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Ecco le strade più pericolose d’Italia

Photo credit: Il Cittadino di Monza e Brianza

(come riportato su Il Sole 24 Ore)

Sono la penetrazione urbana della A24, la Tangenziale Nord di Milano, e la diramazione Catania A18 dir

Le strade più pericolose d’Italia sono grandi arterie vicino alle città: la penetrazione urbana della A24, la Tangenziale Nord di Milano, la diramazione Catania A18 dir. Per le due ruote le strade più pericolose sono la statale Aurelia, il Grande raccordo anulare e la statale 16 Adriatica, mentre per i pedoni sono l’Aurelia, la Casilina e la Tirrena inferiore.

La mappa degli incidenti stradali che emerge dalla “Localizzazione degli incidenti stradali 2019” realizzata dall’Aci, emerge che 74 incidenti su 100 avvengono sulle strade urbane, 21 sulle extraurbane e 5 in autostrada.

Registrati 1.257 decessi

Nel 2019 in autostrada è leggermente in calo il numero di incidenti (-1,5%), diminuisce anche il numero di morti (-6,9%), sulle strade extraurbane diminuiscono sia gli incidenti (-3,8%) che i morti (-6,8%). Nei centri abitati, nel complesso, rimangono stabili gli incidenti, diminuiscono i morti (-5%), mentre nei piccoli centri, attraversati da strade extraurbane, anche gli incidenti. Lo studio analizza 36.526 incidenti (1.143 mortali), con 1.257 decessi (il 39,6% del totale) e 58.535 feriti, avvenuti su circa 55mila chilometri di strade della rete viaria principale del Belpaese.

Le autostrade urbane più pericolose

Fra le autostrade urbane le più pericolose sono la penetrazione urbana della A24 (13,2 incidenti/km), la Tangenziale Nord di Milano nel tratto Monza e della Brianza (10 incidenti/km) e la diramazione di Catania A 18 dir (9,4 incidenti/km), mentre per la rete autostradale la media nazionale è di 1,2 incidenti/km. Per le strade extraurbane, dove la media nazionale è di 0,6 incidenti/km, il triste primato spetta alla Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga nei tratti in provincia di Milano (8,3 incidenti/km) ed in provincia di Monza e della Brianza (7,6 incidenti/km) e alla SS 131 dir – Carlo Felice in provincia di Cagliari (7,2 incidenti/km).

Chi sono gli utenti più vulnerabili

Sulle strade extraurbane gli utenti vulnerabili rappresentano una quota molto elevata dei decessi, in aumento rispetto allo scorso anno: il 33,8% (1 morto su 3) è ciclista, “dueruotista” o pedone. Nel 20,4% dei casi è deceduto un motociclista (257), nel 9,1% un pedone (115) e nel 4,2% un ciclista (53). Rispetto al 2018 i pedoni morti sono in diminuzione (erano 137, pari al 10,2%), mentre i ciclisti morti aumentano (erano 39, pari al 3%).

I motociclisti coinvolti nel 18,6% dei sinistri

I motociclisti sono coinvolti nel 18,6% degli incidenti stradali; i ciclisti nel 3,9%.L’indice di mortalità delle due ruote (sia motocicli che biciclette), è molto più elevato di quello delle quattro ruote: 3,6 morti ogni 100 mezzi coinvolti in incidente, rispetto all’1,3 delle auto.

Al vertice delle tratte più pericolose per le due ruote c’è l’Aurelia in Liguria, il Grande raccordo anulare di Roma, la statale 16 Adriatica in provincia di Rimini, la 18 Tirrena-Inferiore in provincia di Salerno, la 249 Gardesana Orientale in provincia di Verona, la 145 Sorrentina in provincia di Napoli, la 6 Casilina in provincia di Roma, la Tangenziale Est-Ovest di Napoli

Le strade più pericolose per i pedoni

Tra le strade dove si registrano un numero particolarmente elevato di investimenti di pedoni ci sono Aurelia, Casilina, Tirrena Inferiore, Tiburtina Valeria e Tosco Romagnola. Nel 2019 si è verificato più di un investimento mortale sulla statale 7 quater Domiziana nel comune di Mondragone, sulla statale 16 Adriatica nel comune di Bari, sulla 4 Salaria nel comune di Montelibretti, ma anche sul Grande raccordo anulare di Roma.

Migliorano alcune statali

Rispetto al 2018 le strade nelle quali gli incidenti sono diminuiti sono la 313 di Passo Corese, in provincia di Rieti, la 186 di Monreale, in provincia di Palermo, la 254 di Cervia in particolare in provincia di Forlì-Cesena, la 211 della Lomellina nella tratta in provincia di Novara: la diminuzione degli incidenti è stata almeno del 45% e non si sono verificati eventi mortali.

I veicoli industriali sono coinvolti nel 20,4% degli incidenti

In autostrada i veicoli industriali – autocarro (anche leggero), autotreno o autoarticolato, motrice – sono coinvolti nel 20,4% degli incidenti, una percentuale significativamente inferiore rispetto al 2018. Gli spostamenti e le partenze nei fine-settimana incidono in modo particolare: giugno e luglio i mesi con la maggiore incidentalità (rispettivamente 10,1% e 10% del totale).

Il venerdì è il giorno in cui si verificano più incidenti (14,9%). Dalle 18 alle 20 le ore più critiche. L’indice di mortalità è più elevato in marzo (4,6 decessi ogni 100 incidenti), mese che si colloca al secondo posto anche per numero di morti (135) dopo giugno (147).

Traversi: «Nel piano sicurezza attenzione ai pedoni più deboli»

Il sottosegretario del Mit Roberto Traversi ha detto – intervenendo al webinar “Sicurezza stradale: Obiettivo zero vittime” organizzato dall’Anas in collaborazione con Piarc Italia (Associazione mondiale della strada) – che il dicastero è al lavoro per definire i primi passi per la realizzazione del Piano Nazionale per la Sicurezza stradale 2030, «che guiderà gli interventi del ministero con l’obiettivo di dimezzare in dieci anni la mortalità per incidente stradale».

E ha sottolineato che è stata posta «particolare attenzione a cinque categorie deboli su cui definire altrettante linee strategiche: ciclisti, pedoni, utenti delle due ruote motorizzate, bambini, over 65». É stato deciso, ha detto Traversi, «di fare un focus, del tutto nuovo, anche sulle misure del post-incidente, per garantire maggiore efficacia e tempestività del sistema di soccorso, e per ampliare e specializzare le strutture riabilitative sul territorio nazionale», con un confronto continuo con gli attori presenti sul territorio.

Obiettivo Anas: ridurre gli incidenti stradali del 50% entro il 2030

Anas (Gruppo Fs Italiane) in occasione della Giornata mondiale in Ricordo delle vittime della strada ha ribadito l’obiettivo di ridurre gli incidenti stradali sulla rete stradale e autostradale del 50% entro il 2030. L’amministratore delegato di Anas Massimo Simonini ha sottolineato che l’azienda «è impegnata nell’obiettivo di ridurre gli incidenti stradali sulla propria rete del 50% entro il 2030». Per raggiungere questo obiettivo Anas punta a breve termine sull’aumento delle risorse per la manutenzione e a medio termine su progetti di sicurezza passiva innovativa e anche smart road.

Investimenti per 29,9 miliardi nel contratto di programma Anas 2016-2020

Il “Contratto di Programma Anas 2016-2020” rimodulato «è passato da 23,4 miliardi a un totale di 29,9 miliardi di investimenti». Si tratta, è stato spiegato, di 15,9 miliardi (+44% rispetto a prima), pari al 53% del Piano complessivo, che vanno alla manutenzione programmata, adeguamento e la messa in sicurezza della rete; 14 miliardi, pari al 47%, sono destinati a nuove opere e completamenti itinerari.

Il 52% degli investimenti del Piano interessa le regioni del Sud Italia e le isole per un totale circa 15,7 miliardi. Il 24%, pari a circa 7 miliardi, riguarda le Regioni del centro. Il 19%, pari a circa 5,7 miliardi, riguarda le Regioni del nord. Il restante 5% comprende investimenti per danni ed emergenze, fondo progettazione e investimenti in tecnologie stradali e applicazioni tecnologiche.