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Corso Venezia, aggiustata la nuova pista ciclabile: «Raddoppiati i ciclisti»

Photo credit: Corriere della Sera

(come riportato da Elisabetta Andreis e Pierpaolo Lio sul Corriere della Sera)

Itinerario e semaforo, modifica in corso Buenos Aires- Protesta l’Aci: percorsi senza cordoli, viabilità a rischio. Mobilità, due milanesi su tre hanno cambiato abitudini e in questi giorni le bici sono introvabili in molti negozi

L’urgenza del ritocco era stata segnalata dagli ingorghi che ne avevano salutato il debutto. La lunga corsa della dorsale ciclabile che dal centro taglierà verso nord s’ingolfava dopo poche centinaia di metri. Qualcosa non andava nella nuova versione dell’incrocio tra corso Venezia e viale Majno. Ed è qui che il Comune è intervenuto per salvare dalle polemiche la pista «d’emergenza» fortemente voluta dalla giunta Sala per ripensare la mobilità ai tempi del virus. L’inciampo nell’opera simbolo non frena però il maxi piano da 35 chilometri di piste, che ora può contare anche su un nuovo tracciato che costeggia l’Hangar Bicocca.

Lungo corso Buenos Aires, intanto, i cantieri vanno avanti. Completati i primi due chilometri, c’è da raggiungere Loreto, prima d’infilarsi in viale Monza. L’altra notte però gli operai hanno fatto dietrofront per correggere quell’incrocio. Nel tratto di corso Buenos Aires subito dopo il casello daziario, le auto in arrivo da viale Majno dovevano dare la precedenza alle bici e quindi «scartare» sulla carreggiata centrale, a sinistra della nuova pista. In quelle poche decine di metri, nelle ore di punta si creavano così incolonnamenti. A riportare ordine c’ha pensato la nuova sincronizzazione del semaforo: «Sono stati modificati i tempi, ed è stato dato il tempo di verde distinto per chi viene dal centro da corso Venezia, da viale Maino, da viale Piave», annuncia l’assessore alla Mobilità, Marco Granelli: «Così la ciclabile si interrompe solo nell’incrocio semaforizzato e poi in corso Buenos Aires le auto al centro e la ciclabile tutta a destra senza più altre interruzioni».

Le proteste però non si placano. Per il presidente di Aci Milano, Geronimo La Russa, «queste ciclabili senza cordolo stanno rendendo la viabilità pericolosa». Anche le opposizioni contestano l’opera. «Non è ancora stata completata che siamo già alle modifiche «commenta Riccardo De Corato (FdI), mentre il forzista Fabrizio De Pasquale attende «l’intervento della Corte dei Conti: non si possono realizzare nuove opere con appalti di manutenzione stradale, senza un progetto e un’analisi dei flussi, raddoppiando le spese per il Comune». Ma nel nuovo corso post quarantena la bici piace. «Nelle strade della città sta succedendo qualcosa: i ciclisti sono più del doppio di prima», segnala l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran.

In questi giorni, poi, le bici sono introvabili in molti negozi. Le due ruote, complice i 60% di bonus sull’acquisto, fanno un balzo in avanti, anche se chi ha rinunciato al trasporto pubblico per i timori sul virus, in generale ha preferito l’auto. Le prime indicazioni arrivano con una ricerca condotta da Mercurio Misura su un campione di 400 residenti. Il 66,3 per cento delle persone ha cambiato abitudini, dice l’analisi. Il 36 per cento usa meno i mezzi e di più l’auto mentre il 24 per cento prende di più la bici. Ancora, il 3,6 per cento si è comprato un monopattino e il 2,7 opta per il motorino. Il rimanente 33,7 usava l’auto prima, e la usa anche adesso.

«Sul fronte della mobilità sostenibile è già un grande risultato – considera Luca Studer, docente del Politecnico -. La bicicletta a Milano partiva da una “quota modale” bassissima, del 6 per cento, e da queste prime evidenze quadruplica». È il momento per investire sulle abitudini di trasporto in modo che questi risultati non siano di breve periodo, continua l’esperto: «Il rischio è che tutto vada perso quando tornerà piena fiducia nei mezzi pubblici, visto che un milanese su tre continua ad usare l’auto. A questi bisogna aggiungere i residenti nell’hinterland, non presi in considerazione dall’analisi». Secondo Vincenzo Russo, docente di Psicologia dei consumi e neuromarketing alla Iulm, qualcosa però sta cambiando in profondità, nello stile di vita delle persone. «Il covid ci ha fatto tornare ai bisogni essenziali – dice – e l’attenzione verso l’ambiente è cresciuta».