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Autostrada Ragusa-Catania, il flop della finanza privata: ora ci vuole provare la Sicilia

Riportiamo un articolo di Massimo Frontera pubblicato su “Edilizia e Territorio” sulla possibilità che l’Autostrada Ragusa-Catania possa essere realizzata direttamente dalla Regione Sicilia con gestione commissariale.

Dopo 18 anni, la “mitica” autostrada Ragusa-Catania – circa 80 km “veloci” tra le due città siciliane – potrebbe essere vicina al punto di svolta. Non significa che si aprono i cantieri, perché per quelli ci vorranno almeno altri due anni.

La novità sta nella prossima approvazione del progetto definitivo da parte del Cipe (entro febbraio, secondo indiscrezioni) e poi, se va in porto l’accordo cui stanno lavorando in questi giorni il MIT, il Ministro per il Sud e Regione Sicilia, ci sarà l’attuazione dell’opera da parte del presidente dell’Isola, Nello Musumeci, in qualità di commissario nominato dal governo.

Mentre vanno avanti le riunioni tecniche per prendere le ultime decisioni e definire gli accordi, il decreto Milleproroghe assicura la copertura normativa (resa necessaria a seguito dei rilievi dell’Anac) per sbloccare il passaggio di mano del progetto definitivo.

Il progetto definitivo è stato redatto dalla Sarc, la concessionaria che fa capo a Vito Bonsignore, storico sodale di Giulio Andreotti, politico e imprenditore nei settori delle autostrade e delle banche. L’intesa prevede la cessione del progetto allo Stato, e in particolare all’Anas, che sta già comunque conducendo gli approfondimenti tecnici sul definitivo.

L’accordo con la Sarc di Bonsignore, che deve ancora essere perfezionato, prevede, secondo indiscrezioni, un corrispettivo di circa 40 milioni di euro. «Il costo di acquisizione del progetto – si limita a commentare l’Anas – sarà in linea con quanto indicato da Anac e dalle norme contenute nel decreto Milleproroghe».

Diciotto anni e l’opera è ancora sulla carta

L’Autostrada Ragusa-Catania “nasce” nel dicembre 2001, quando viene inclusa tra le opere della legge obiettivo. Ma il “panzer” delle infrastrutture lanciato dal terzo governo Berlusconi (ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi) non riesce a “mettere a terra” l’opera perché il project financing che nel frattempo prendeva corpo non sta in piedi: il pedaggio ottimale per la remunerazione risulta stratosferico e insostenibile per gli utilizzatori.

Tocca alla Ragioneria dello Stato, nel 2018, seppellire l’ipotesi della finanza di progetto. Non resta che tornare a “Pantalone”. Ma è solo il primo agosto scorso che il Cipe, con la delibera n.58/2019 pubblicata sulla Gazzetta del 29 gennaio scorso) approva il cambio di “modello”, da Pf ad appalto pubblico.

Per realizzare l’opera il governo individua il soggetto pubblico destinato ad acquisire il progetto elaborato da Sarc: l’Anas. Una volta però che l’Anas avrà raccolto il testimone dalla Sarc (progetto definitivo ma anche attuazione degli espropri e altre attività propedeutiche), non è detto che sarà la società del gruppo FS a portare avanti l’opera perché, come si diceva, la Sicilia chiede di bypassare l’Anas e agire direttamente. Peraltro, come spiega la stessa delibera Cipe n.58, l’attuazione Anas prevede una necessaria rimodulazione del Contratto di programma Anas 2016-2020, dove infatti l’opera non figura.

L’accordo Stato-Regione Sicilia per un commissario di governo

«Abbiamo chiesto allo Stato che sia la Regione Sicilia e non l’Anas ad attuare l’opera», spiega l’assessore alle Infrastrutture della Regione Sicilia Marco Falcone.

Come è noto, il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, imputa all’Anas, innumerevoli ritardi e inefficienze nella gestione ordinaria e straordinaria della rete stradale dell’Isola. La Sicilia ha pertanto un’idea diversa dalla soluzione Anas.

L’idea passa per un accordo “economico-istituzionale” con lo Stato. Quale? Lo spiega sempre l’assessore Falcone: «Abbiamo chiesto che sia il presidente della Regione Siciliana ad attuare l’opera in qualità di commissario di governo. In cambio, la Regione anticipa 387 milioni di euro necessari all’appalto».

Si tratta di risorse aggiuntive rispetto ai 217 milioni di euro che la Regione Sicilia stanzia a fondo perduto come contributo alla realizzazione. Altri 150 milioni li mette lo Stato. I 387 milioni, invece, dovrebbero essere restituiti alla Regione attraverso la reintegrazione di altri definanziamenti attuati dallo Stato su altre poste. «Questa del commissario è una conditio sine qua non: se il governo non nomina il commissario noi non daremo i soldi», sottolinea Falcone.

Cantieri non prima di due anni

Costi e tempi. Complessivamente l’opera ha un costo stimato di 750 milioni circa. Ma si tratta del costo previsto sulla base del progetto definitivo. Una volta completato il progetto esecutivo, il costo finale sarà più alto.

«Si arriverà ad almeno 900 milioni», stima sempre l’assessore Falcone. Anche sui tempi, l’assessore, prevede che i cantieri non apriranno prima di due anni. Il conto è presto fatto: «sei mesi per il progetto esecutivo, due mesi per la sua verifica e validazione, sei mesi per le ottemperanze alle prescrizioni della commissione Via, 4-5 mesi per la gara, due mesi per l’aggiudicazione, due mesi per il contratto e due mesi per l’avvio». Sempre che tutto fili liscio.

Verso la suddivisione in lotti? Ok alla richiesta dell’Ance

Nell’ipotesi della gestione commissariale, non ci sarà una maxi-gara unica ma l’appalto sarà suddiviso in più lotti. La richiesta in questo senso, avanzata dall’Ance, ha incassato la disponibilità della Regione Sicilia.

«Per evitare quello che è successo sulla Agrigento-Palermo, affidato a un contraente generale poi entrato in difficoltà – spiega il presidente dei costruttori dell’Ance della Sicilia, Sandro Cutrone – abbiamo chiesto di frazionare l’appalto in più lotti in modo che se si ferma un lotto per la criticità di una impresa ci sono gli altri che vanno avanti».

Positiva la risposta della Regione: «Siamo d’accordo con la suddivisione dell’appalto in più lotti – conferma Falcone -: la riteniamo una cosa utile perché permetterebbe di affrontare l’opera in maniera più celere; e poi evitiamo di affidarci a una sola azienda». L’idea sarebbe quella di suddividere l’appalto in lotti di circa 100 milioni di euro ciascuno di importo a base d’asta.