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Idrogeno, così l’Europa sarà un continente «green». Il piano Ue per l’energia pulita

(come riportato da Valentina Iorio sul Corriere della Sera)

Un programma trentennale da oltre 180 miliardi

La nuova alleanza europea

Per favorire questo percorso la Commissione europea ha lanciato la Clean Hydrogen Alliance, l’alleanza europea sull’idrogeno che, su modello di quella per le batterie, riunisce istituzioni pubbliche, mondo dell’impresa e della ricerca.

La piattaforma, spiega Bruxelles, è aperta a tutti gli attori pubblici e privati impegnati nella produzione di idrogeno rinnovabile o a bassa emissione di carbonio che sono pronti a contribuire agli obiettivi stabiliti dall’Ue.

“L’alleanza incanalerà gli investimenti nella produzione di idrogeno e svilupperà una pipeline di progetti concreti per sostenere gli sforzi di decarbonizzazione delle industrie europee ad alta intensità energetica come l’acciaio e i prodotti chimici”, ha dichiarato il commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton.

Potenziare l’elettrico e accelerare lo sviluppo delle stazioni di carica

Oltre alla strategia per l’idrogeno, l’Ue ha adottato una strategia per l’integrazione del sistema energetico. La produzione e il consumo di energia, ricorda Bruxelles, sono responsabili del 75 % delle emissioni di gas a effetto serra. Il sistema energetico è quindi un tassello fondamentale per conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.

L’integrazione del settore consente di combinare l’offerta di energia decarbonizzata e rinnovabile con tecnologie efficienti sul fronte della domanda, come motori elettrici, pompe di calore e celle a combustibile. La strategia si basa su un sistema circolare in cui, ad esempio il calore di scarto dei siti industriali e dei centri dati viene utilizzato. Inoltre punta a estendere quanto più possibile il ricorso all’energia elettrica pulita.

L’idea è di aumentare l’uso di energia elettrica rinnovabile negli edifici, nei trasporti e nell’industria, ad esempio attraverso pompe di calore, veicoli elettrici e forni, accelerare lo sviluppo di stazioni di ricarica per veicoli elettrici e l’iniezione di elettricità rinnovabile nella rete.

Le potenzialità italiane

L’Italia ha tutto da guadagnare da questa rivoluzione dell’idrogeno verde. Può contare infatti sulla presenza diffusa di fonti rinnovabili e ha l’interesse ad aumentare la propria produzione energetica, poiché dipende dalle importazioni per più del 70% del proprio fabbisogno.

Inoltre l’ampia rete del gas potrebbe consentire il collegamento fra il Sud del Paese, ricco di energia rinnovabile, con i centri di domanda situati nel Nord, e rendere possibile la nascita di sistemi energetici altamente indipendenti e completamente rinnovabili nelle isole.

L’idrogeno pulito viene prodotto tramite elettrolisi dell’acqua a partire da fonte energetica solare o eolica per essere poi trasportato e utilizzato come un gas.

Un altro vantaggio dell’idrogeno è che può contribuire alla diffusione su larga scala delle rinnovabili. Può essere infatti impiegato per lo stoccaggio stagionale o per coprire esigenze di bilanciamento di breve termine. L’Italia sfruttando la sua posizione nel Mediterraneo e il collegamento con il Nord Africa potrebbe importare idrogeno a un costo inferiore rispetto a quello di produzione.

Secondo un rapporto realizzato da McKinsey per Snam il nostro Paese potrebbe contribuire a sviluppare infrastrutture per il fotovoltaico nei Paesi dell’Africa settentrionale ed importare l’idrogeno prodotto in Sicilia con un costo inferiore del 14% rispetto alla produzione domestica. Nella stessa Sicilia, secondo la società, potrebbe essere inizialmente sviluppata una capacità pari a 50 MW di elettrolizzatori per produrre idrogeno verde, sfruttando il basso costo dell’energia elettrica eolica e solare.

I big italiani in campo

Tra i big italiani che da tempo investono sull’idrogeno c’è Snam secondo cui l’utilizzo di questa fonte di energia rinnovabile può essere una risposta ai cambiamenti climatici. «L’idrogeno potrebbe arrivare a coprire quasi un quarto della domanda nazionale di energia entro il 2050 in uno scenario di decarbonizzazione al 95%, necessario per rientrare nel target di contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi», aveva raccontato l’ad Marco Alverà in un’intervista al Corriere.

Anche Eni ha scommesso su questa fonte rinnovabile con la riconversione green delle raffinerie di Gela e di Porto Marghera. La società ha anche rinnovato da poco l’accordo con Fincantieri per la produzione e il trasporto di vettori energetici come l’idrogeno.