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Coronavirus: le mascherine riducono i contagi di oltre il 50 per cento

Photo credit: Corriere della Sera

(come riportato da Silvia Turin sul Corriere della Sera)

Uno studio sui criceti conferma che il virus è trasportato dalle correnti d’aria e che le mascherine sono fondamentali per ridurre il rischio di infezione. Tutti le devono indossare, specialmente negli spazi chiusi …

Le mascherine sono davvero efficaci nel ridurre la diffusione del virus. È un tema più volte affrontato, ma mai con la dovuta risolutezza da parte di alcune autorità scientifiche, perché mancavano studi di un certo peso, non tanto sull’efficacia delle mascherine (ci sono quelli che riguardano l’influenza, ad esempio), ma sulla loro “tenuta” rispetto allo specifico SARS-CoV-2. Alcune ricerche sono nel frattempo partite e proprio l’ultima in ordine di tempo sembra dare una salda conferma all’invito a non abbandonare le mascherine, specie nella fase di maggiore libertà di circolazione. Le mascherine infatti – dice un nuovo studio – riducono i contagi da coronavirus fino al 50%.

Criceti infettati dai flussi d’aria

L’esperimento è stato condotto presso l’Università di Hong Kong dal professor Yuen Kwok-yung su 52 criceti. Secondo quanto riferisce il South China Morning Post, gli animali sono stati divisi in due gruppi: sani e contagiati con il SARS-CoV-2. Tra le gabbie dei sani e degli infetti sono state posizionate come barriere delle mascherine chirurgiche e il flusso d’aria è stato diretto dagli animali malati verso i sani. Si è scoperto che i contagi si riducevano di oltre il 50% quando venivano utilizzate le mascherine: due terzi dei criceti sani a cui non era stata fornita la protezione sono stati infettati nel giro di una settimana. Il tasso di infezione è sceso a poco più del 16% quando le maschere chirurgiche sono state messe sulla gabbia degli animali infetti e di circa il 35% quando sono state collocate sulla gabbia con i criceti sani. Gli animali che sono stati infettati “con la protezione” avevano comunque meno virus all’interno del corpo rispetto a quelli infetti senza la barriere di mascherine.

Cosa rivela la ricerca sul pericolo di contagio

Cosa ci dice la ricerca? Che il virus è nell’aria, che contano i flussi d’aria, che le mascherine riducono fortemente la possibilità di infettarsi soprattutto se indossate dai positivi (anche asintomatici) e che comunque la mascherina abbassa la carica virale che ci raggiunge, provocando una malattia meno grave.
Il virus viaggia nell’aria, ormai è noto e, a seconda della spinta che riceve (tosse, starnuti e parole), può percorrere lunghe distanze.
Anche i flussi d’aria sono importanti: in un ambiente chiuso come un ristorante o un ufficio le goccioline respiratorie si trasmettono.
Poi serve un certo tempo di permanenza e questo riguarda più che i negozi, gli uffici o i ristoranti e i luoghi chiusi.
Infine bisogna considerare che per contrarre la malattia, occorre esporsi a una carica virale tale da risultare infettiva. In base agli studi fatti su altri coronavirus, basta anche una carica virale piuttosto bassa. Alcuni esperti stimano che siano sufficienti appena 1.000 particelle virali di Sars-CoV-2 per ammalarsi.
Inoltre, è stato dimostrato come la quantità di virus (carica virale) cui si è esposti in alcuni casi determina la forma e la gravità della malattia che si contrae.

Dove si rischia di più

I luoghi chiusi, con scarso ricambio d’aria, o con aria riciclata, e densamente affollati sono i più rischiosi dal punto di vista del contagio. Se siete all’aperto, e passate accanto a qualcuno, tenete a mente i due principali fattori del contagio, «carica virale» e «tempo». Dovreste restare nel flusso d’aria di quella persona per oltre 5 minuti per contagiarvi, all’aperto il vento e gli elementi esterni assicurano la diluizione del virus, riducendone la carica virale. La luce solare, il calore e l’umidità concorrono a ridurre la sopravvivenza del virus e minimizzano il rischio di ammalarsi all’aperto.

Come usare le mascherine e perché

L’uso delle mascherine protegge soprattutto le altre persone (abbiamo visto le percentuali nel caso dei criceti): per questo è importante che tutti le indossino come se si fosse tutti asintomatici. I pazienti positivi sono più contagiosi nei primi giorni dell’infezione, quando sono asintomatici o presentano sintomi lievi. Il professor Yuen, autore principale dello studio, fu uno dei microbiologi che scoprirono il virus SARS quando emerse nel 2003: all’inizio di quest’anno, forte della sua conoscenza dei virus, consigliò alle autorità di Hong Kong di obbligare tutti alle mascherine. Diversi scienziati hanno aderito alla campagna #Masks4All, ovvero mascherine per tutti.