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Riportiamo un articolo di Giorgio Santilli scritto oggi per Enti Locali & Edilizia sulla ripartizione delle risorse finanziarie per i Ministeri spalmati in 15 anni.
La tabella nella bozza di Ddl di bilancio: 20 miliardi nel 2021-2026. Tra i ministeri vince la Difesa (che non potrà avere il Recovery)
A sorpresa sarà il ministero della Difesa a incassare nella legge di bilancio 2021 la somma più alta dei fondi destinati a finanziare le spese di investimenti: 12,7 miliardi su un totale di 50,3 miliardi. È quanto si evince dalla tabella inserita nella bozza di disegno di legge di bilancio che definisce subito la ripartizione delle risorse fra i ministeri e fra una quarantina di capitoli di spesa complessivi.
I 50,7 miliardi sono spalmati su 15 anni, come succedeva anche in passato con il fondo investimenti della Presidenza del Consiglio.
Nel 2021 ci sono 2,7 miliardi, come nel 2022, mentre nel 2023 si sale a 3.650 milioni, nel 2024 a 3.550, nel 2025 a 3.600, come nel 2026. Nel periodo del Recovery Plan, dal 2021 al 2026, le somme nazionali aggiuntive a quelle europee si attesteranno a 19,8 miliardi, mentre nel triennio 2021-2023 è di 9.050 milioni.
La cifra
molto alta attribuita alla Difesa viene motivata con il fatto che quel
ministero, come altri, non potrà accedere ai fondi del Recovery Plan dove ci
saranno fondi specifici per le infrastrutture di trasporto e per l’ambiente.
Al ministero delle Infrastrutture sono attribuite dalla tabella risorse
complessive per 6.974 milioni nei quindici anni cui vanno però aggiunti altri
750 milioni del contratto di programma di Rfi (parte servizi) per un totale che
salirebbe oltre i 7,7 miliardi.
Al capitolo infrastrutture di mobilità sono riconducibili anche le poste attribuite alle Province per la messa in sicurezza di ponti e viadotti (400 milioni) e quella per la perequazione infrastrutturale fra le Regioni che vale 4,6 miliardi. In tutto fanno 12,7 miliardi.
La tabella ripartisce i fondi fra una quarantina di voci, quindi non fa una scelta su pochi obiettivi strategici, come in questi giorni si dice con riferimento ai piani europei.
Lo stesso ministero delle Infrastrutture è accreditato di dodici voci: contratto di programma Rfi (3.805 milioni), contratto di programma Anas (1.231 milioni), Torino-Lione (415 milioni), Roma-Latina (250 milioni), edilizia penitenziaria (100 milioni), sicurezza stradale (100 milioni), progettazione infrastrutture strategiche (20 milioni), potenziamento servizi ferroviari regionali (80 milioni), metropolitane (500 milioni), ferrovie regionali di competenza statale (20 milioni), porti (400 milioni), elicotteri della guardia costiera (54 milioni).
Nei primi
tre anni al Mit sono accreditati rispettivamente 53, 124 e 276 milioni.
Ben poca cosa, vista così, ma bisogna ricordare che – se sarà confermato
l’impianto che già era del fondo investimenti – le amministrazioni beneficiarie
potranno ricevere anticipazioni (anche dell’intera somma quindicennale), se
autorizzate dal Mef, da Bei, Cdp o banche.
Con questa accortezza sarebbe quindi possibile impegnare l’intera somma. Va detto che rispetto al fondo investimenti degli ultimi quattro anni, la distribuzione fra i vari ministeri avverrebbe quest’anno direttamente nella legge di bilancio, evitando così i ritardi di circa un anno per la distribuzione dei fondi denunciati ancora domenica scorsa dal Sole 24 Ore per il fondo 2020.
Vediamo le altre amministrazioni, ricordando sempre che la spalmatura di partenza è su 15 anni. Al Mise andrebbero 5,3 miliardi, all’Università 2,8 miliardi per edilizia ed enti di ricerca. Ai Beni culturali 1.530 milioni, all’Istruzione 1.540 milioni, alla Sanità 2 miliardi.