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Autostrade, l’intesa con Cdp a rischio: «Prima via la revoca, poi la cessione»

Photo credit: Corriere della sera

(Come riportato da Fabio Savelli – CORRIERE DELLA SERA – L’Economia public company)

Una lettera che plana sul tavolo del governo all’ora di pranzo. Poco prima che la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, cominciasse la sua audizione alla Camera. Una missiva di Autostrade che lascia intatta «la situazione di stallo» dice De Micheli ad un giorno dalla scadenza dell’ultimatum fissato dall’esecutivo.

Perché i vertici della holding Atlantia dichiarano di non accettare il punto 10 chiesto dal governo. Che però è quello dirimente. Cioè che per chiudere la procedura di revoca della concessione, sterilizzandola, è necessario il preliminare passaggio di Autostrade sotto il controllo di Cassa Depositi.

Atlantia lo ritiene in contrasto con la normativa sul diritto d’impresa tanto da aver interrogato la Commissione Ue. Seppur lo aveva avallato nell’accordo del 14 luglio a Palazzo Chigi salvo poi vederlo bocciare dai fondi azionisti che lo ritengono contrario ad una logica di mercato. D’altro canto però se il governo cedesse su quel punto non potrebbe più agitarla come arma negoziale.

De Micheli ha chiarito che il governo non ha mai pensato alla «nazionalizzazione». Nell’intesa di luglio Cassa Depositi avrebbe dovuto convogliare intorno a sé una serie di investitori privati avviando una public company grazie alla quotazione in Borsa del gestore e con una quota di blocco sulle scelte strategiche.

Al momento un’enunciazione di intenti. Su cui aleggia lo spettro delle responsabilità civilistiche e penali sul crollo del Morandi su cui si sono divise le due parti sul riconoscimento della manleva.

A Ponzano Veneto sono intanto alla ricerca di un top manager per gestire il portafoglio di partecipazioni contenute in Edizione, la holding di famiglia Benetton. Dalle dimissioni di Marco Patuano è passato più di un anno e si avverte nella nuova generazione la volontà di trovare una figura di prestigio per dare un orizzonte chiaro alla galassia di partecipate sotto il cappello della holding, tra cui spicca ovviamente Atlantia, con la quota di controllo di Autostrade ed Aeroporti di Roma, ma anche Autogrill, Telepass, la società delle torri Cellnex e le quote finanziarie in Mediobanca e Generali.

La seconda generazione, capeggiata da Alessandro figlio di Luciano e Sabrina, figlia di Gilberto, sta spingendo per un’accelerazione affinché questo nome possa essere individuato.

Trapela sul dossier più scottante la volontà di trovare un accordo col governo dopo aver dichiarato l’uscita dal capitale del gestore. Sia Alessandro, sia Sabrina che siede nel board di Atlantia, ritengono sia necessario trovare un’intesa uscendo quanto prima dalla vicenda Autostrade che ha inevitabilmente determinato un profondo malessere.

Tra le figure sondate dai cacciatori di teste per la guida di Edizione ci sarebbe Luigi Ferraris, ex Ceo di Terna, la società delle reti per la trasmissione dell’energia elettrica controllata proprio da Cassa Depositi. Non sfugge che se dovesse essere un manager con esperienze in società partecipate dallo Stato a spuntarla il percorso di ricucitura dei rapporti con la controparte potrebbe avere un salto di qualità.

Certo i tempi potrebbero non collimare tra la scelta dell’ad e il rischio revoca ancora pendente ma può essere un segnale di pacificazione evitando di precipitare in un ginepraio giuridico che ingolosirebbe solo gli avvocati. Nella short list di candidati per la guida della holding il più accreditato sembra in realtà Diego De Giorgi, banker di standing internazionale ex Goldman Sachs ora nel consiglio di Unicredit.