiorna ogni giorno. Oltre alla convivenza con l’altro problema, quello del pavé. Che a Milano non è un tema nuovo, dato che ogni sindaco, di solito nella prima fase del suo mandato, promette di rimuoverlo per destinarlo alle zone pedonali della città.

L’ultimo bollettino di guerra, stilato da Istat e Aci, si riferisce allo scorso triennio. Dei 725 incidenti stradali che hanno causato lesioni gravi in Italia, 84 sono avvenuti a Milano, con 90 feriti coinvolti. Un ulteriore riflessione nasce dal dato che riguarda le richieste di risarcimenti: nel 2018 sono stati 2037, 400 in più del 2016. Ma solo il 29 per cento (contro il 42% del 2016) di questi hanno portato alla liquidazione di un danno.

«Questo significa che c’è una categoria che più di tutti è vittima del problema buche e sono gli anziani. Basta farsi un giro ai pronti soccorsi, dove ormai i casi non si contano più. La metà degli infortuni derivano da quelle su strisce pedonali o sui marciapiedi», spiega Orietta Colacicco, che guida il «comitato degli arrabbiati».

Su Facebook ha lanciato la pagina «Caccia alla buca», dove ogni giorno piovono segnalazioni a suon di foto. «Davanti ai costi di un’azione legale, molti anziani si arrendono. Chiediamo che almeno un milione di quelli stanziati sia messo in un fondo per coprire le spese mediche di anziani infortunati in strada. L’alternativa a cui lavoriamo è una polizza del pedone, specifica per gli over 65, cosa che molte campagne assicurative possono fare», conclude Colacicco.