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Appalti veloci per i cantieri, limiti all’abuso d’ufficio. E spunta un condono edilizio

(come riportato da Enrico Marro sul Corriere della Sera)

L’emergenza coronavirus ci ha fatto toccare con mano quanto la burocrazia ostacoli l’applicazione dei provvedimenti. E siamo tutti d’accordo che la ripartenza dovrà poggiare su massicci investimenti per piccole e grandi opere: infrastrutture materiali e immateriali.

In questo senso la pandemia e i massicci stanziamenti messi in campo dal governo e dall’Europa possono rappresentare un’occasione unica per ammodernare il Paese e rimettere in moto il sistema economico. A patto però di saperla cogliere.

Ecco perché si attribuisce grande importanza al decreto legge Semplificazioni, la cui bozza è ormai pronta e che potrebbe andare questa settimana o la prossima all’approvazione del Consiglio dei ministri.

Si tratta di una settantina di articoli che affrontano i diversi aspetti del problema, conciliando approcci diversi presenti nella maggioranza: i 5 Stelle che puntavano sul modello Genova dei commissariamenti a raffica, il Pd più prudente e contrario allo smantellamento del codice degli appalti. Alla fine la proposta messa a punto dal governo, tra innovazioni interessanti e riproposizione di vecchi schemi già risultati inutili, potrebbe smuovere le acque.

Tra le novità potenzialmente più capaci di sbloccare la situazione ci sono senza dubbio le norme sulle quali ha insistito il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per il superamento della cosiddetta sindrome della firma, che trattiene i funzionari pubblici dal dare il via libera a qualsiasi opera per il timore di finire sotto inchiesta da parte di qualche Procura della Repubblica sempre pronta a contestare l’abuso d’ufficio, col rischio di dover rispondere anche di danno erariale alla Corte dei Conti.

In questo senso gli articoli della bozza che circoscrivono l’abuso d’ufficio ai casi in cui dalle regole «non residuino margini di discrezionalità» per il funzionario e quelle che limitano la responsabilità erariale ai comportamenti dolosi vanno nella direzione giusta. Così come le norme che velocizzano le procedure in materia di Valutazione di impatto ambientale (Via) e di autorizzazioni da parte degli enti locali. Queste procedure, come ammette lo stesso governo, oggi possono durare anche 10 anni.

Il decreto prevede l’introduzione di poteri sostitutivi del ministero dell’Ambiente, se l’amministrazione competente non provvede, e in ogni caso la fissazione di termini massimi per le autorizzazioni. È prevista inoltre una procedura accelerata per le opere ricomprese nel Programma nazionale Energia e Clima.

Per velocizzare le prime fasi, quelle dell’appalto, il governo propone che, fino al 31 dicembre 2021, si proceda senza gara ma con l’affidamento diretto per le opere fino a 150 mila euro e con la trattativa diretta con almeno 5 operatori per quelle di importo superiore, riservando la gara vera e propria solo a quelle sopra i 5 milioni, ma prevedendo la possibilità di derogare con procedure a trattativa ristretta anche per le opere di rilevanza nazionale individuate con decreto della presidenza del Consiglio.

Per l’attuazione delle stesse non verranno nominati commissari ad hoc (previsti solo per particolari opere di elevata complessità), ma le amministrazioni competenti potranno esercitare poteri straordinari in deroga a ogni disposizione di legge salvo le norme penali. Vengono inoltre semplificate le procedure di certificazione antimafia, prevedendo l’incrocio delle informazioni già presenti nelle banche dati della pubblica amministrazione.

Le intenzioni sono lodevoli. Ma non si possono non ricordare i precedenti tentativi, falliti, di individuare le infrastrutture prioritarie da realizzare (di recente la viceministra dell’Economia, Laura Castelli, ha detto che ci sono ancora 127 miliardi da spendere) così come le vecchie promesse di incrociare le banche dati.

Arriva anche il Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche ferme per carenza di risorse: «Beneficiari del fondo sono le stazioni appaltanti e le somme sono destinate a finanziarie la prosecuzione delle opere necessarie alla realizzazione dell’infrastruttura». Infine, l’articolo 30 della bozza è dedicato alle semplificazioni per la realizzazione della banda larga. Anche qui, non è la prima volta.

Molte norme riguardano l’organizzazione della burocrazia, come quelle che obbligano le amministrazioni pubbliche a favorire lo smart working dei dipendenti: la PA dovrà sviluppare i propri sistemi con modalità idonee a consentire l’accesso da remoto ai propri dipendenti e favorire così il lavoro agile. Novità anche per le autocertificazioni, che potranno essere compilate dagli utenti direttamente attraverso una app da pc o smartphone.

In generale, in tema di identità digitale, domicilio digitale e accesso ai servizi digitali è fatto «obbligo per le amministrazioni di offrire i servizi anche in modalità digitale e su mobile» tramite Spid e Cie (Carta di identità elettronica) e attraverso l’app Io.

Intanto, il coordinatore dei Verdi, Angelo Bonelli, denuncia che il decreto contiene un nuovo condono: «L’articolo 10 consente la sanatoria per gli immobili edificati abusivamente che risulteranno conformi ai piani regolatori alla data di presentazione della domanda.

Una norma furba che consentirà ai Comuni di modificare i piani urbanistici per regolarizzare gli abusivi». Appena appreso della bozza di decreto legge, Cgil, Cisl e Uil che hanno chiesto al governo un incontro da tenersi prima delle decisioni del consiglio dei ministri.