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(come riportato da Isidoro Trovato sul Corriere della Sera)
L’indagine condotta dalla Fondazione degli ingegneri parla chiaro: per il 75% degli ingegneri il primo quadrimestre 2020 si è chiuso con una riduzione del volume d’affari rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso.
Il 33% del campione ha indicato che la riduzione è stata superiore al 30%. Per il 9,3% vi è stato un incremento e per il 15% il fatturato è rimasto stabile. E chi è riuscito a incrementare il fatturato ha sfruttato lavori concretizzatesi tra fine anno scorso e primi due mesi di questo. Per metà dei professionisti tra due mesi, in mancanza di provvedimenti efficaci, le risorse liquide per poter gestire lo studio saranno terminate.
Quasi il 77% degli ingegneri si è concentrato in questi mesi su lavori acquisiti prima della crisi; in sostanza ha cercato di gestire il gestibile; il 13% ha proposto lavori a committenti privati ed il 10% ha cercato di lavorare su gare pubbliche, con tutti i limiti che questo comporta, dato il rallentamento già in atto nella pubblicazione di nuove gare, per non parlare del prevedibile rallentamento dell’espletamento delle gare stesse.
«Le norme di oggi nascono vecchie — afferma Armando Zambrano, presidente degli architetti italiani — il codice degli appalti è figlio di tangentopoli, applica criteri superati e controproducenti per la situazione attuale. Servono regole chiare e non ostative. Chi trasgredisce paga, ma ci deve essere certezza di diritto e tempi certi per la durata dei cantieri».
Secondo l’indagine degli ingegneri, per quasi la metà degli intervistati (49,2%) da qui all’estate inoltrata il quadro potrebbe migliorare; si fa affidamento sulla possibilità di nuovi lavori e incarichi. Però per molti si tratterà di un miglioramento molto lieve e, probabilmente, lento.
La ripresa, per la grande maggioranza degli studi professionali, dipende da una molteplicità di fattori che riguardano ad esempio il clima di fiducia generale, l’andamento degli investimenti pubblici, la disponibilità di mezzi liquidi, la capacità delle Amministrazioni Pubbliche di agevolare il lavoro dei professionisti, la capacità delle autorità di Governo di attuare realmente, al di là dei molti annunci, interventi coerenti (e non disorganici come spesso accaduto) di rilancio dell’economia, la possibilità per i professionisti di fruire da subito di misure di sostegno che consentano di affrontare la fase di emergenza, la disponibilità di misure fiscali meno opprimenti.
«Tra le differenti misure che possono servire ad affrontare la crisi — ricorda il presidente degli ingegneri — quelle legate all’alleggerimento del peso fiscale sui singoli professionisti appaiono come la priorità assoluta. In particolare, la rimodulazione delle aliquote per gli anni 2020 e 2021, in via straordinaria, è la misura considerata come prioritaria, associata peraltro al rinvio al 2021 dell’acconto da versare nell’autunno 2020, per i redditi 2019».
È evidente che dato lo stato di fermo attuale e la crisi di mezzi liquidi persistente, molti professionisti prevedono di non avere risorse sufficienti per pagare le tasse sui redditi dell’anno precedente, essendo cambiato radicalmente il quadro reddituale.
«Nessuno dimentichi — avverte Zambrano — che l’edilizia genera un indotto molto ampio e tenere fermo questo comparto significa bloccare l’economia. Basterebbe allineare le norme sulle opere pubbliche alla disciplina europea. Pensare di non investire sul nostro patrimonio edilizio sarebbe un suicidio».