Come cita una nota del Corriere, si è riaperta la trattativa per la concessione di Autostrade per l’Italia. Negli ultimi giorni, dopo il voto in Emilia Romagna, si percepisce un clima diverso che farebbe pendere la bilancia verso una sostanziale revisione della convenzione che regola i rapporti tra lo Stato e la società controllata dalla famiglia Benetton tramite Atlantia.
L’ipotesi è che si stia ragionando sul calcolo delle tariffe autostradali da qui al 2038, scadenza naturale della concessione.
L’esecutivo non sarebbe sordo ma aveva chiesto un taglio del 5% a novembre scorso, proposta rifiutata da Autostrade. Da Palazzo Chigi, pur considerando la delicatezza della questione con una parte del Governo ancora orientata sulla revoca della concessione, filtra una disponibilità a patto che si verifichi una precondizione.
La totale adesione di Autostrade per l’Italia al modello tariffario dell’Authority dei Trasporti che prevede un allineamento di mercato alla remunerazione del capitale investito (che scenderebbe di almeno tre punti percentuali, dal 10 al 7% lordo all’anno) e una forte riduzione del margine operativo della concessionaria rispetto ai ricavi derivanti dai flussi di cassa dei pedaggi. Attualmente Autostrade registra un ebitda di 2,3 miliardi su un fatturato di oltre 6. Una quota non parametrata ai benchmark internazionali, secondo l’Authority dei trasporti.
Il modello ideato dai tecnici guidati da Andrea Camanzi, numero uno dell’Authority, avrebbe l’appoggio incondizionato del ministero del Tesoro e di quello dei Trasporti e avrebbe avuto l’ok anche dal Segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Chieppa, fedelissimo del premier Giuseppe Conte personalmente al lavoro sul dossier.
Fonti vicine al dossier rilevano la volontà di aprire il negoziato pur constatando, secondo Autostrade, che il modello regolatorio dell’Authority non calcolerebbe al meglio la produttività delle tratte rispetto alla remunerazione degli investimenti.
Tanto da aver fatto ricorso impugnando la delibera dell’Art alla quale dovranno essere parametrati tutti i piani economico-finanziari delle società concessionarie. Sono documenti che i gestori dovranno presentare al ministero dei Trasporti entro marzo per la successiva approvazione entro luglio.
Autostrade rileva che inciderebbe su uno dei due fattori o su entrambi: l’entità degli investimenti in manutenzione e le spese per il personale, entrambi non negoziabili vista l’anagrafica di buona parte della rete italiana (con viadotti anche di 70 anni) e considerato l’impatto sociale che ne deriverebbe.