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Autostrade, l’accordo in punti: i Benetton pagano 3,4 miliardi, pedaggi ridotti

Photo credit: Corriere Web

(come riportato dalla Redazione Economia del Corriere della Sera)

L’accordo, Benetton verso l’uscita da Autostrade Una lunga trattativa nella notte, poi la fumata bianca alle prime luci dell’alba quando, dopo sei ore di riunione e dure discussioni, la famiglia Benetton avrebbe accettato tutte le condizioni del governo. L’intesa sulla transazione con l’esecutivo, per evitare la revoca della concessione per le autostrade e una lunga battaglia legale, è stata trovata.

Come recita il comunicato del governo, con l’accordo maturato all’alba del 15 luglio 2020, 23 mesi dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova, si dà il via alla «procedura di transazione» e si blocca la procedura di revoca, «fermo restando che la rinuncia alla revoca potrà avvenire solo in caso di completamento dell’accordo transattivo». Ma vediamo i punti salienti dell’accordo tra gli azionisti di maggioranza di Atlantia e il governo.

La famiglia Benetton al 10% di Autostrade e fuori dal Cda L’accordo prevede la riduzione del peso della famiglia Benetton in Autostrade e l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti. La famiglia trevigiana, che controllava Autostrade per l’Italia (Aspi) all’88% del capitale attraverso la holding Atlantia (controllata a sua volta al 30% dalla holding di famiglia, Edizione), scorporerà Atlantia e cederà gradualmente le sue quote in Aspi.

Alla fine del processo, la Cassa Depositi e Prestiti, il braccio finanziario del governo, sarà il primo azionista di Autostrade con il 51% delle azioni. Poi avverrà la quotazione in Borsa di Aspi, il che la renderà di fatto una public company. Il Consiglio dei ministri dà mandato a Cassa Depositi e Prestiti di avviare, entro il 27 luglio, il percorso che dovrebbe portare all’uscita progressiva dei Benetton, prima scendendo al 10-12% dell’azionariato, poi diluendosi ancora nel capitale. Ai Benetton non saranno riservati posti nel Consiglio di amministrazione della società Autostrade.

Cdp azionista principale di Aspi, la quotazione in Borsa Come si legge nel comunicato diffuso dal Consiglio dei Ministri, «in vista della realizzazione di un rilevantissimo piano di manutenzione e investimenti, contenuto nella stessa proposta transattiva, Atlantia S.p.a. e Aspi si sono impegnate a garantire l’immediato passaggio del controllo di Aspi a un soggetto a partecipazione statale (Cassa depositi e prestiti – Cdp)».

L’ulteriore diluizione della quota della famiglia Benetton è prevista in coincidenza con la quotazione in borsa di Aspi. Lo scorporo di Autostrade rispetto alla holding Atlantia, e la successiva quotazione in Borsa della stessa società, porterebbe alla definitiva uscita dal capitale dei Benetton. Tra i punti relativi all’assetto societario del concessionario rientra anche l’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali, la cessione diretta di azioni Aspi a investitori istituzionali di gradimento di Cdp, con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi e la scissione proporzionale di Atlantia, con l’uscita di Aspi dal perimetro di Atlantia. Gli azionisti di Atlantia valuteranno la smobilizzazione delle quote di Aspi, con conseguente aumento del flottante.

I Benetton accettano le condizioni sulla concessione Per quanto riguarda invece i punti relativi alla transazione sono previste misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro, la riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del decreto-legge “Milleproroghe”, il rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario, aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario; rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) e i ricorsi per contestare la legittimità dell’art. 35 del decreto-legge “Milleproroghe”, l’accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall’ART con una significativa moderazione della dinamica tariffaria.

Riduzione tariffaria sulle autostrade Tra i punti sopra elencati rientra anche una significativa moderazione della dinamica tariffaria, ovvero un’ulteriore riduzione dei pedaggi, un aumento dei risarcimenti e sembra sia passata anche la manleva per le eventuali responsabilità del ministero dei Trasporti per i mancati controlli sul ponte Morandi.

L’accordo Benetton-Governo: 3,4 miliardi di euro In sintesi, ecco le condizioni accettate dai Benetton e relative alla transazione:
– Misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro;
– riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del decreto-legge «Milleproroghe» (decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162);
– rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario; aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario;
– rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) e i ricorsi per contestare la legittimità dell’art. 35 del decreto-legge «Milleproroghe»;
– accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall’ART con una significativa moderazione della dinamica tariffaria.