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Autostrade, ultimatum del governo «Proposta nel week end o revoca»

(come riportato da Antonella Baccaro sul Corriere della Sera)

C’erano due convitati di pietra ieri al tavolo ministeriale cui i vertici di società Autostrade e dell’azionista Atlantia ieri si sono seduti, mentre il titolo perdeva in Borsa l’8,2%, vedendosi chiedere una proposta definitiva entro il weekend, per evitare la revoca della concessione.

Il primo è politico, ed è il M5S, che quel tavolo non l’avrebbe neppure convocato all’indomani della sentenza della Consulta che ha bocciato il ricorso di Autostrade sull’esclusione dai lavori di ricostruzione del ponte di Genova.

Per il movimento di Cinque stelle quello sarebbe stato il momento migliore per far scattare la revoca della concessione con un ritorno sul piano dell’immagine consistente. Il contrasto tra le due anime della maggioranza non fa che rimettere il premier Giuseppe Conte sulla graticola con il compito di fare sintesi.

Dunque, nel sedersi ieri, per un’ora e mezza, di fronte ai capi di gabinetto del ministero delle Infrastrutture, Alberto Stancanelli e dell’Economia, Luigi Carbone e al segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Chieppa, gli amministratori di Atlantia e Autostrade, Carlo Bertazzo e Roberto Tomasi, hanno trovato i più ragionevoli tra gli interlocutori, ma anche i più inflessibili.

I più convinti che la revoca andrebbe evitata ma anche i più consapevoli che al M5S bisognerà offrire un’alternativa all’altezza. E dunque per portare a casa un accordo, quello che finora era stato messo sul tavolo non basta più.

I tre rappresentanti del governo hanno subito spiegato perché, chiedendo un miglioramento della proposta su quattro fronti: le tariffe, le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, la rinuncia a qualsiasi ricorso e le risorse a compensazione del danno.

«Della cessione della maggioranza di Autostrade non abbiamo parlato», convengono le fonti di entrambe le parti. Certo, sarebbe stato irrituale portare a un tavolo formale il tema del controllo dell’azienda.

Ma il secondo convitato di pietra è proprio questo. Su un ingresso dello Stato si è molto lavorato finora, al punto di formulare diverse ipotesi e scomodare investitori forti. Ora però anche questo potrebbe non bastare. E se la soluzione dovesse essere che Atlantia ceda la maggioranza in Autostrade, quella che va trovata è la formula che non veda i Benetton ricavarne denaro sonante.

Per questo tra le ipotesi ci sarebbe la loro diluizione attraverso un aumento di capitale che consentirebbe la realizzazione dei necessari cospicui investimenti, finanziati su un mercato che oggi il decreto Milleproroghe preclude alla società, il cui rating è sprofondato.

A questa ipotesi si oppone chi dice che il problema di Autostrade non è la capitalizzazione ma la sua capacità di approvvigionarsi sul mercato, che verrebbe risolta con una sterilizzazione del Milleproroghe. E senza costringere lo Stato a assumere il controllo di una società proprio nel momento in cui gli incassi sono destinati a calare e gli investimenti a moltiplicarsi.