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Costruzioni, ok del tribunale all’omologa di Astaldi

(come riportato su Enti Locali & Edilizia)

Il presidente Paolo Astaldi: passo importante per la realizzazione di Progetto Italia con WeBuild

Il Tribunale di Roma, all’esito della verifica della regolarità della procedura di concordato e dei risultati della votazione dei creditori, ha pubblicato (venerdì 17 luglio) il decreto di omologa del concordato preventivo in continuità aziendale di Astaldi Spa.

Lo rende noto la società di costruzioni, specificando che il decreto «pronunciato nell’assenza di opposizioni come previsto dal 3° comma dell’art.180, l.f., non è soggetto a reclamo e, pertanto, è da ritenersi irrevocabile e con efficacia immediata».

«L’omologa del concordato – ha commentato il presidente della società, Paolo Astaldi – rappresenta la positiva conclusione di un iter complesso lungo circa due anni, che ha visto l’azienda, il management ed i suoi consulenti fortemente impegnati per il raggiungimento di questo obiettivo, e che sancisce il ritorno in bonis della Società, permettendo di dare continuità ad una realtà industriale di rilievo internazionale, di salvaguardare i livelli occupazionali e di continuare a contribuire allo sviluppo infrastrutturale del Paese.

L’omologa rappresenta, inoltre, un passo importante verso la realizzazione di Progetto Italia, che prevede, a valle del decreto di omologa, l’ingresso del nuovo socio Webuild con una quota di maggioranza attraverso un aumento di capitale dedicato e la creazione di un grande player delle infrastrutture italiano».

L’esecuzione del piano concordatario è affidata alla società; i commissari giudiziali svolgeranno un ruolo di vigilanza sull’esatto adempimento del concordato. «Il decreto di omologa – sottolinea la nota della società – supera inoltre la principale incertezza evidenziata dagli amministratori circa la continuità aziendale nelle relazioni ai bilanci 2018 e 2019 approvate dal Consiglio di Amministrazione del 17 giugno scorso».

Bilanci sui quali tuttavia lo scorso 13 luglio la società di revisione Kpmg aveva dichiarato di non essere «in grado di formarsi un giudizio a causa delle molteplici e significative incertezze sulla continuità aziendale già segnalate dagli amministratori nelle relazioni sulla gestione e nelle note esplicative ai bilanci».