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Condotte, cessione al rush finale: offerte vincolanti entro fine novembre

Photo credit: Edilizia e Territorio

(Come riportato in una nota di Celestna Dominelli – Edilizia e Territorio)

In campo, secondo indiscrezioni, alcuni big: da Fincantieri a Webuild, da Cimolai al colosso turco Mapa Group

L’ultimo tassello della gestione commissariale di Condotte è la cessione del general contractor Inso e della controllata Sof a Fincantieri Infrastructure e alla Sici, la finanziaria della Regione Toscana, dopo l’ok giunto ieri del ministero dello Sviluppo Economico, anticipato dal Sole 24 Ore (si veda l’edizione del 7 novembre).

Ma adesso sta per entrare nel vivo la vendita del ramo core (1,5 miliardi di commesse e 920 risorse, di cui 130 in Italia), con le offerte vincolanti attese entro il 30 novembre e con in campo, secondo indiscrezioni, alcuni big, dalla stessa Fincantieri a Webuild, da Cimolai al colosso turco Mapa Group.

Ora, però, la terna commissariale, composta da Giovanni Bruno, Gianluca Piredda e Matteo Uggetti – la cui nomina è stata al centro di una disputa giudiziaria conclusasi con una sentenza di merito del Consiglio di Stato passata in giudicato che ne ha decretato la legittimità – è impegnata a chiudere il cerchio attorno alla valorizzazione del portafoglio della società fiorentina che vale 1,4 miliardi e per la quale l’investimento complessivo messo in pista dagli acquirenti è di oltre 200 milioni, inclusivi anche di fideiussioni e garanzie rilasciate da Inso.

«La prossima settimana – spiega Uggetti – firmeremo il contratto di cessione, poi scatterà una gestione interinale di 2-3 mesi durante la quale dovranno verificarsi le condizioni sospensive previste dalla normativa e, a febbraio, ci sarà il closing». A quel punto le due società passeranno sotto il controllo dei nuovi proprietari, ma l’attenzione dei commissari resterà alta.

«Saremo molto vigili nella fase di esecuzione – sottolinea Bruno – perché Fincantieri entra per la prima volta in questo business e ci auguriamo che venga nominato un management adeguato a svolgere questo tipo di operazioni e a far crescere ulteriormente la società». Insomma, a febbraio, questa tessera giungerà a traguardo ma, chiarisce Piredda, «la conclusione del contratto arriva dopo aver esperito una fase procedurale aperta che non aveva condotto ad alcuna offerta. Noi, però, abbiamo continuato a lavorare, in stretta e fattiva collaborazione con il Mise, e siamo arrivati a individuare un acquirente».

Se tutti i tasselli andranno al loro posto, l’aggiudicazione per la vendita del ramo core scatterebbe entro la fine di gennaio e a giugno potrebbe esserci il perfezionamento della cessione. Che punterà, come già avvenuto per Inso e per le altre operazioni già concluse (Cossi Costruzioni, Opere Marittime e Condotte America), a centrare lo stesso esito sul fronte dei livelli occupazionali.

«A oggi – precisa Uggetti – abbiamo stabilizzato circa 900 lavoratori, pari al 100% del personale ricompreso nei rami oggetto di cessione, a fronte di una media tra il 50 e il 60% in procedure analoghe di amministrazione straordinaria». Tra questi, sono inclusi anche i 50 lavoratori dei rami Nodavia ed Ergon (Nodo di Firenze), ceduti a Rfi.

«Questa operazione – chiarisce Bruno – consentirà a Rfi di far ripartire il cantiere, bloccato da anni, per la nuova stazione passante dell’Alta velocità di Firenze. È un accordo molto complesso con cui abbiamo risolto anche una serie di contenziosi». Un aspetto, quest’ultimo, su cui la terna commissariale ha lavorato molto riuscendo a recuperare tutte le riserve, anche quelle vantate nei confronti di Eur Spa e relative alla costruzione del Roma Convention Center (la Nuvola), e a non avere carichi pendenti. «Abbiamo già completato lo stato passivo – aggiunge Piredda -, registrando solo lo 0,6% di opposizioni, un dato inusuale per una procedura di amministrazione straordinaria. E anche i costi per la gestione del passivo sono molto ridotti».

Adesso l’attenzione è sul pezzo più rilevante della procedura, di cui i commissari sottolineano il ruolo strategico in questo particolare momento storico per il Lazio. «Per Inso c’è stata una partecipazione piena della Regione Toscana – rimarca Bruno -. A oggi, invece, non abbiamo avuto un confronto continuo con gli organi competenti della Regione Lazio e siamo preoccupati perché in ballo c’è un pezzo importante dell’economia del territorio laziale». Insomma, l’auspicio è di poter bissare l’assetto già sperimentato per l’azienda fiorentina.

«Il modello Inso potrebbe essere un modello vincente e replicabile – aggiunge Uggetti – che valorizza anche il legame con il territorio e le istituzioni che lo rappresentano». È un’azienda che ha alle spalle oltre 150 anni di storia, ricorda Piredda, «un marchio conosciuto in Italia e all’estero. Riceviamo continuamente segnalazioni di opere realizzate da Condotte nel mondo e grande apprezzamento per le stesse».

Difficile, però, strappare un pronostico sulla partita. «Siamo imparziali e confidiamo in un grande interesse – concludono i tre commissari – che deve però tradursi in un’offerta economica congrua perché abbiamo degli obblighi di legge e dobbiamo fare di tutto per valorizzare al meglio gli asset».