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Dissesto idrogeologico, Ance: tornare a programma unico con un’unica governance

Photo credit: Edilizia e Territorio

(Come riportato in una nota di Massimo Frontera – Edilizia e Territorio)

Un errore abbandonare il modello centralizzato della struttura di missione «Italia Sicura».

Cancellare la struttura “Italia sicura” sostituendola con una pluralità di programmi e canali di spesa sul dissesto idrogeologico e – contemporaneamente – moltiplicare i centri decisionali e di governance è stato un errore che sta pagando con una dilatazione dei tempi di approvazione, la crescente difficoltà di realizzare gli interventi.

È questa, in sintesi la denuncia dell’Ance, il cui vicepresidente Romain Bocognani è stato ascoltato martedì 10 novembre dalla commissione Ambiente della Camera, proprio in tema di dissesto idrogeologico. Il suggerimento dei costruttori è di tornare al più presto a un modello il più possibile centralizzato, a più livelli: di spesa (con un unico fondo pluriennale); di governance (con un unico decisore politico); di procedure (con una sola struttura autorizzatoria). I

l tutto per cercare di velocizzare il più possibile i cosiddetti “tempi di attraversamento” («ma sarebbe meglio chiamarli tempi morti») e consentire di attuare le opere.

La cabina di regia Strategia Italia (nata a febbraio 2019 per verificare lo stato di attuazione di una serie di interventi a rilevante rischio per il territorio, incluso il dissesto idrogeologico) e la Struttura di Missione InvestItalia (con compiti di coordinamento delle politiche del governo e di indirizzo politico e amministrativo dei ministri in materia di investimenti pubblici e privati) «al momento, con nostro rammarico, non sembrano aver inciso in alcun modo sul processo realizzativo degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico», dice senza mezzi termini Bocognani in riferimento al cosiddetto Piano “Proteggi Italia” con 10,7 miliardi di finanziamenti pluriennali, attuato dal Cipe nel 2019 con un piano stralcio da 315 milioni per 263 interventi urgenti.

Non solo il governo ha abbandonato il modello centralizzato; ma anche il Parlamento si sta muovendo verso una pluralità di liste. Va infatti in questo senso, infatti, il Ddl Ambiente «che prevede la definizione di elenchi annuali dei lavori, senza alcuna prospettiva e senza alcun coordinamento: è forte il rischio di passare da un programma strategico pluriennale di riduzione del rischio idrogeologico a più di 300 singoli elenchi annuali dei lavori».

Non è questa la strada – sostiene l’Ance – per accelerare la spesa, moltiplicare i cantieri e ridurre le tante sacche di inefficienza e ritardi, su vari fronti. Come per esempio, quello della progettazione: «dopo quattro anni, dei 100 milioni del fondo della progettazione, meno del 20% sono stati trasferiti alle Regioni».

L’Ance indica nel cosiddetto Piano stralcio per le aree metropolitane un altro esempio di inefficienza della spesa. A quattro anni dalla sua approvazione, il piano da 1,3 miliardi per interventi di mitigazione del rischio idrogeologico (di cui 660 milioni per opere tempestivamente cantierabili) il 64% dei lavori, scelti nel 2015 proprio per la loro cantierabilità, era ancora in fase di progettazione.

Da qui le proposte avanzate dai costruttori, per superare le numerose difficoltà e ritardi nell’attuazione degli interventi. Per prima cosa serve «un grande e unico piano di manutenzione con risorse subito disponibili e una strategia pluriennale», superando la attuale «logica emergenziale» con una pluralità di programmi ed elenchi di lavori.

A questo piano unico deve corrispondere una sola struttura di governance, riportando ad un unico soggetto il coordinamento delle varie istituzioni coinvolte. «L’impostazione della struttura di missione Italia sicura – ribadisce il direttore dell’Ance – ci sembra il modello da seguire». Anche per l’approvazione dei progetti, l’Ance suggerisce, un unico luogo, permanente, per i pareri e le approvazioni.

Serve poi la realizzazione di un grande Piano Italia cui ricondurre tutti i programmi di spesa destinati agli enti locali. «Si tratta – ha spiegato Bocognani – di un modello di successo già sperimentato per gli investimenti dei Comuni nel 2019 e 2020, che ora prende il nome di ‘piano Fraccaro’: è l’unico programma che ha permesso nel primo anno di spendere il 95% dei fondi e, quest’anno, a settembre, siamo già al 70%». Tra le indicazioni dell’Ance c’è poi il taglio delle procedure a monte della gara «dove si concentrano il 70% dei ritardi delle opere pubbliche in Italia».

Le misure introdotte dal Dl Semplificazioni «probabilmente porteranno a miglioramenti e accelerazioni – ha concesso il vicedirettore dell’Ance -però anche con queste misure servono sette pareri e autorizzazioni da ottenere, in parallelo, per poter attuare un intervento contro il rischio idrogeologico».

I costruttori chiedono inoltre un cambio di passo nel finanziamento della progettazione: «non è accettabile che dopo quasi cinque anni solo il 20% dei fondi della progettazione siano stati trasferiti».

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