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Autostrade: il rischio che le manutenzioni aggiuntive da 1,2 miliardi siano pagate dagli utenti

Photo credit: Corriere Web

(come riportato da Fabio Savelli sul Corriere della Sera)

C’è un numero che rischia di creare un cortocircuito cambiando la valutazione di Autostrade per l’Italia: 1,2 miliardi di euro. Si tratta dell’importo del costo delle manutenzioni incrementali, cioè quelle aggiuntive da dover fare nei prossimi cinque anni — fino al 2024 — per compensare le mancanze di gestione degli anni precedenti e per mettere maggiormente in sicurezza la rete autostradale.

Nel parere consultivo che l’Authority dei Trasporti ha appena inviato al ministero dei Trasporti sul nuovo piano economico-finanziario della società concessionaria c’è l’invito a rivedere questo punto del documento che disciplina ogni cinque anni la dinamica delle tariffe al casello e ne stabilisce l’ammontare degli investimenti in infrastrutture e in manutenzioni.

Al paragrafo del 4 c’è un passaggio interessante che ha già provocato malumori tra i Cinque Stelle con l’ex ministro Danilo Toninelli che ha attaccato Paola De Micheli — ritenendola troppo morbida nei confronti di Aspi — che ne ha rilevato il posto al dicastero delle Infrastrutture.

L’authority guidata ancora da Andrea Camanzi all’ultimo atto della sua gestione prima dell’insediamento del nuovo presidente Nicola Zaccheo — in attesa del decreto di nomina del presidente della Repubblica — lascia una «polpetta avvelenata» all’accordo con Autostrade che rischia di cambiare anche la valutazione del gestore se il Mit dovesse registrare delle modifiche a quel piano su cui si basano anche gli offerenti Cassa Depositi e i fondi esteri Blackstone e Macquarie.

Rileva l’authority che «quanto ai costi da manutenzioni incrementali per il periodo 2020-2024, tenuto conto dei chiarimenti forniti dalla competente Direzione generale del MIT si rappresenta che: l’inclusione di tali interventi nella costruzione tariffaria, con conseguente addebito dei relativi oneri agli utenti per 1,2 miliardi di euro, va attentamente valutata dalla competente Direzione generale del MIT sotto il profilo dell’ammissibilità, risultando necessario assicurare completezza informativa e argomentativa circa le motivazioni correlate alla scelta di non porre tra gli impegni a carico del concessionario tale incremento dei costi».

I tecnici dell’authority rilevano che nel pacchetto di compensazioni da 3,4 miliardi proposto dal gestore ci sarebbe una voce espressamente indicata dal gestore che il caso vuole sia esattamente dello stesso importo: 1,2 miliardi. Però al momento non viene riconosciuta a carico del gestore ma incorporata in tariffa e quindi pagata a valle dagli utenti.

Aggiunge l’authority che «appare necessario che la quantificazione di tali maggiori oneri trovi preventiva ed integrale giustificazione in ragione di sopravvenienze normative o regolamentari» che però al momento non sono chiare.

Di più: «Il Piano finanziario regolatorio non contempla il complesso dei sopra richiamati impegni assunti a proprio carico dal concessionario e quantificati in 3,4 miliardi di euro — scrive l’Art che mette nel mirino la presunta indecifrabilità del pacchetto compensazioni proposto da Autostrade per chiudere la procedura di revoca — anche con riferimento alla mancata elaborazione degli indicatori sintetici di sostenibilità economica e finanziaria.

Va rilevata la necessità che il complesso di detti impegni assunti dal concessionario sia oggetto di una più approfondita analisi circa i suoi effetti, nonché di un’adeguata evidenza informativa del concessionario nei confronti del concedente».

Infine l’Art mette nel mirino anche l’incremento annuo tariffario dell’1,75% previsto nel Pef a partire dal 2021 sino al termine della concessione, cioè nel 2038. Scrive l’Art che sia «da intendere quale valore soglia di incremento massimo piuttosto che come valore predeterminato da assumere ai fini dell’evoluzione tariffaria, fermo restando che il livello tariffario, entro tale soglia, dovrà sempre trovare integrale giustificazione economica nel PEF e nei suoi aggiornamenti.

Giova al riguardo far rilevare che la variazione tariffaria media annua riconducibile alle ordinarie componenti di gestione e costruzione determinerebbe un incremento limitato al + 1,08%, calcolato rispetto al capitale investito netto proposto dal concessionario». Quindi non un incremento automatico dell’1,75% ma ben più basso tale da non essere giustificato rispetto alla crescita attuale del tasso d’inflazione.