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Il lockdown modifica i comportamenti di guida

(come riportato in una nota di Carlo Argeni)

Ansia e preoccupazioni sono motivo di distrazione quando siamo al volante

Andate piano, cosa vi costa? Possibile che non ci sia modo di fare capire a chi è al volante che quando si guida bisogna prestare attenzione alla strada? Che telefonate, e-mail, sms, selfie e improvvide navigate su Internet possono aspettare momenti più opportuni?

Sono, queste, solo alcune di quella sfilza di domande che potremmo fare agli indisciplinati di turno, perché sono ancora troppi gli incidenti stradali che la cronaca continua a registrare.

A farne le spese ci sono pure i pedoni, i ciclisti, i motociclisti. Quelli che, comunemente, sono definiti gli “utenti deboli” della strada. Una “debolezza” che trova ragione nel loro essere più vulnerabili ed esposti ai sinistri.

La riapertura e la riparta delle attività ripropone la questione della sicurezza stradale. E’ naturale chiedersi se il lockdown abbia modificato, e quanto, i comportamenti di guida. Se la forzata limitazione alla mobilità abbia degli strascichi.

Lo stress che oggettivamente comporta l’essersi ritrovati in questa emergenza sanitaria si riflette, consciamente o inconsciamente, sugli atteggiamenti individuali. Distrazione e ansia sono un mix esplosivo, causa e concausa di molti incidenti. Non sono (spesso) i soli devices di bordo o smartphone e altri gingilli elettronici a estraniarci dalla guida: preoccupazioni familiari, sociali, lavorative occupano insistentemente i nostri pensieri.

Questo, inevitabilmente, porta a una minore concentrazione rispetto a quello che accade attorno a noi. Il traffico non concede sconti a nessuno, perché la circolazione è un flusso dinamico con regole da rispettare. Si interagisce con altri, non si è quasi mai soli.

Quando siamo al volante o sulla moto bisogna accantonare le inquietudini personali e familiari. A ricordarcelo le molte campagne di informazione e sensibilizzazione volte a promuovere una sempre maggiore sicurezza stradale.