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Autostrade, il tormento della famiglia Benetton: non dobbiamo dividerci

Photo credit: Corriere Web

Mentre il premier Giuseppe Conte ha fissato per martedì in Consiglio di oggi la decisione finale sulla revoca della concessione ad Aspi o la riduzione del peso di Atlantia nella controllata, — e il rischio concreto per la famiglia Benetton di perdere la partita delle autostrade italiane — la dinastia di Ponzano Veneto si trova a fare i conti anche con un’altra fase delicata che questa volta tocca gli assetti della cassaforte.

Per la precisione, Edizione che custodisce il 30% di Atlantia (possiede a sua volta l’88% di Aspi e Aeroporti di Roma), controlla anche Autogrill, i negozi storici United colors di Benetton group e le torri di trasmissione per la telefonia di Cellnex e le società immobiliari: una realtà con oltre cento mila addetti, di cui 30 mila in Italia e circa 18 miliardi di ricavi consolidati.

Al centro di questa fase — un binario che corre parallelo rispetto alla questione Autostrade — c’è l’assemblea di martedì 21 luglio che dovrà definire la nuova governance della cassaforte Edizione e nominare il presidente.

Sarà un passaggio strategico che arriva in una famiglia dove il ramo di Luciano Benetton (circa un quarto del capitale in nuda proprietà e con diritto di voto), assieme al figlio Alessandro, sembra essere sempre meno a suo agio nello stare assieme agli altri tre rami della dinastia.

Vale a dire quello di Giuliana Benetton, di Sabrina (46 anni, figlia di Gilberto), di Massimo (52 anni, figlio di Carlo). Alessandro, 56 anni, da tempo ha proprie attività e magari accarezza l’idea di rendersi autonomo definitivamente. Da un anno se ne parla, cioè da quando è stato nominato presidente di Edizione Gianni Mion, nell’ambito di un rinnovo del board che ha visto l’uscita del ceo Marco Patuano. Alessandro ha attività imprenditoriali attraverso la 21 investimenti che sostiene le imprese del Paese e possiede attività con un fatturato aggregato di 1,4 miliardi di euro.

D’altronde in diverse famiglie di industriali, arrivate alla seconda o terza generazione, si è creata una divisione. Anche se in questo caso l’interazione si scontra su uno statuto molto rigido e la situazione che la holding di Edizione sta vivendo in relazione non solo ad Aspi ma anche alle difficoltà di attività nell’abbigliamento come quella di Benetton group e Autogrill (che ha sofferto il lockdown).

Tutte hanno fatto i conti con il rallentamento delle attività imposto dalla pandemia. Si cercherà un accordo in un momento critico in cui la famiglia ha bisogno di unità? Superate le difficoltà più gravi si può ipotizzare che il tema della separazione venga ripreso con più serenità.

Ma il tema chiave che Edizione dovrà affrontare in assemblea è il rinnovo della governance: consiglio, collegio sindacale e presidenza. Il mercato ora si aspetta che gli eredi trovino una stabilità di medio-lungo termine e portino a termine un disegno complessivo.

Cosa che potrebbe esprimersi in un board di durata triennale, senza escludere peraltro una presidenza — anche di durata inferiore — dello stesso Mion, ammesso sempre che vi sia la sua disponibilità. E questo anche per dare tempo al consiglio di terminare la ricerca dell’amministratore delegato, posto rimasto vacante dall’uscita di Patuano.

In Edizione manca da alcuni mesi anche la figura del direttore generale, dopo la nomina a inizio anno di Carlo Bertazzo al vertice di Atlantia. Tutti questi incarichi, inclusa anche l’ipotesi di ampliare il numero di consiglieri da otto a undici per portare competenze ed esperienze nuove nel board, hanno preso più tempo a causa anche del lockdown.

Il cantiere è grande e impegnativo. La Edizione holding della famiglia Benetton ha fatto tante operazioni di mercato — dall’acquisizione della Sme con Gs e Autogrill, delle Autostrade e poi di Gemina-Adr — attraverso società-veicolo denominate «Schema» (seguite anche da un numero). Adesso servirà un nuovo schema. Questa volta per gli assetti futuri in famiglia e nel business.