Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Emergenza sanitaria e porti: le preoccupazioni di D’Agostino e Uggè

Photo credit: ilpiccolo.geolocal.it

(come riportato da Le Strade dell’Informazione)

Zeno D’Agostino invoca “un cambio di paradigma”. È quanto emerge dalle dichiarazioni rilasciate a Dario Di Vico sul Corriere della sera parlando di logistica, tema cardine in queste settimane in cui stanno vigendo misure antivirus per persone e merci, sebbene queste ultime non siano state bloccate. Il presidente dell’autorità portuale di Trieste, vicepresidente dell’associazione europea di categoria e docente di logistica, pensa che in quest’ambito sia importante “avere un piano B e forse anche un piano C” perché gli eventi storici degli ultimi 20 anni hanno determinato cambiamenti rapidi e repentini. Un impegno di cui, secondo D’Agostino, dovrebbe farsi carico lo Stato, o meglio gli Stati: “Il cruscotto dei privati è giocoforza diverso, è più striminzito, ci sono pochi indicatori. Gli Stati invece governano i territori e non a caso sono Donald Trump e Xi Jinping i protagonisti di questa fase storica”.

Sul tema del trasporto su gomma Paolo Uggè, vicepresidente vicario Conftrasporto, sottolinea che l’offerta italiana aveva da poco iniziato un proprio processo virtuoso “che però ora rischia di rimanere bloccato. Si stavano costruendo aziende con le spalle più larghe, capaci di garantire standard di qualità più elevata sia per i clienti sia per i dipendenti”. Per avere un dato basta ricordare come fino a qualche anno fa fosse il 75 per cento delle imprese italiane di trasporto merci ad avere in dotazione un solo tir: ora la quota è scesa al 50 per cento. “Alcune microaziende – prosegue Uggè – sono uscite dal mercato, ma in molti altri casi si sono riusciti ad avviare percorsi di aggregazione e di accorciamento della filiera. È il presupposto per potere ampliare la gamma dei servizi offerti, per fare margini più ampi. Una selezione guidata, al posto della pura sottrazione darwiniana”. La crisi del coronavirus rischia di non far respirare nemmeno questo processo di politica industriale dal basso, decisivo per qualificare l’offerta italiana e far emergere una categoria di imprenditori più solidi e moderni: la dilazione dei pagamenti da parte dei grandi gruppi della distribuzione organizzata penalizza inoltre moltissimo le aziende di tir. Secondo Uggè infatti “quando l’economia riprenderà si ripartirà giocoforza dalla Cina e se i porti italiani dovessero essere sostituiti con quelli esteri, ne avremmo come conseguenza un mancato incasso dei dazi. Se anche solo il 10% delle navi venisse dirottato su scali diversi dai nostri la perdita sarebbe, solo per limitarci a questa partita, di 1,5 miliardi”.