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Aviazione: il futuro del trasporto aereo dopo il coronavirus

(come riportato da Daniele Garzia)

Due terzi dei 26 mila aerei passeggeri del mondo sono a terra e circa 25 milioni di posti di lavoro sono a rischio

Un terremoto senza precedenti attraversa il mondo dell’aviazione. La crisi sanitaria che sta attraversando il pianeta ha fatto precipitare il settore del trasporto aereo commerciale in un profondo baratro da cui non sarà facile uscire. Per rendere l’idea delle proporzioni della catastrofe è utile citare pochi numeri: dei 26 mila aerei in servizio nel mondo circa due terzi sono a terra e 25 milioni di lavoratori del settore rischiano di perdere il posto per il fallimento o il ridimensionamento dei vettori.

Quello del trasporto aereo è probabilmente il settore più colpito dalle stringenti regole che ormai tutti i paesi hanno adottato per ridurre al minimo il rischio di contagio. Attualmente, infatti, ad essere operative restano soltanto le rotte indispensabili all’emergenza stessa, per mezzo di aerei allestiti in modo da evitare contatti ravvicinati tra passeggeri e con personale completamente dotato di protezioni individuali.

La scorsa settimana, con una lettera ai dipendenti l’amministratore delegato di Delta Air Lines Ed Bastian, ha spiegato che le ripercussioni saranno durature chiarendo che “il periodo di recupero potrebbe richiedere dai due ai tre anni”. Si tratta di una stima approssimativa ma che rende l’idea delle difficoltà che i vettori si troveranno ad affrontare. La IATA, la principale organizzazione delle compagnie aeree, ha calcolato che, quest’anno, i vettori affronteranno un deficit di 314 miliardi di dollari nelle vendite di biglietti.

In questa situazione catastrofica dal punto di vista delle rendite, le compagnie più attrezzate si sono messe al lavoro per trovare delle strategie in grado di affrontare la crisi, non solo da un punto di vista economico ma anche per tranquillizzare i passeggeri. Easy jet, la principale compagnia britannica e uno dei vettori low-cost leader in Europa, sta infatti pianificando di mantenere vuoti i posti centrali, almeno inizialmente, per rassicurare i clienti sulla distanza personale. Tra le compagnie asiatiche Korean Air Lines ha provveduto a fornire equipaggiamenti di protezione come occhiali, maschere e tute al personale di bordo.

Non si tratta della prima crisi che il settore attraversa: nel 2001, dopo gli attentati dell’11 settembre, il trasporto aereo subì forti ripercussioni dovute principalmente alla perdita di sicurezza percepita dai passeggeri di tutto il mondo, che nel breve periodo rinunciarono a volare.

La situazione si stabilizzò, ma i controlli agli aeroporti cambiarono radicalmente ovunque e per sempre, aumentando i tempi di attesa. Una situazione analoga è prevista anche alla fine dell’emergenza sanitaria sia per quanto riguarda la sfiducia dei passeggeri, sia per l’incremento dei controlli negli scali.

Secondo molti osservatori ed esperti del settore la situazione attuale avrà delle ripercussioni culturali che ridimensioneranno il mercato. L’incrementarsi delle riunioni a distanza, delle video conferenze e dello smart working potrebbe infatti provocare una totale rivalutazione delle necessità di incontri fisici per lavoro e affari, creando un calo degli spostamenti in aereo. E’ inoltre probabile che questo processo sia agevolato dalle sempre più convincenti rivendicazioni degli ambientalisti in materia di emissioni di CO2.

Se la ripresa del settore sarà lenta e caratterizzata da una variazione dei costi, inoltre, si potrebbe assistere a un incremento del trasporto su rotaia, ed in particolare di un incremento dell’alta velocità. Non è da escludere infatti che le compagnie che supereranno la crisi lo faranno anche attraverso il tagli delle rotte non necessarie o di quelle meno redditizie.