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Cos’è la manleva, oggetto dello scontro tra Atlantia, governo e Cdp

Photo credit: Piero Cruciatti/AFP

(come riportato da Giandomenico Serrao su AGI)

Né Atlantia né Cdp si vogliono caricare di eventuali responsabilità future legate al crollo del Ponte Morandi a Genova del 2018

È la manleva, l’oggetto dello scontro tra Atlantia e Cdp che ieri ha registrato una nuova ‘puntata’ con la società guidata da Fabio Cerchiai che ha presentato un esposto alla Consob e alla Commissione Europea: in sostanza, nessuno vuole accollarsi la responsabilità di eventuali richieste di risarcimento dopo il crollo del ponte Morandi.

Cos’è la manleva – Tecnicamente la manleva, anche nota come liberatoria o esonero della responsabilità, è una garanzia atipica, ampiamente utilizzata, benché non espressamente disciplinata dalla legge.

Il patto di manleva consiste nell’accordo tra due soggetti, il mallevato e il mallevadore, in virtù del quale il mallevadore si obbliga a tenere indenne il mallevato da eventuali pretese patrimoniali avanzate nei confronti di quest’ultimo e derivanti da un determinato fatto o evento.

Nell’ordinamento italiano sono presenti i contratti tipici, quelli disciplinati dalla legge (per esempio vendita o fideiussione) ma sono ammessi anche i contratti atipici. Si tratta di negozi giuridici non disciplinati espressamente da una specifica normativa, ma diffusi nella prassi sulla base dell’autonomia negoziale regolata dall’art.1322 del codice civile.

Il ‘caso’ Autostrade per l’Italia – Nel caso specifico di Autostrade per l’Italia, la trattativa si è bloccata, soprattutto, ma non solo, proprio sulla manleva. Cdp che dovrebbe diventare azionista di maggioranza di Aspi non vuole accollarsi in futuro eventuali responsabilità derivanti dal processo sul crollo del ponte Morandi che potrebbero essere molto ingenti dal punto di vista economico e finanziario.

Allo stesso tempo Atlantia, una volta ceduta la concessionaria, non vuole restare vincolata a eventuali cause risarcitorie, perché, sostiene, ha ricostruito il Ponte di Genova e ha accettato un intervento finanziario compensativo di 3,4 miliardi di euro.

La fusione di Gemina – Sulla manleva Cdp ha spiegato di aver proposto “uno schema molto simile a quello applicato da Atlantia in occasione della fusione con Gemina” quando emerse una richiesta danni da parte del ministero dell’Ambiente ad Autostrade per 800 milioni. In quell’operazione, che risale al 2013, era stata concessa una sorta di ‘garanzia’ attraverso l’emissione di warrant abbinati alle azioni emesse a favore del concambio.

Atlantia ha ribattuto però che fu deciso di procedere in quella direzione perché in quella occasione i valori dell’integrazione erano già stati fissati e la richiesta del ministero era arrivata successivamente. In quel modo, ha spiegato Atlantia, si è voluto evitare di cambiare l’impianto dell’integrazione.

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