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Il ponte tibetano più alto d’Europa: un’idea dei giovani della val Brembana per salvare i loro monti

A Dossena, piccolo paese dell’alta Valle Brembana, in provincia di Bergamo, stanno per realizzare il ponte tibetano più alto d’Europa e tra i più lunghi al mondo. L’idea di un gruppo di giovani del paese, dai 19 ai 28 anni. E lo finanzierà per intero Regione Lombardia.

Nonostante il ponte tibetano porti alla mente paesaggi decisamente lontani ed esotici, l’Italia si conferma ancora una volta “patria” di questa particolare struttura. È infatti in programma la realizzazione di un nuovo ponte sospeso, destinato a diventare il più alto d’Europa e tra i più lunghi al mondo. Dove?

A Dossena, paesino di circa 900 anime nell’alta Valle Brembana, in provincia di Bergamo. Una vera e propria scommessa dei giovani (e giovanissimi, c’è persino un classe 2000) amministratori (e non solo) del paese: l’assessore al Turismo Walter Balicco, 28 anni, i consiglieri Simone Locatelli, 23 anni e Riccardo Omacini, 19 anni e Stefano Trapletti, 26 anni.

Guidati dal sindaco Fabio Bonzi, 37 anni. Ma quella del ponte tibetano è solo la punta dell’iceberg – la nota di sana “follia” – di un più ampio programma di rilancio del paese che la squadra di giovani vuole portare avanti. Ma andiamo con ordine.

Tutto è cominciato – spiega Simone Locatelli – preparando un documento che contenesse tutti i nostri progetti, non solo turistici. Ci siamo ispirati a diversi piani di sviluppo, soprattutto a quello delle Langhe. Abbiamo analizzato così i punti deboli di Dossena cercando di dare delle risposte, sviluppando tre ambiti: parte ricettiva, attrattiva (qui troviamo anche il ponte tibetano ndr) e ambientale. L’obiettivo primario è contrastare il fenomeno dello spopolamento, e dare lavoro alle donne. Se la donna trova lavoro a Dossena, è più probabile che la famiglia resti in paese”.

Il più alto di tutti

L’idea del ponte tibetano è nata per caso – spiegano i ragazzi –. Inizialmente avevamo pensato ad un volo dell’angelo che partisse dalla chiesa parrocchiale e arrivasse fino alla cava di gesso. Poi abbiamo pensato sarebbe stato ancora più suggestivo un ponte tibetano. Ma noi lo abbiamo inserito nel piano di sviluppo come ciliegina sulla torta, non avevamo la certezza che avremmo trovato i finanziamenti per realizzarlo”.

Finanziamenti che, invece, sono arrivati a fondo perduto da parte di Regione Lombardia, che si è evidentemente innamorata del progetto di questi giovani intraprendenti. Un milione di euro lo stanziamento da parte dell’ente, di questi 650 mila serviranno per realizzare il ponte tibetano.

Ma quali sono le misure di questo futuro ponte dei record? Sarà lungo circa 500 metri e avrà un’altezza massima di 150 metri: parte da 880 metri e sale a quota 1030 metri. Numeri che consentiranno (se saranno confermati poi in fase realizzativa) al ponte tibetano di Dossena di superare quello in Val Tartano, in provincia di Sondrio, il cosiddetto “Ponte nel Cielo”, alto 140 metri (e lungo 234 metri).

Anche la lunghezza di circa 500 metri posizionerà l’opera della Val Brembana tra le prime al mondo: il primo, ad oggi, è il ponte tibetano a Randa, nel Canton Vallese in Svizzera, lungo 494 metri. Pochi metri in meno per il ponte tibetano a Cesana Claviera in Alta Val di Susa (Piemonte): 478 metri. Ma questi record di lunghezza potrebbero essere sgretolati dal ponte tibetano in fase di costruzione a Castelsaraceno, in provincia di Potenza. Lunghezza prevista: 580 metri.

Il ponte partirà da dietro la chiesa parrocchiale del paese e arriverà fino ad una cappelletta dell’Avis. Il tutto attraversando una vallata panoramica assolutamente suggestiva, con i monti Zucco (1.232 m) e Alben (781 m) a fare da skyline, insieme al resto delle bellissime prealpi orobiche. L’attraversamento potrà essere percorso in una sola direzione e si dovrà salire imbragati, agganciati ad una fune. Ma quando sarà pronto?

“Salvo imprevisti – spiega il sindaco Bonzi -, ci vorranno circa sei mesi per progettazione e autorizzazione, e due mesi per realizzare il ponte. Abbiamo preso contatto con alcuni consulenti ed esperti, i quali ci hanno riferito che non dovrebbero esserci grandi problemi nella costruzione dell’opera, anche perché questa tipologia di ponte è semplice: ci sono 5 cavi di acciaio, due per la passerella, due per il corrimano e uno, posizionato in alto, per agganciare le imbragature. I cavi si innesteranno direttamente nel terreno tramite un ancoraggio. Anche le pedate saranno in acciaio”.

La speranza di giovani e amministrazione comunale, ovviamente, è che si generi un flusso turistico importante, con evidenti ricadute economiche ed occupazionali per tutto il paese.

Abbiamo ipotizzato che arriveranno a Dossena circa 40 mila visitatori – spiega il primo cittadino – , la metà rispetto al ponte in Val Tartano, che registra ogni anno 80 mila visitatori. Per evitare di creare troppo disagio e bloccare il paese, l’idea è di fermare i mezzi dei turisti in alcuni punti strategici, fuori dal centro storico, e attivare un servizio di bus navetta per farli arrivare in paese. Poi, dal centro di Dossena, proseguirebbero a piedi fino al ponte, poco distante”.

La montagna che vuole farcela

In totale controtendenza rispetto ad una montagna che fatica a trattenere i suoi (pochi) giovani, a Dossena sono gli stessi ragazzi che provano a “trattenersi da soli” grazie ad un importante lavoro di valorizzazione del territorio (con paesaggi che, in effetti, non hanno nulla da invidiare a mete più blasonate) supportato dal Comune e declinato tramite la cooperativa sociale “I Raìs” (composta da giovani di Dossena, ovviamente) che, ad oggi, gestiscel’hotel Mirasole (rimasto chiuso per 15 anni), una trattoria e l’albergo diffuso.

Un esempio tanto coraggioso quanto virtuoso, che dimostra come stimolando e coinvolgendo i giovani si può davvero far rivivere la montagna, creando piccole economie che possano garantire un futuro lavorativo ai giovani (o almeno a parte di loro) senza che questi abbandonino i loro territori.

Dossena non ha da offrire il solo ponte tibetano, che non sarà comunque pronto prima del prossimo autunno: si può visitare le antiche miniere (che prossimamente ospiteranno un nuovo parco speleologico – unico in Italia – e un percorso ad anello), un’area wilderness, una terrazza panoramica, prelibatezze gastronomiche come il Minadùr (formaggio fatto stagionare proprio nelle miniere), dipinti di grandi artisti all’interno della chiesa parrocchiale come Paolo Veronese, Carlo Ceresa e Palma il Vecchio.